Le attuali norme europee per l'abbattimento delle emissioni di
CO2 prodotte dalle navi della stazza lorda di almeno 400 tonnellate
mentre sono all'ormeggio nei porti dell'UE consentiranno di ridurle
solo fino al 24%. Lo evidenzia un working paper dell'International
Council on Clean Transportation (ICCT), l'organizzazione
indipendente non-profit il cui obiettivo è promuovere il
miglioramento delle performance ambientali del settore dei
trasporti.
Lo studio, realizzato dalle ricercatrici dell'ICCT Liudmila
Osipova e Camilla Carraro, analizza il ruolo che gli impianti di
cold-ironing per la fornitura di energia dalla rete elettrica di
terra alle navi che sono all'ormeggio nei porti ha nell'ambito della
decarbonizzazione del trasporto marittimo promossa dall'Unione
Europea, che è basata su due norme recentemente adottate: il
regolamento FuelEU Maritime e il regolamento sull'infrastruttura per
i combustibili alternativi (AFIR). Il primo prevede che dal primo
gennaio 2030 le navi portacontainer e passeggeri (incluse quelle da
crociera) della stazza lorda di almeno 5.000 tonnellate debbano
collegarsi all'energia elettrica da terra nei principali porti
dell'UE che fanno parte della rete transeuropea dei trasporti TEN
-T, mentre l'AFIR mira a regolamentare l'approvvigionamento
energetico da terra e incentivare lo sviluppo delle infrastrutture
nei porti TEN-T.
Ai fini dello studio, è stato preso in considerazione il
fabbisogno energetico delle navi che hanno attraccato in 489 porti
dell'UE nel 2019 e l'infrastruttura elettrica di cold-ironing
installata nei porti dell'UE, e calcola le installazioni aggiuntive
necessarie per raggiungere gli obiettivi previsti dalle normative.
Inoltre lo studio stima le emissioni di CO2 prodotte dalle navi
ormeggiate nei porti dell'UE e valuta l'efficacia delle normative
proposte nel ridurle.
In particolare, sono state prese in considerazione le circa
15.700 navi che nel 2019 hanno sostato più di due ore nei 489
principali porti dell'UE richiedendo quasi 5,9 terawattora di
energia; quasi il 70% di questa domanda energetica proveniva dai
porti della rete TEN-T. Lo studio evidenzia che i tipi di navi che
consumano più energia sono le tanker, le navi passeggeri e le
navi da crociera (67% della domanda totale di energia all'ormeggio),
che contribuiscono anche in modo determinante alle emissioni di CO2
all'ormeggio. Nel 2019 metà dell'energia consumata dalle navi
all'ormeggio nei porti dell'UE era generata da unità navali
nei porti di Italia, Spagna e Francia e attribuibili principalmente
alle navi da crociera che, quanto ad ulteriori installazioni di
impianti di cold-ironing necessarie per ridurre le emissioni -
osserva la ricerca - in queste tre nazioni rappresenterebbe il
59%-63% del totale.
Osservando che attualmente sono 51 i porti in 15 Stati membri
dell'UE a disporre di infrastrutture di cold-ironing che forniscono
309 MW di energia, di cui 283 MW destinati a navi portacontainer,
passeggeri e da crociera, lo studio stima che l'UE debba triplicare
o quadruplicare la propria potenza costiera installata entro il 2030
per soddisfare le attuali ambizioni del regolamento FuelEU Maritime
e dell'AFIR.
L'analisi dimostra i limiti delle attuali normative europee in
termini di emissioni di CO2, che possono essere utilizzate anche
come indicatore per valutare il potenziale di riduzione
dell'inquinamento atmosferico nei porti. Secondo lo studio,
l'attuale livello di ambizioni del regolamento FuelEU Maritime e
dell'AFIR porterà appunto a ridurre solo del 24% le emissioni
annuali prodotte dalle navi all'ormeggio nei porti UE, stimate pari
a 4,37 milioni di tonnellate di CO2 nel 2019. Lo studio suggerisce
misure politiche per ridurre le emissioni di CO2 e soddisfare le
ambizioni normative dell'UE.