- La Clean Arctic Alliance, associazione formata da organizzazioni non-profit il cui obiettivo è che venga vietato l'uso dell'heavy fuel oil come combustibile navale nelle acque dell'Artico, ha sollecitato le compagnie petrolifere a prendere atto che alcune loro nuove miscele di combustibili marittimi a basso contenuto di zolfo preparate e commercializzate per conformarsi ai nuovi standard introdotti dall'International Maritime Organization (IMO), in base ai quali dallo scorso primo gennaio il limite massimo del tenore di zolfo nei carburanti navali deve essere dello 0,50% rispetto al precedente 3,50%, porteranno ad un aumento delle emissioni di black carbon, componente del particolato fine che Clean Arctic Alliance denuncia essere un super inquinante che accelera in maniera rilevante lo scioglimento dei ghiacci artici.
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- «Se l'International Maritime Organization non assume misure immediate - ha spiegato Sian Prior, lead advisor di Clean Arctic Alliance - l'uso da parte del settore dello shipping di VLSFO, l'olio combustibile a bassissimo tenore di zolfo introdotto per rispettare il limite di tenore di zolfo del 2020, porterà ad un massiccio aumento delle emissioni di carbonio nero e ciò accelererà lo scioglimento del ghiaccio marino artico e avrà anche un impatto notevole sul clima della terra».
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- La Clean Arctic Alliance ha anticipato che un documento depositato dalla Germania e dalla Finlandia presso il sottocomitato Pollution Prevention and Response del Marine Environment Protection Committee (MEPC) dell'IMO in vista della prossima riunione dell'organismo che si terrà dal 17 al 21 febbraio evidenzia che queste nuove miscele di combustibili contengono elevati livelli di composti aromatici che, una volta bruciati, determinano un aumento delle emissioni di black carbon rispetto a combustibili più pesanti e ai distillati marini. Il documento - ha precisato la Clean Arctic Alliance - afferma che i risultati “indicano chiaramente che le nuove miscele di carburanti marini con un contenuto di zolfo dello 0,50% possono contenere una rilevante percentuale di composti aromatici che hanno un impatto diretto sulle emissioni di black carbon” e “hanno dimostrato che la combustione di fuel con un più elevato contenuto aromatico emette concentrazioni più elevate di black carbon”.
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- La Clean Arctic Alliance ha inviato una lettera alle associazioni che rappresentano l'industria petrolifera e le aziende del settore denunciando questo problema e chiedendo spiegazioni. «Ci sono - ha specificato John Maggs, senior policy advisor di Seas at Risk, organizzazione ambientalista che aderisce all'alleanza - una serie di domande a cui rispondere su come questi combustibili “Frankestein” super inquinanti siano potuti arrivare sul mercato. Si stenta a credere - ha sottolineato Maggs - che nel bel mezzo di una crisi climatica globale l'industria dei combustibili marini possa aver sviluppato questi VLSFO senza conoscere il loro effetto sulle emissioni di black carbon e sul clima, in particolare quello dell'Artico, soprattutto perché l'IMO ha speso quasi un decennio a valutare come ridurre le emissioni di carbonio nero prodotte dal trasporto marittimo».
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- La richiesta di spiegazioni è stata raccolta da The African Refiners & Distributors Association (ARA), International Association of Classification Societies (IACS), International Bunker Industry Association (IBIA), International Council on Combustion Engines (CIMAC), Institute of Marine Engineering, Science and Technology (IMarEST), IPIECA, Japan Petroleum Energy Center (JPEC), Oil Companies International Marine Forum (OCIMF) e The Royal Institution of Naval Architects (RINA). Queste associazioni hanno inviato una lettera aperta alla dottoressa Prior della Clean Arctic Alliance rassicurandola innanzitutto sul fatto che le organizzazioni firmatarie della missiva supportano in pieno i programmi di riduzione delle emissioni e di decarbonizzazione dell'IMO e ricordando che hanno lavorato sodo presso l'International Maritime Organization per ridurre l'impatto dello shipping sull'ambiente.
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- Venendo al punto, le associazioni che rappresentano operatori del settore della produzione, commercializzazione e distribuzione di combustibili marini, hanno spiegato che le aziende del settore si aspettavano che i combustibili con un tenore di zolfo dello 0,50% avessero una maggiore tendenza ad essere più paraffinici che aromatici. «Le informazioni disponibili a partire dall'introduzione del limite di zolfo dello 0,50% del primo gennaio 2020 - hanno precisato - indicano che in generale le nostre aspettative erano corrette». «Per concludere - hanno replicato alla Prior - concordiamo pienamente sul fatto che tutte le comunicazioni relative al black carbon, inclusa la comunicazione congiunta di Finlandia e Germania all'IMO datata prima dell'introduzione del limite dello zolfo dello 0,50%, dovrebbero essere esaminate in modo serio ed approfondito dalla comunità internazionale dei fornitori di fuel oil e dello shipping. Il prossimo sottocomitato Pollution Prevention and Response dell'IMO sarà la sede più efficace per portare avanti questo dibattito. Da parte nostra non sarebbe appropriato anticipare le conclusioni di tale discussione».
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