È l'amministrazione centrale o sono quelle regionali, oppure sono entrambe, a poter legiferare in materia di utilizzo delle aree portuali? Una questione che più volte si è posta in Italia dove negli ultimi anni, a seguito della riforma introdotta nel 2001 del Titolo V della Costituzione, il ruolo delle istituzioni regionali si è rafforzato, ma è ancora più sentita in Spagna dove le comunità autonome dispongono di rilevanti competenze che talvolta entrano in conflitto con quelle del governo nazionale. Anche in Spagna tali conflitti sono risolti dalla Corte Costituzionale.
Così è stato ieri quando la plenaria della Corte Costituzionale della Spagna, accogliendo parzialmente il ricorso di incostituzionalità presentato dal presidente del governo, ha bocciato un regolamento della Generalitat Valenciana che impone di distanziare di un chilometro i serbatoi contenenti carburanti rispetto ai centri abitati. La sentenza, di cui è stato relatore il presidente Cándido Conde-Pumpido Tourón, è stata approvata all'unanimità.
In particolare, la sezione del provvedimento della Comunità Valenciana impugnata, ovvero l'articolo 173 della legge 7/2021 del 29 dicembre scorso, stabilisce una distanza minima di sicurezza di 1.000 metri rispetto ai terreni classificati come residenziali, scolastici o sanitari, e ad uso terziario speciale, per autorizzare la realizzazione di serbatoi di stoccaggio di prodotti petroliferi di oltre 5.000 metri cubi situati all'interno del compendio portuale. Nello specifico, l'Avvocatura di Stato ritiene che il precetto impugnato, per il suo carattere indifferenziato quanto al suo ambito di applicazione - porti demaniali e porti regionali -, interferisca nell'esercizio dei poteri statali in ordine alla determinazione dell'area di servizio, attraverso la corrispondente Delimitazione di Spazi e Usi Portuali (DEUP), nei porti di interesse generale ubicati nel territorio della Comunità Valenciana Autonoma.
Illustrando la sentenza, la Corte Costituzionale ha specificato che questa affronta, in primo luogo, la delimitazione del contenzioso giurisdizionale, sottolineando che il precetto censurato non attua, come sostiene la Generalitat Valenciana, una disciplina che incida materialmente in materia di sicurezza sul lavoro, stante il carattere spiccatamente territoriale e urbanistico delle prescrizioni che contiene. Poi la sentenza prende in esame la dottrina costituzionale sui porti di interesse generale al fine di precisare le funzioni della nozione di “interesse generale” quale criterio per delimitare l'ambito della competenza statale in materia portuale e modulare la competenza regionale in materia di gestione del territorio e urbanistica e, in quest'ultimo caso, come criterio di prevalenza per la risoluzione dei conflitti di interesse.
La sentenza stabilisce che la sezione censurata disciplina effettivamente l'intervento di un'autonomia rispetto ad una decisione statale - l'elaborazione e l'approvazione del DEUP - e lo fa con tale intensità da implicare il prevalere del criterio autonomo in un modo che deve ritenersi contrario all'ordine costituzionale di ripartizione dei poteri, il che - ha spiegato la Corte Costituzionale - ha indotto ad accogliere il ricorso per incostituzionalità.