Non c'è pace nel settore delle riparazioni navali del porto di Genova. Eppure si tratta di uno dei settori trainanti dell'economia portuale locale, che ha saputo ben avvalersi delle proprie capacità sia per sfruttare l'aumento del traffico nello scalo genovese, che ha garantito l'arrivo di un maggior numero di navi, che per acquisire contratti non legati alla semplice riparazione delle unità in transito.
Il comparto, ad eccezione dello stabilimento cantieristico di Sestri Ponente, è tutto raccolto nel bacino delle Grazie, all'estremità orientale del porto. Lo ha ricordato oggi il vice presidente di Assindustria, Marco Bisagno, nel corso della conferenza stampa convocata nella sede dell'Associazione degli Industriali della Provincia di Genova per discutere dei piani di sviluppo della cantieristica genovese, di quelli certi e di quelli ventilati. Bisagno ha sottolineato come l'odierna collocazione delle imprese del settore, nonostante sia piuttosto recente, venga nuovamente messa in discussione. Ne hanno infatti parlato i vertici della Regione Liguria. Ma l'argomento non è nuovo, e con una certa ricorrenza viene riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica.
Prima ancora di essere preoccupato delle voci che circolano in città, Bisagno - che è presidente della società cantieristica T.Mariotti - è allarmato dalle indiscrezioni relative all'iter di approvazione del Piano Regolatore Portuale, fermo ancora alla fase di Valutazione d'Impatto Ambientale. Sarebbero stati messi in discussione alcuni tombamenti nel bacino di Sampierdarena, nel bacino di Voltri e in quello delle Grazie.
«Le riparazioni navali - ha detto Bisagno - stanno vivendo un periodo discreto, mentre la cantieristica - soprattutto quella delle navi passeggeri - sta attraversando un momento estremamente favorevole. Cercare ora di mettere in crisi questi meccanismi credo sia follia».
Bisagno ha affermato che gli industriali sono pronti a valutare qualsiasi proposta nel caso vengano individuate attività che, insediate nell'area delle riparazioni, possano garantire migliori ricadute economiche ed occupazionali e che «la soluzione peggiore sia invece quella di continuare ad avere dubbi». Il vice presidente di Assindustria ha ricordato però che l'eventuale trasferimento delle riparazioni navali costerebbe centinaia di miliardi di lire.
Dello stesso avviso Sergio Scarsi, presidente dell'associazione degli operatori del settore, che ha ribadito l'assoluta necessità delle aziende di avere certezze per poter programmare ed investire. Scarsi ha inoltre ricordato come il comparto delle riparazioni navali e della cantieristica sia strategico non solo per il porto, ma per l'intera economia cittadina. I dati elencati dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali - Corrado Cavanna (FIOM), Luigi De Maio (FIM) e Giacomo Aloi (UIL) - lo confermano: si tratta di un settore ad un alto indice di occupazione e manodopera, che ne rappresenta ben il 65% del fatturato.
Trasferimenti a parte, il settore delle riparazioni e costruzioni navali ha però bisogno di spazi. Bisagno ha ribadito che «quello che c'è sul piano regolatore portuale deve essere attuato» e ha giudicato «scandaloso» il fatto che lo Yacht Club Italiano voglia rimanere nella sua sede attuale nel bacino delle Grazie nonostante fosse a suo tempo d'accordo sul suo trasferimento in altra sede.
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