Stamani l'architetto Renzo Piano ha firmato l'atto di donazione al MuMA, Istituzione Musei del Mare e della Navigazione di Genova, dei disegni, delle fotografie e dei modelli relativi al suo progetto di risistemazione del waterfront del capoluogo ligure e del suo porto.
Il progetto è collocato all'ingresso del percorso espositivo del Galata Museo del Mare di Genova. Due giganteschi pannelli contrapposti raffigurano "Genova com'è ora" e la città e il porto trasformato secondo le indicazioni dell'architetto, cioè "Genova come potrebbe essere".
«Il condizionale - ha spiegato Piano - non è usato in senso rinunciatario, ma è dovuto: perché è la città che deve decidere». D'altronde - ha scherzosamente rilevato l'architetto - «il progetto, in questa dimensione fuori dal tempo tipica dei musei, potrebbe restarci per sempre».
Sì «restarci per sempre», perché Piano ha confermato che il prosieguo del progetto non dipende da lui, che la "palla" passa ora alla politica: «non voglio interferire con il lavoro che deve essere fatto dai politici - ha sottolineato - ora c'è un problema di carattere politico, non progettuale». L'architetto non si occuperà più del progetto, ma nemmeno se ne disinteresserà: «se qualcuno ci chiederà di dare una mano - ha proseguito - non ci tireremo indietro».
Renzo Piano, insomma, ritiene concluso il suo lavoro. Ha sottolineato lo sforzo compiuto per calare sulla città e sul porto di Genova quello che aveva inizialmente definito "affresco": «la tecnica dell'affresco - ha spiegato - prevede quello che tecnicamente si chiama il pentimento». Una tecnica che ha consentito modifiche: molti elementi del progetto - ha osservato - «sono stati cambiati, e non poco» e lo si è fatto - ha ribadito - «ascoltando il parere di tutti». «Abbiamo parlato con 30-40 enti e associazioni», ha confermato Marco Manzitti, coordinatore dell'Agenzia per il Waterfront.
In particolare Piano ha evidenziato l'impegno profuso per definire la migliore sistemazione dell'area delle riparazioni navali. Lì opera l'azienda cantieristica T.Mariotti presieduta da Marco Bisagno che, nella veste di presidente di Confindustria Genova, non ha espresso giudizi favorevoli sulla gestione del progetto waterfront lamentando il mancato coinvolgimento degli operatori portuali. Inizialmente - ha ricordato l'architetto - pensavamo che le riparazioni navali potessero andare su un'isola dedicata, un'idea «che poi è risultata fuori scala economicamente e che avrebbe creato ritardi». Meglio quindi lasciare tali attività dove stanno e casomai lavorare al miglioramento dell'area.
Tuttavia - secondo Piano - è necessario fare un repulisti in quell'area, dove - ha detto - «i riparatori navali veri sono 170» rispetto alle oltre mille presenze imprenditoriali censite dall'Autorità Portuale. «I privilegi di pochi - ha accusato l'architetto - possono bloccare la crescita della città».
Ora saranno i politici a dover agire. I frutti di carattere progettuale che scaturiranno da queste decisioni finiranno anch'essi al Galata Museo del Mare: «ci sarà un work in progress - ha spiegato il presidente del MuMA, Maria Paola Profumo - via via saranno esposte le varie realizzazioni». «Non è scritto da nessuna parte - ha rilevato il direttore del MuMA e del Galata, Pierangelo Campodonico - che un museo debba guardare solo all'indietro».
B.B.