L'attività del porto di Gioia Tauro ruota attorno al traffico dei container, oltre che a quello di automobili. Traffici che potrebbero essere pregiudicati, almeno parzialmente, dalla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Un segnale di preoccupazione circa questa possibilità è stato inviato nei giorni scorsi dal presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, che è dirigente della Mediterranean Shipping Company (MSC), il gruppo armatoriale che attraverso la Terminal Investment Limited gestisce il Medcenter Container Terminal, l'unico grande terminal per contenitori dello scalo portuale calabrese. Merlo aveva avvertito della necessità che il Ponte sullo Stretto abbia un'altezza sul livello del mare tale da consentire il transito di navi di grandi dimensioni ( del 23 febbraio 2023). Lo specifico decreto per riattivare la procedura di realizzazione del ponte è stato approvato lo scorso 16 marzo dal Consiglio dei ministri e, secondo i più recenti dati confermati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il progetto tecnico prevederebbe 65 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi, altezza non ritenuta sufficiente da Federlogistica. A chi gli ha fatto notare queste preoccupazioni, lunedì il vice ministro del MIT, Edoardo Rixi, ha tagliato corto affermando che lo Stretto di Messina non è l'unico accesso marittimo al Mar Tirreno e ha evidenziato, pur riferendo dati inesatti, che altri ponti nella regione presentano altezze inferiori ( del 4 aprile 2023). Come dire, il progetto è fatto e resta così com'è. Se le navi più grandi, ad esempio quelle provenienti dal canale di Suez, vogliono entrare nel Mar Tirreno - è il sottinteso - possono passare attraverso il Canale di Sicilia. Ora tale soluzione, che già ha allarmato MSC probabilmente del tutto contraria a che le proprie portacontainer debbano compiere il periplo della Sicilia per giungere nel porto di Gioia Tauro, ha certo destato anche la preoccupazione dei vertici dell'Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, che gestisce lo scalo portuale calabrese. Un'inquietudine che riguarda non solo il futuro del traffico dei contenitori e delle auto nel porto di Gioia Tauro, ma anche di quelle attività che sono legate al flusso di navi che arrivano e partono dallo scalo. Tra queste, quella di riparazione e manutenzione delle navi che scalano il porto calabrese. Relativamente a questo tipo d'attività l'Autorità di Sistema Portuale ha evidenziato le ottime performance ottenute dalla napoletana La Nuova Meccanica Navale, operativa nel porto di Gioia Tauro dal 2022, che da gennaio a dicembre scorsi ha portato a termine 72 commesse che hanno generato oltre 14.500 ore/uomo di lavoro, di cui il 32% operato con personale interno all'azienda, mentre la rimanente parte con forza lavoro locale. L'AdSP ha specificato che, in termini percentuali, il 67% di questi lavori sono stati incentrati su attività di carpenteria, il 12% su lavori meccanici, il 9% per risolvere emergenze meccaniche, mentre la rimanente parte ha offerto servizio di pitturazione (5%), coibentazione (3%) e lavori vari (4%). «Si tratta, quindi - ha evidenziato l'ente portuale - di un'attività destinata a crescere che, stando ai volumi in continua crescita, potrebbe generare una presenza costante della società La Nuova Meccanica Navale a Gioia Tauro. Impegnata in un piano di sviluppo graduale e cadenzato, offrirebbe un portafoglio ampio di lavorazioni. Tra queste, quelle di manutenzione a più ampio raggio che, per difficoltà logistiche, al momento non vengono effettuate ma che, grazie ad una presenza costante di La Nuova Meccanica Navale, verrebbero così implementate e organizzate». Sempre che, verrebbe da aggiungere interpretando i timori di MSC, il nuovo Ponte sullo Stretto di Messina non pregiudichi lo svolgimento e la crescita del traffico navale nel porto di Gioia Tauro.
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