- Stamani il Comitato dei Familiari delle Vittime del naufragio del traghetto Al Salam Boccaccio 98, avvenuto il 2 febbraio 2006 nel Mar Rosso (inforMARE del 3 febbraio 2006), ha depositato presso il tribunale di Genova un atto di citazione nei confronti della società di classificazione RINA Spa (Registro Italiano Navale). L'affondamento - ha ricordato il team di avvocati a cui il Comitato ha affidato l'iniziativa legale - ha causato la morte di 1.097 persone e all'incidente sono sopravvissuti solo 364 passeggeri e 24 membri dell'equipaggio.
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- Secondo il consorzio internazionale di difensori sono due ambiti in cui la condotta della società di classificazione italiana sarebbe stata negligente: la stabilità navale e la sicurezza della navigazione. In particolare, asseriscono gli avvocati, «la nave Al Salam Boccaccio 98 era intrinsecamente insicura, mal progettata ed equipaggiata soprattutto a partire dalle modifiche strutturali a cui era stata sottoposta nel corso degli anni 1990-1991; inoltre «la società armatrice, il gestore, il comandante e l'intero equipaggio erano affetti da un alto grado di inadeguatezza e disponevano di capacità, organizzazione e mezzi insufficienti a garantire la sicurezza del servizio di trasporto passeggeri» e, pertanto, «se fosse stato imposto il rispetto delle prescrizioni dell'International Safety Management (ISM) Code non si sarebbe dovuto permettere loro di operare il servizio».
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- Il procedimento giudiziario svoltosi in Egitto per accertare le responsabilità dell'incidente si è concluso lo scorso anno con la condanna in sede di appello a sette anni di carcere dell'armatore ed ex parlamentare egiziano Mamduh Ismail, che però si è reso contumace, e con le condanne di altri dirigenti della società armatrice El Salam Maritime Transport Co.
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- Con la causa civile attivata oggi in Italia il Comitato chiede il risarcimento dei danni il cui valore è stato quantificato in oltre cento milioni di euro. Secondo il consorzio di avvocati, il RINA «avrebbe dovuto ammettere alla navigazione il traghetto solo dopo essersi accertato del rispetto concreto delle convenzioni internazionali e dei criteri di prudenza sul profilo del controllo della nave da parte di equipaggio e gestore, e ciò, comunque, solo dopo l'adozione di precisi adempimenti di carattere tecnico nella struttura del traghetto per quanto concerne la stabilità, ivi comprese ad esempio l'apposizione di griglie di grandi dimensioni per consentire il deflusso dell'acqua sugli ombrinali». Nella notte tra il 2 e 3 febbraio 2006 sull'Al Salam Boccaccio 98, partito da Dhiba, in Arabia Saudita, e diretto a Safaga, in Egitto, si sviluppò un incendio e per spegnere le fiamme venne immessa una rilevante quantità di acqua nel garage. Nella ricostruzione del naufragio il collegio di difensori afferma che erano funzionanti solo quattro dei tredici ombrinali, cioè i collettori predisposti per scaricare l'acqua dal ponte garage, e che l'eccesso di acqua causò lo sbandamento della nave sul lato di dritta e infine il suo rovesciamento. Gli avvocati sostengono che l'adozione di griglie a protezione degli ombrinali, che - ha ammesso uno dei legali - è stata resa obbligatoria solo di recente, avrebbe impedito a materiali e a prodotti della combustione generati dall'incendio di ostruire questi collettori.
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- Il RINA nega ogni addebito: «nessuna delle vertenze giudiziarie avviate in Egitto, né l'inchiesta condotta dallo Stato di bandiera della nave (Panama) - ha replicato in una nota l'amministratore delegato della società di classificazione italiana, Ugo Salerno - avevano rilevato elementi riconducibili al RINA tra le varie cause del sinistro. Il RINA inoltre non è stato coinvolto nel procedimento penale avviato dal tribunale egiziano di Safaga, che pure ha portato alla condanna di diversi soggetti dopo un percorso conclusosi davanti alla locale Corte di Cassazione».
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- Salerno ha manifestato il proprio dispiacimento per dover tornare «su una vicenda così dolorosa come quella dell'incidente dell'Al Salam Boccaccio che ha comportato tante vittime verso le quali dovremmo tutti avere il massimo rispetto» ed ha espresso stupore per l'azione avviata dal gruppo di studi legali consorziati nei confronti della società di classificazione. «Sebbene il RINA avesse classificato la nave - ha precisato Salerno - il certificato di sicurezza passeggeri era stato rilasciato da una società panamense incaricata dall'Autorità di bandiera (il Panama Shipping Register, ndr). Ciononostante il RINA si era immediatamente messo a disposizione delle diverse autorità incaricate delle indagini, fornendo contributi per l'accertamento dei fatti. In particolare, nell'ambito degli accertamenti disposti dalla Commissione Europea, il RINA ha fornito la documentazione completa relativa alla vicenda all'EMSA (European Maritime Safety Agency), che non ha riscontrato alcuna irregolarità».
- Ricordando che «la quasi totalità delle famiglie delle vittime del sinistro è stata da tempo risarcita dall'armatore della nave e dai suoi assicuratori nell'ambito di una rigorosa procedura svoltasi sotto il controllo delle autorità egiziane», Salerno ha affermato che «non è quindi chiara la finalità che si intende perseguire con l'azione annunciata nei confronti del RINA, i cui contorni rimangono allo stato alquanto oscuri. Non può infatti non sollevare perplessità - ha concluso - il fatto che una tale iniziativa sia stata pubblicizzata attraverso organi di stampa ancora prima di essere comunicata ai controinteressati e alle competenti sedi giudiziarie».
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- Il Comitato dei familiari delle vittime del naufragio, che è costituito da 968 persone in gran parte congiunti di 150 passeggeri deceduti nell'incidente, è difeso da un consorzio di studi legali coordinato dallo Studio Associatio Ambrosio & Commodo di Torino e composto da legali selezionati in Egitto (Yasser Fathy Mahmoud), Francia (Jean-Pierre Bellecave), Spagna (Carlos Villacorta), Regno Unito (Nigel Taylor) e Stati Uniti (Robert L. Lieff).
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