- In occasione della chiusura della Campagna Mare 2012 “Per un Mediterraneo di qualità” e della partenza odierna da Trieste della regata “L'Italia in Barca a Vela: il Mare che Unisce”, il WWF ha presentato al governo e alle autorità competenti una serie di proposte per ridurre i rischi per l'ambiente e la sicurezza causati dalla navigazione nel Mar Mediterraneo. Le undici proposte sono incluse nel nuovo dossier dal titolo “Teniamo la rotta! Tutela dell'ambiente marino e navigazione marittima” e .
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- «Il WWF Italia - ha dichiarato il presidente del WWF Italia, Stefano Leoni - si augura che il cosiddetto decreto “Antinchini” emanato lo scorso marzo a seguito dell'incidente all'Isola del Giglio, nel cuore del Santuario dei Cetacei, sia solo il “giro di boa” dell'azione del governo per garantire rotte sicure di navigazione compatibili con la tutela dell'ambiente marino, delle specie che lo abitano e dei passeggeri che lo attraversano. Un obiettivo perseguibile anche mediante la piena applicazione della ricca normativa nazionale e internazionale già disponibile e il rafforzamento degli accordi tra gli Stati costieri».
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- «Oltre a regole e norme più stringenti per rotte sicure - ha proseguito il responsabile Mare del WWF Italia, Marco Costantini - la tutela dell'ambiente marino va perseguita garantendo la sostenibilità di tutti i trasporti marittimi, a cominciare dai porti e dalle infrastrutture connesse, dove le navi effettuano ad esempio attività quali il conferimento dei rifiuti o il rifornimento di carburante, fino alla costruzione di navi ecocompatibili e tecnologicamente all'avanguardia, grazie anche a interventi di messa in efficienza energetica, così da ridurre le emissioni inquinanti».
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- Il WWF Italia ha ricordato che nei 2,5 milioni di chilometri quadrati del Mar Mediterraneo transita annualmente un traffico di merci di 3,6 miliardi di tonnellate (il dato è del 2010, anno in cui si registrò un +5,6% sull'anno precedente), che ogni giorno arrivano nel Mediterraneo nove milioni di barili di petrolio greggio, pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui la metà scaricati nei soli porti italiani (14 gli scali petroliferi, di cui Genova, Trieste e Venezia quelli principali; nove le raffinerie sulla costa: Marghera, Falconara, Taranto, Livorno, Augusta, Priolo, Milazzo, Sarroch e Gela) e che dal 1985 al 2010 si sono verificati nel Mediterraneo ben 27 incidenti per uno sversamento complessivo di 270.000 tonnellate di idrocarburi. Ed è l'Italia - ha precisato l'associazione ambientalista - ad avere il primato del greggio versato nei principali incidenti che si sono succeduti in 25 anni: sono 162.200 le tonnellate che sono state sversate nelle acque territoriali italiane (si ricordi che nel 1991 nel Mar Ligure affondò la petroliera Haven, che costituisce il più grave indicente mai avvenuto nel Mediterraneo, che ha causato uno sversamento in mare di circa 140.000 tonnellate di petrolio), seguite dalle quasi 50.000 della Turchia e dalle 29.000 del Libano .
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- Insieme alla rete di merci e idrocarburi trasportati - ha rilevato WWF Italia - vanno considerate le infrastrutture connesse: 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche per una movimentazione complessiva di 2.000 traghetti, 1.500 cargo, 300 navi cisterna e centinaia di imbarcazioni commerciali per un totale di 200.000 transiti ogni anno.
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- Tra le aree marine ad elevato rischio per l'ambiente WWF Italia ha evidenziato il caso della Laguna di Venezia, definita una “rotta di cristallo” che annualmente è attraversata da 1.217 petroliere, di cui la metà superiore a 40.000 tonnellate, e - ha sottolineato l'organizzazione ambientalista - «uno sversamento da incidente nel Canale Petroli raggiungerebbe in 90 ore Venezia e Chioggia, con danni irreparabili ai monumenti e all'ambiente». A ciò si aggiungono 30.000 passaggi ogni giorno nella città veneziana di barche, di cui il 97% a motore con produzione di moto ondoso. WWF Italia ha evidenziato anche il rilevante aumento del traffico crocieristico in Laguna, dove nel 2010 sono transitate 629 navi da crociera per 1.617.011 passeggeri complessivi, 385 traghetti (357.813 passeggeri), 412 aliscafi (100.351 passeggeri) per un totale complessivo di 1.426 approdi e 2.075.175 passeggeri. WWF Italia non ha inserito la Laguna di Venezia nelle proposte rivolte alle istituzioni, ma ha ricordato che la questione delle grandi navi in Laguna potrebbe essere inserita nella proposta di Legge Speciale per Venezia presentata lo scorso 9 luglio alla Commissione Ambiente al Senato, che trasferisce esclusivamente al Comune di Venezia la competenza sul bacino di San Marco e sul Canale della Giudecca.
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- Le undici proposte del WWF:
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- Istituire zone off-limits per le navi. Negoziare l'istituzione permanente di zone vietate alla navigazione, istituite ai sensi della normativa nazionale ed internazionale , in luoghi, al di fuori dalle Aree marine protette, in cui la biodiversità e il capitale naturale sono più preziosi. L'istituzione di aree off-limits. da individuare e realizzare nelle acque territoriali del nostro Paese non solo sulla carta ma in modo concreto ed operativo potrebbe ridurre sensibilmente i rischi per l'ambiente legati al traffico marittimo.
