- Conferenza MESEURO
- Bruxelles
- 25 gennaio 2012
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- Intervento del
Presidente dell'Associazione dei Porti
Italiani (Assoporti) Francesco Nerli-
- Signor Vice Presidente Tajani, On.le Pittella, On.le Mauro,
rappresentanti della Commissione Europea, delle forze politiche e
delle istituzioni, del mondo associativo e delle imprese; cari
colleghi, desidero innanzitutto ringraziare MESEURO per l'invito
rivolto all'Associazione dei Porti Italiani che rappresento, per
l'opportunità di presentare a così alto livello alcuni
spunti di riflessione, proposte ed elementi che la portualità
italiana ritiene importanti, e alcuni prioritari, nel prosieguo
dell'iter di revisione degli orientamenti sullo sviluppo delle reti
TEN-T e sul Regolamento “Connecting Europe Facility”.
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- Non è superfluo rammentare, innanzitutto, alcuni dati che
aiutano a comprendere cosa rappresenti il sistema portuale italiano
per l'Europa. Basti segnalare che nel 2010 in Europa il 74% delle
importazioni ed il 77% delle esportazioni è avvenuto per via
marittima, per un totale di quasi 1,6 miliardi di tonnellate di
merci. L'Italia ha contribuito significativamente a questo
interscambio, risultando, anche in questo periodo di crisi, al 1°
posto in Europa per importazioni e al 3° posto per esportazioni
via mare: nel traffico marittimo passeggeri l'Italia è al 1°
posto. Da un punto di vista economico il sistema portuale italiano,
oltreché comparto economico in se, è un complesso di
imprese e soggetti che generano ricchezza ed occupazione diretta. Su
questo punto, per estrema sintesi, ricordiamo che il PIL generato
dal sistema marittimo nazionale, con 39,5 miliardi di Euro,
costituisce circa il 2,6% del totale nazionale e impiega oltre
213.000 unità di lavoro dirette.
- A questa breve premessa è opportuno aggiungerne un'altra
riguardante specificatamente la rete TEN-T. La rete, originariamente
concepita in funzione e con una forte finalizzazione interna
all'Unione (nonché con una considerevole prevalenza della
modalità ferroviaria), in virtù del mutato scenario
economico a scala globale, deve essere rivista guardando in
particolar modo l'interscambio tra l'Unione Europea e il resto del
mondo a partire dall'Estremo Oriente, i versanti Africani ed
Asiatici del Mediterraneo nonché il bacino del Mar Nero,
l'America Latina (Brasile in particolare), l'India, l'Africa
australe e l'emisfero sud in genere.
- In sintesi, deve essere una rete costituita da nodi e corridoi
che collegano l'Unione Europea alle aree di maggior sviluppo
potenziale (e previsto).
- Tutto ciò, naturalmente, non deve far perdere di vista
altri aspetti. La revisione deve cioè costituire occasione
per:
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un riequilibrio infrastrutturale tra le diverse regioni dell'Unione
per favorire gli obiettivi del Trattato di coesione economica e
sociale;
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una redistribuzione dei flussi di traffico verso le aree
sottoutilizzate per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato di tutti
territori Europei;
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la “decarbonizzazione” dei trasporti.
- Quest'ultima, in particolare, costituisce obiettivo prioritario
che, a nostro avviso, deve essere perseguito per la riduzione delle
emissioni nocive e al contempo deve essere volto ad un “disegno”
della rete TEN-T che tenga conto dell'esigenza di riduzione delle
percorrenze lungo le rotte marittime da e per l'Europa.
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- Una revisione che, pertanto, deve riconoscere un ruolo centrale
ai porti sia in quanto nodi di transito dell'interscambio tra
l'Unione Europea ed i resto del mondo sia in quanto infrastrutture
indispensabili per il trasporto marittimo in funzione alternativa
alle modalità terrestri, più impattanti. Ma anche una
revisione che non può limitarsi ad individuare singoli nuovi
nodi e tratte cui attribuire il riconoscimento di “valore
Europeo”, bensì una revisione intesa a riconoscere
rilievo ad una logica di rete effettiva, fatta di molteplici nodi
legati adeguatamente, sul versante terrestre, a tratte stradali e
ferroviarie (anzitutto).
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- La proposta della Commissione, ci spiace dirlo, invece individua
nodi e collegamenti concentrati nelle aree che già oggi sono
maggiormente infrastrutturate, di fatto marginalizzando le regioni
periferiche (in questo senso è difficile condividere la
proposta della Commissione Europea che, con le scelte che propone
per i porti, quasi esclude completamente dalla rete “centrale”
regioni come la Sicilia – con la sola eccezione di Palermo - e
la Sardegna, a discapito non solo di queste regioni, ma di tutto il
mezzogiorno d'Italia). Inoltre, la proposta non sembra valorizzare
appieno l'area Mediterranea che, invece, rappresenta uno snodo
cruciale per la crescita economica dell'Unione Europea. In questo
ambito la posizione geografica dell'Italia, inserita nel cuore del
Mediterraneo, assume un ruolo chiave nel garantire il collegamento e
le interconnessioni infrastrutturali necessarie per sostenere e
potenziare la crescita, l'occupazione e la competitività
dell'Unione.
