Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
15:45 GMT+1
Automazione portuale? Non è tutto oro ciò che luccica, dice l'International Transport Forum
Non si tratta solo di costi sociali, che già farebbero pendere l'ago della bilancia a favore del lavoro portuale
8 ottobre 2021
In un momento come quello attuale, caratterizzato da una catena logistica containerizzata posta sotto estrema pressione dalle conseguenze che la pandemia di Covid-19 ha avuto e sta ancora avendo sugli scambi commerciali mondiali, chi pensa che una maggiore automazione dei container terminal portuali avrebbe potuto e potrebbe avere l'effetto di allentare questa tensione si sbaglia.
«L'automazione portuale non è la bacchetta magica per attività portuali più efficienti». Lo conclude lo studio sull'automazione dei porti container presentato oggi dall'International Transport Forum (ITF) spiegando che l'automazione dei container terminal non ha questo effetto risolutivo e «soprattutto non per i porti che si trovano a far fronte ad enormi picchi e cali di carico di lavoro dovuti a navi più grandi». Sulla base di quanto si afferma nel rapporto dell'ITF, neppure le autorità portuali e i terminalisti portuali ritengono che l'automazione possa avere il potere di incrementare l'efficienza della loro attività: «pochissimi porti - osserva lo studio - hanno introdotto estensivamente l'automazione, probabilmente perché ci sono poche prove che nella pratica l'automazione aumenti la produttività o riduca i costi di movimentazione nei porti soggetti a carichi di lavoro fluttuanti».
Differente, invece, il discorso se l'automazione è introdotta in quei terminal portuali - pochi, sembra, data la ciclicità di questa tipologia del flusso di traffico - che movimentano volumi di traffico più costanti: «in circostanze specifiche, come i grandi terminal con flussi di container vincolati e costanti - spiega il rapporto - l'automazione del terminal può costituire un intervento efficace sotto il profilo dei costi. Può essere conveniente - precisa lo studio - anche in caso di carenza di manodopera».
Un disincentivo all'automazione dei terminal portuali - secondo lo studio dell'ITF - è rappresentato anche dall'evoluzione del mercato del trasporto marittimo containerizzato. «Il consolidamento nel trasporto containerizzato e la stretta collaborazione tra le compagnie di navigazione containerizzate tramite alleanze e consorzi - osserva il documento - hanno aumentato il potere contrattuale delle compagnie di navigazione containerizzate sui porti. Questo rafforzamento del potere contrattuale ha reso i flussi di container verso la maggior parte dei porti meno vincolati e i terminal hanno meno probabilità di beneficiare dall'automazione».
L'analisi dell'ITF evidenzia inoltre che «l'introduzione dell'automazione spesso sfocia in conflitti sociali, soprattutto quando c'è poco dialogo tra i rappresentanti dei datori di lavoro e dei dipendenti o quando i costi e i benefici dei progetti di automazione non sono chiaramente espressi». Lo studio si sofferma anche sui costi sociali dell'automazione sottolineando che spesso sono ignorati. Sono costi - chiarisce il documento - che «includono gli oneri sociali, in caso di licenziamento, e la perdita di gettito fiscale, quando i lavoratori portuali vengono rimpiazzati da macchine. La maggior parte delle persone - osserva lo studio - percepisce un reddito dal lavoro e generalmente i gettiti delle imposte sul reddito delle persone fisiche sono maggiori rispetto a quelli delle imposte sulle società. Pertanto, in molti casi, il gettito fiscale delle persone perduto a causa della sostituzione di un lavoratore con una macchina non è compensato da maggiori entrate dalle tasse sulle imprese. Ci possono essere entrate fiscali aggiuntive relative ai profitti generati dalla produzione di sistemi automatizzati, ma queste sono generate nelle nazioni in cui vengono prodotti, che sovente non sono quelle in cui il lavoratore viene sostituito dalla macchina». Lo studio avverte che «i costi sociali dell'automazione verranno ovviamente ignorati dalle parti interessate che ne beneficiano, ma dovrebbero essere presi in considerazione dai governi nelle loro decisioni sull'automazione portuale. Ciò potrebbe essere facilitato assicurandosi che le valutazioni ex ante dei progetti di automazione portuale tengano sempre costo di questi costi sociali. Discutere dei costi sociali come parte integrante della discussione politica sull'automazione portuale - esorta l'ITF- dovrebbe diventare la prassi consueta».
Essendo i terminal portuali automatizzati non particolarmente adatti alla volatilità dei flussi di traffico, mentre - sottolinea lo studio - il lavoro lo è, il rapporto dell'ITF raccomanda ai decisori politici di concentrarsi maggiormente su accordi di lavoro flessibili, flessibilità - spiega il documento - che è richiesta per far fronte a picchi e cali di attività determinati sia appunto dalla maggiore volatilità dei flussi di traffico che dall'impiego di navi di maggiore capacità. A tale riguardo il documento fa espresso riferimento ai pool di manodopera per la fornitura di lavoro portuale.
Infine lo studio raccomanda di identificare meglio i costi e benefici dei progetti di automazione portuale, facilitando in tal modo il dibattito informato e migliorando la costruzione del consenso, e di stimolare la cooperazione tra datori di lavoro e lavoratori, dialogo sociale che dovrebbe discutere gli sviluppi del trasporto containerizzato - come il gigantismo navale e il consolidamento del settore - che hanno un impatto sulle opportunità di automazione.
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore