- Non si intravede il termine della crisi che pone in grave difficoltà la navalmeccanica mondiale. Il drammatico momento attraversato dal comparto, che deve far fronte ad una riduzione fino al 90% dei nuovi ordini e che continua a registrare una crescita delle cancellazioni delle commesse già in portafoglio, è stato evidenziato nel corso di una riunione del gruppo di lavoro sulla cantieristica navale dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) svoltasi la scorsa settimana a Parigi.
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- «Il recente crollo degli ordini, che è assolutamente senza precedenti - ha rilevato il presidente del gruppo di lavoro, l'ambasciatore norvegese Harald Neple - è stato causato dalla recessione economica, ma c'è voluto un po' di tempo perché l'impatto filtrasse al settore della costruzione navale. Ci sono due motivi perché ciò è avvenuto. In primo luogo la costruzione di navi costituisce un impegno a lungo termine e l'impatto della crisi economica deve farsi strada attraverso la domanda e l'offerta mondiale prima di colpire la programmazione degli ordinativi, facendo sì che la situazione economica non ha un impatto immediato sul settore. In secondo luogo, nell'ultimo decennio la costruzione navale ha registrato un boom di ordini e molti cantieri hanno un consistente portafoglio ordini. Anche se ora i costruttori navali sono sotto la pressione degli acquirenti delle navi affinché gli ordini vengano cancellati o rinviati, gli orderbook hanno attenuato in qualche misura l'impatto immediato della crisi».
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- «Tuttavia - ha proseguito Neple - è di tutta evidenza che negli ultimi sei mesi il settore della costruzione navale non è sfuggito agli effetti della crisi economica. Il Baltic Dry Index, che misura la domanda di capacità per le rinfuse secche ed è un indice indiretto dell'andamento dell'economia globale, nella seconda metà del 2008 è calato drasticamente da un picco di circa 11.000 a meno di 1.000, anche se in qualche misura ha recuperato nella prima metà del 2009, sebbene non sia chiaro se tale ripresa reggerà. Ciò costituisce un forte segnale del fatto che l'offerta di trasporto marittimo supera la domanda e questo, insieme con il notevole quantitativo di ordini già detenuti dai costruttori navali, ha fatto sì che gli ordini per nuove navi si siano di fatto prosciugati».
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- Neple ha ricordato che «i nuovi ordini hanno registrato una flessione dai 2,2 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata (tslc) (un'unità di misura internazionale che offre un parametro comune per riflettere la produzione commerciale dell'attività cantieristica) del terzo trimestre del 2007 ai 12,3 milioni di tslc del terzo trimestre del 2008 ai poco più di un milione di tslc dell'ultimo trimestre del 2008 e del primo trimestre del 2009, un calo di circa il 90% dal valore massimo. In pratica ogni settore economico della navalmeccanica ha sperimentato un calo dei nuovi ordini quasi senza precedenti ed alcuni comparti non hanno registrato assolutamente alcun nuovo ordine negli ultimi dodici mesi. Negli ultimi sei mesi la gamma di nuovi ordini è risultata irregolare, a indicazione di un mercato debole e incerto. Le previsioni sono che ciò proseguirà per un certo tempo».
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- «La Corea, il Giappone e la Cina - ha aggiunto il presidente del Working Party on Shipbuilding (WP6) - continuano ad essere i maggiori costruttori navali e i loro orderbook messi assieme totalizzano circa 151 milioni di tonnellate di stazza lorda compensata alla fine di marzo 2009, oltre l'80% dell'orderbook mondiale complessivo. Ciò, sulla base dei risultati di produzione del 2008, rappresenta circa 48 mesi di attività produttive, ma non è chiaro quanto negativamente questi orderbook subiranno l'impatto delle richieste di cancellazioni o rinvii. È notevole la preoccupazione che l'eccesso di capacità di costruzione navale, che si è già profilato come un problema nonostante i portafogli siano colmi di ordini, ora possa diventare molto più grave, dato che la capacità liberata dal completamento di navi non sarà più assorbita dai nuovi ordini».
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- Sinora l'industria navalmeccanica mondiale è stata lasciata in balìa della crisi. Pochi dei pacchetti di stimolo all'economia adottati dai governi - ha osservato il presidente del gruppo di lavoro dell'OCSE - hanno portato un diretto beneficio al settore della costruzione navale e sinora il sostegno al settore navalmeccanico è stato in gran parte limitato ad accrescere la liquidità attraverso prestiti e fornendo garanzie al fine di consentire agli acquirenti di finanziare gli ordini e ai cantieri navali di finanziare le nuove costruzioni, «con l'obiettivo - ha spiegato - di ridurre al minimo i fallimenti tra le società che non sono in grado di far fronte all'effetto combinato della riduzione del capitale e della liquidità e del crollo degli ordini».
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- «I rapporti sulle misure di sostegno a beneficio della costruzione navale - ha precisato Neple - indicano che finora i governi hanno in gran parte evitato di fornire aiuti diretti o indiretti alle loro industrie. Invece hanno preferito iniettare liquidità nel mercato cantieristico e fornire garanzie per agevolare il completamento di contratti di nuove costruzioni». «Anche se, date le circostante - ha rilevato - un qualche aiuto governativo era comprensibile, visto in particolare il sostegno offerto ad altri settori dell'economia, i partecipanti alla riunione hanno convenuto sul fatto che gli interventi governativi possono avere conseguenze indesiderate sui mercati e che le misure per assistere le industrie devono essere trasparenti, temporanee e in armonia con la World Trade Organization, al fine di ridurre al minimo le distorsioni sul commercio e gli investimenti».
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- Il gruppo di lavoro, infatti, ha sottolineato come tale situazione non debba essere ulteriormente aggravata da misure protezionistiche o da misure che alterino il mercato della costruzione navale ed ha evidenziato la necessità di compiere sforzi per riavviare le trattative per un accordo sulla costruzione navale. «Ci sono state - ha confermato Neple - sollecitazioni per la rapida ripresa dei negoziati in sede OCSE volti ad un accordo sulla costruzione navale che disciplini ulteriormente le sovvenzioni e altre misure di sostegno e le pratiche di alterazione del mercato. Questi negoziati, che coinvolgono economie sia dell'OCSE che non OCSE, sono stati sospesi nel 2005».
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