- Primo semaforo rosso sul Santuario dei Cetacei. Il Santuario delle Pelagos, potrebbe in questo senso rappresentare un'area dove iniziare ad individuare tali zone . Le intenzioni che hanno sotteso alla sua istituzione, infatti, non sono poi state seguite da una reale identificazione delle misure di protezione necessarie. Al momento l'unico divieto effettivamente operativo nell'atto istitutivo del Santuario dei cetacei è quello relativo alle gare offshore e non esistono altre interdizioni rivolte alla pesca o al trasporto marittimo. Sarebbe dunque necessario, da un lato, rendere operativa la “cabina di regia” internazionale istituita ma ancora non in grado di garantire la gestione efficace del Santuario e il rispetto degli obiettivi stabiliti, dall'altro, prevedere una modifica dell'atto istitutivo o una integrazione dello stesso così da identificare in modo chiaro e puntuale i divieti e le prescrizioni necessarie per il raggiungimento dell'obiettivo di tutela.
- Rafforzare gli accordi con Francia e Spagna. Perfezionare gli accordi con Francia e Spagna relativi alla Zona di Protezione Ecologica (ZPE) del Mediterraneo nord-occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno, istituita dal nostro Paese con DPR 17/12/2011 n. 293, rendendo effettive le misure di protezione previste, sino ad una distanza di 200 miglia dalle linee di base della costa italiana, riguardanti a) la prevenzione i tutti i tipi di inquinamento da navi e a piattaforma off-shore, anche provocati da navi battenti bandiera o persone straniere; b) la protezione dell'ambiente e della biodiversità; c) la protezione del patrimonio culturale rinvenuto sui fondali.
- Regole più severe per lo Stretto di Bonifacio. Stabilire regole più restrittive anche per la navigazione nello stretto di Bonifacio, designata Area Marina particolarmente Sensibile (PSSA) dall'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) nel 2011, e ad oggi tutelata, nonostante che navigarvi sia pericoloso, solo da un pilotaggio "raccomandato" per le navi con carichi pericolosi.
- Network di riserve marine. Per preservare la biodiversità marina e mantenere vitali le funzioni ecologiche di mari ed oceani è necessario creare una rete di riserve marine funzionante, che consenta di tutelare i punti più sensibili e ricchi di biodiversità dei nostri mari. A questo proposito il WWF in collaborazione con il Ministro dell'Ambiente, ha predisposto nell'ultimo anno per le aree marine protette nazionali, dei piani di gestione standardizzati, caratterizzati da strategie e obiettivi ad hoc. Il network di aree marine protette così creato, verrebbe dotato così di un sistema di gestione efficace ed efficiente per garantire la conservazione della biodiversità .
- Navi ecocompatibili e taglia-emissioni. Sensibilizzare l'industria cantieristica italiana a promuovere e costruire navi ecocompatibili e tecnologicamente all'avanguardia, anche in occasione dell'introduzione da parte dell'IMO dell'indice di progetto dell'efficienza energetica (Energy Efficiency Design Index - EEDI) che regola le emissioni navali per la salvaguardia dell'ambiente. La sensibilizzazione, rivolta alle società armatrici, alle istituzioni politiche e finanziarie dovrà avere come obiettivo il rinnovo della flotta.
- Armatori ed equipaggi a scuola di sicurezza. Chiedere che gli armatori organizzino corsi di formazione periodici e permanenti per gli ufficiali e gli equipaggi sulla normativa internazionale, comunitaria e nazionale in materia di prevenzione dell'inquinamento e di sicurezza nel trasporto via mare di idrocarburi e sostanze pericolose, di gestione dei rifiuti e delle acque di zavorra e di sentina e per il rispetto rigoroso dei divieti e delle ordinanze riguardanti la sicurezza della navigazione e la protezione dell'ecosistema marino.
- Garantire responsabilità in caso di sversamenti. PE Dare piena e corretta applicazione alla Legge 979/82 ed in particolare all'art. 20 riguardante la responsabilità estesa del comandante nonché del proprietario o dell'armatore, in caso di sversamenti di idrocarburi o altre sostanze nocive in mare. Prevedere inoltre l'emanazione di una Circolare interpretativa interministeriale (Trasporti e Ambiente) che chiarisca le disposizioni in merito alla responsabilità estesa così come prevista nell'art. 20 della Legge 979/82. Si auspica, in ogni caso, un pronto, specifico intervento del legislatore anche in campo penale al fine di disincentivare, quanto più possibile, gli armatori ed i comandanti delle navi dal mancato rispetto sia delle norme di sicurezza che di quelle di precauzione e rispetto per l'ambiente A questo proposito sarebbe necessaria anche una riforma del Codice Penale per l'introduzione di un Titolo dedicato ai “Delitti contro l'Ambiente”. nel quale ricomprendere, tra l'altro, anche il disastro ambientale e l'inquinamento ambientale.
- Salvare la flotta “antinquinamento”. Garantire a partire al 2013 e negli anni successivi i fondi (insufficienti a partire al nuovo anno) per il mantenimento e il rinnovo della convenzione che garantisce l'operatività della flotta per il pronto intervento sull'inquinamento marino da idrocarburi e per l'attività di vigilanza ambientale in alto mare delle Capitanerie i porto
- Uno spread sul rispetto delle regole. Sostenere ed appoggiare un nuovo pacchetto di misure europee (Erika IV) che contenga elementi di novità, fra cui la costituzione di un Fondo Europeo per elevare gli standard di sicurezza e migliorare il monitoraggio delle rotte e la nascita di una sorta di rating garantito dalle amministrazioni pubbliche che dia garanzie sul rispetto delle regole a parte delle società di navigazione.
- Più regole in acque internazionali. Dare piena e corretta applicazione alla Convenzione UNCLOS: gli Stati devono essere ritenuti responsabili nei confronti della comunità internazionale per il modo in cui operano in acque internazionali in relazione ai loro propri diritti e competenze.
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