Gli armatori europei hanno chiesto oggi al Parlamento europeo di approvare la direttiva sull'accesso al mercato dei servizi portuali nella votazione prevista il prossimo 11 marzo. L'European Community Shipowners' Association (ECSA), che riunisce le società armatoriali dell'UE e della Norvegia, ha spiegato che «la posizione comune sulla direttiva, che sta ora andando verso la fase di seconda lettura, rappresenta un giusto equilibrio e, sebbene non sia perfetta alla luce dell'indebolimento di alcuni articoli, è considerata dall'industria come un passo nella giusta direzione».
Secondo gli armatori europei, la liberalizzazione dei servizi portuali è indispensabile, soprattutto per lo sviluppo dello short sea shipping. L'associazione, presieduta dall'armatore italiano Emanuele Grimaldi, ha comunque ribadito la sua contrarietà circa la possibile esclusione dei servizi di pilotaggio dall'ambito della direttiva, proprio in considerazione del ruolo chiave che questi rivestono per le attività di short sea shipping: «lo shipping europeo - ha affermato l'ECSA - è perciò deluso dal fatto che alcuni emendamenti votati dal comitato RETT abbiano ulteriormente indebolito la direttiva e la liberalizzazione dei servizi portuali (
inforMARE del
18 febbraio 2002, ndr). Dispiace che il comitato escluda ancora il pilotaggio dall'ambito della direttiva. Gli emendamenti sull'autoproduzione sono difficili da comprendere, in particolare tenendo conto dell'elevato numero di misure di salvaguardia sociale che sono state introdotte nella posizione comune».
L'ECSA ha concluso la sua esortazione odierna raccomandando «che il Parlamento europeo in sessione plenaria dia supporto alla posizione comune e pertanto sostenga la liberalizzazione di tutti i servizi portuali». «Da ciò - ha spiegato l'associazione - trarranno beneficio i traffici europei, l'efficienza e la competitività dei servizi marittimi, lo spostamento modale verso lo short sea shippine e i porti europei».
Anche l'European Sea Ports Organisation (ESPO) ha sollecitato i parlamentari europei ad approvare la direttiva. «Raccomandiamo vivamente i membri del Parlamento europeo - ha affermato il segretario generale dell'associazione, Patrick Verhoeven - a non respingere in blocco la posizione comune del Consiglio, come suggerito da alcune parti. Andrebbe perso, senza alcuna alternativa in cambio, l'importante lavoro svolto negli ultimi due anni sia dal Consiglio che dal Parlamento per rendere la proposta originaria della Commissione uno strumento accettabile per tutti i porti europei».
ESPO ha sottolineato come «la posizione comune sulla direttiva del Consiglio costituisca un passo avanti sostanziale rispetto all'originaria proposta della Commissione». «Molti degli emendamenti adottati la scorsa settimana dal comitato sulle Politiche regionali, il Trasporto e il Turismo - ha spiegato l'associazione - contengono miglioramenti alla posizione comune, ma altri rappresenterebbero un passo indietro notevole rispetto al testo concordato dal Consiglio». Verhoeven ha elencato gli emendamenti visti con favore dall'ESPO, che sono i seguenti:
- «nuova definizione dell'autoproduzione (art. 4, par. 9 / emendamento 13);
- nuovo articolo sulla trasparenza (art. 4a / emendamento 14);
- modifica del criterio di autorizzazione "politica di sviluppo del porto" in "politica e interessi economici del porto e della regione circostante" (art. 6, par.2, (e) / emendamento 18);
- chiarificazione del ruolo dell'autorità competente nel caso in cui un'autorità portuale abbia sia funzioni pubbliche che commerciali (art. 10 / emendamento 25). Il passo 23 - ha però precisato ESPO - dovrebbe tuttavia essere adattato alla nuova formulazione dell'articolo 10;
- modifiche al regime transitorio in merito alla proprietà dei porti (art. 21, par. 2 & 3 / emendamenti 31 and 32);
- modifica dell'articolo sui nuovi porti in merito alla durata massima (art. 22, par. 3 / emendamento 33)».
Inoltre il segretario generale dell'ESPO ha elencato i seguenti emendamenti visti con sfavore dall'associazione:
- «nuova definizione di "beni mobili paragonabili" nel contesto della massima durata (art. 12, par. 2 / emendamento 27);
- esclusione del pilotaggio (art. 14 / emendamento 30 e annesso, punto 1 (a) / emendamento 34);
- estensione dello schema compensativo (art. 9a / emendamento 24);
- visto che il sistema di autorizzazioni è facoltativo (art. 6, par. 1) - ha spiegato l'associazione - le condizioni restrittive di cui all'art. 6, par. 3 (emendamento 20), all'art. 6, par. 5 (emendamento 21) e all'art. 6 par. 6 (emendamento 22) produrrebbero un effetto opposto rispetto a quello sperato. Creerebbero ancor più disparità tra i porti che richiedono autorizzazioni e quelli che non lo fanno e fungerebbero da principale freno nei confronti di quelle autorità che vorrebbero applicare tale sistema;
- sembra essere fuori luogo l'obbligo generalizzato per gli Stati membri a sviluppare "normative" sui requisiti di formazione e sulle qualifiche occupazionali di cui all'art. 13, par. 2 (emendamento 28)».
B.B.