- Di un governo come quello attuale italiano si possono dire tante cose, forse tutto e il contrario di tutto. Una cosa sembra essere l'unica certa dell'esecutivo in carica da tre mesi: essere contro. Essere contro qualcosa o contro qualcuno è il collante che pare tenere assieme i partner della coalizione, Movimento 5 Stelle e Lega Nord. Il primo, nato come organizzazione di denuncia del malaffare della politica italiana, ora da Palazzo Chigi continua a puntare il dito per incolpare. Il secondo, fondato per salvaguardare gli interessi delle regioni del nord Italia e - passando per la richiesta di una forma federalista di governo - giunto ad ipotizzare la scissione del Paese, sembra ora avere ampliato il raggio entro cui stanno i “buoni” avendo adottato un approccio definito sovranista, in base al quale i “cattivi” stanno oltre i confini nazionali.
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- Appare evidente che i partner della coalizione di governo abbiano più punti in comune quando si affrontano temi internazionali, là dove per tutti e due ci sono cattivi a bizzeffe (globalizzazione, Unione Europea, migranti) piuttosto che questioni nostrane, dove si fa fatica a distinguere i malvagi dagli onesti (finanza pubblica, nazionalizzazioni, infrastrutture, ambiente).
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- Forse per questo c'è chi definisce ondivago, o peggio isterico, l'approccio del governo rispetto alle questioni nazionali. Una di queste, quella del transito delle grandi navi da crociera nella Laguna di Venezia, è stata affrontata anche dai precedenti governi. Ora che è il turno dell'esecutivo formalmente rappresentato dal primo ministro Giuseppe Conte e concretamente guidato dai vicepresidenti del Consiglio dei ministri, Luigi Di Maio (M5S) e Matteo Salvini (Lega), l'attuale titolare del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il pentastellato Danilo Toninelli, è riuscito a scontentare un po' tutti: prima ipotizzando l'approdo delle grandi navi passeggeri a Marghera, suscitando la reazione dei comitati locali che si oppongono al loro ingresso in Laguna, poi prospettando una progressiva esclusione di queste imbarcazioni dal perimetro lagunare, allarmando gli operatori del settore crocieristico e turistico.
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- Sinora sugli avvenimenti più recenti, come il crollo del viadotto autostradale Morandi a Genova, è stato evitato un confronto diretto tra i due partner della coalizione governativa. Così è avvenuto anche per la questione delle grandi navi a Venezia, con Salvini che ieri a Venezia, in occasione della firma di un protocollo di legalità per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta con il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha affermato la necessità che Venezia venga messa in sicurezza rispetto al transito delle grandi navi, ma ciò senza porre a rischio l'occupazione e il giro d'affari generato dal turismo.
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- Un'affermazione che è bastata alla federazione degli agenti marittimi italiani quale rassicurazione contro l'allontanamento delle grandi compagnie crocieristiche da Venezia. Secondo Federagenti, infatti, è «positivo che il governo manifesti con forza l'intenzione di occuparsi del caso Venezia nella ricerca di una soluzione che compenetri le esigenze di tutela della città con quelle di una filiera che garantisce occupazione a oltre 4.000 addetti, occupazione, come sottolineato dal vice-premier Matteo Salvini - evidenzia la federazione in una nota- che non può essere persa e che comunque rappresenta la chiave di volta del mercato crocieristico in tutta la portualità dell'alto Adriatico».
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- Secondo Federagenti, inoltre, «dalla lettura della nota del MIT e delle parole del ministro Toninelli arrivano indicazioni che riconfermano, se necessario, che il traffico crocieristico può essere gestito nella Laguna di Venezia grazie a impatti ambientali marginali anche in termini di moto ondoso e di sicurezza della navigazione; per contro l'allarme sull'impatto turistico è, numeri alla mano, infondato: i crocieristi rappresentano, infatti, una percentuale inferiore al 5% del totale dei turisti che invadono ogni anno Venezia».
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- Alessandro Santi, presidente dell'Associazione Agenti Raccomandatari e Mediatori Marittimi del Veneto, ha percepito la posizione dell'attuale governo sulle grandi navi a Venezia come una svolta: «l'attenzione - ha affermato - si è spostata dall'analisi dell'impatto tecnico, ambientale e di sicurezza della navigazione alla sostenibilità turistica che, secondo il Ministero, sarebbe la vera motivazione per bandire le grandi navi da crociera da Venezia, restringendo ulteriormente le modalità di accesso alla stazione marittima della città. E ciò per noi è in definitiva un segnale positivo, perché siamo in grado, dati alla mano, di rassicurare il ministero che il traffico dei crocieristi incide meno del 5% sul totale dei turisti (30 milioni di visitatori all'anno) che invadono quotidianamente la città e peraltro con capacità di spesa superiori alla media».
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- «Per contro - ha aggiunto Santi - un'ipotesi folle di azzeramento delle crociere su Venezia rischia di innescare un effetto domino devastante con la perdita di più di 4.000 posti di lavoro nella sola città di Venezia, ma anche con effetti paralleli sugli altri porti dell'alto Adriatico, considerando che la reale motivazione per cui le grandi compagnie da crociera lo risalgono ha un nome preciso: Venezia».
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- Secondo gli agenti marittimi, quindi, «proprio alla luce delle ultime indicazioni del Ministero, che ha sgombrato il campo da falsi miti sull'impatto ambientale, sulla sicurezza e sul moto ondoso, è ora indispensabile la messa a punto di un piano Venezia che contenga indicazioni precise sulla conservazione del traffico crocieristico in città».
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- «Venezia, è il caso di ricordarlo - ha commentato il presidente nazionale di Federagenti, Gian Enzo Duci - trae la sua ragione storica di esistere dal fatto di essersi sviluppata come una città porto, come un emporio delle genti. Negare l'esistenza di questo codice genetico portuale e marittimo, significa condannare la città a un ruolo passivo di città museo».
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- Una città porto, un emporio delle genti, che - forse sì (Salvini) o forse no (Di Maio/Toninelli) - il governo potrebbe continuare a mantenere aperta all'approdo delle navi da crociera. L'unica cosa certa è che l'approdo sarà vietato a quelle navi, come l'Aquarius con i suoi migranti, che volessero prolungare la loro “crociera” sino alla Laguna.
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- Bruno Bellio
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