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- Crediamo pertanto indispensabile che il sistema portuale
italiano per la sua giusta valorizzazione nell'ambito delle
future TEN-T debba essere rappresentato con l'inserimento dei porti
italiani sede di Autorità Portuale nella rete “centrale”.
L'insieme dei porti amministrati dalle Autorità Portuali, i
maggiori per volumi di traffico, dotazioni infrastrutturali,
capacità di generare ricchezza ed occupazione, nel complesso
offrono l'intero ventaglio di funzioni: per i mercati di consumo
(grandi agglomerati urbani); per le imprese di produzione (di base e
di prodotti finiti); per l'approvvigionamento delle materie prime
energetiche e per la logistica dei prodotti energetici; a servizio
dei collegamenti marittimi di breve e medio raggio (nazionali,
intracomunitari ed inframediterranei) alternativi a quelli
esclusivamente terrestri; per la continuità territoriale
delle aree insulari; per il turismo. Senza dimenticare quegli scali
che svolgono un rilevante ruolo di distribuzione/concentrazione dei
traffici marittimi oceanici nell'area mediterranea (transhipment).
- Nel contesto di una rete “Europea”, se adeguatamente
interconnessi con le infrastrutture lineari di rete (ferrovie
anzitutto) dalle caratteristiche fisiche e dagli standard di
servizio elevati, i nostri porti potranno potenziare e, laddove
necessario/possibile, differenziare le proprie funzioni, ampliare i
propri bacini di riferimento e sviluppare le strutture di servizio,
con benefici di carattere economico, ambientale e sociale per
l'Italia nonché per l'Europa.
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- In questo senso sottolineiamo che la rete TEN-T è
strumento in mano all'Unione Europea ai fini del perseguimento di
uno degli obiettivi primari dell'Unione stessa, la coesione
economica e sociale. Non costituisce, pertanto, obiettivo fine a
stesso delegabile per intero ai singoli Stati Membri.
- In particolare, tenuto conto della conformazione fisica del
nostro Paese, oltre che ad una maggiore attenzione della Commissione
Europea alle aree insulari, chiediamo che si preveda espressamente
di integrare la futura rete “centrale” con i corridoi
ferroviari Tirrenico e Adriatico e con tutti i porti sede di
Autorità Portuale che insistono su questi corridoi. Infatti
entrambi i corridoi sono indispensabili per la gestione dei flussi
di traffico merci in entrata e in uscita sulla direttrice nord-sud e
per un duraturo e solido sviluppo delle Autostrade del Mare
(nazionali, europee e mediterranee). Tale soluzione, integrata con
la realizzazione degli opportuni collegamenti ferroviari tra i porti
e quei corridoi, consentirebbe di sfruttare appieno la capacità
e le potenzialità della rete ferroviaria esistente, e sarebbe
di elevato valore aggiunto strategico perché darebbe la
possibilità di una maggiore efficienza e distribuzione dei
traffici su un numero maggiore di porti.
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- A sostegno di questa esigenza si è espresso anche il
Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano in risposta
ad una interrogazione alla Camera dei Deputati il 10 gennaio scorso.
In quell'occasione il Ministro, oltre a confermare l'assoluta
necessità dell'Italia di inserire alcuni porti nel corridoio
Helsinki-Valletta (Palermo e Catania) – proposta che riteniamo
non solo condivisibile ma doverosa - ha anche confermato che nella
visione e nella proposta italiana (che chiediamo sia sostenuta con
forza) tale corridoio si estende a sud-est con la diramazione che da
Napoli raggiunge Bari e Taranto. In questo senso si è
espressa anche la Camera dei Deputati che, con l'approvazione della
mozione Vannucci, impegna il Governo ad intervenire presso le
competenti sedi UE ai fini del completamento del Corridoio
Baltico-Adriatico verso sud, lungo la costa Adriatica, comprendendo
anche i porti di quel versante più a sud rispetto a quelli
considerati dall'ipotizzato corridoio Baltico-Adriatico.
- A nostro avviso la visione di rete che pensiamo, impone di
considerare "Autostrade del Mare" i collegamenti marittimi
tra tutti i porti delle future reti TEN-T indipendentemente dallo
Stato Membro di appartenenza. Così come sono da considerare
“Autostrade del Mare” i collegamenti marittimi tra i
porti delle reti TEN-T e quelli dei Paesi vicini extra UE - tra cui
quelli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo; tali
collegamenti, quindi tutti i porti ad essi funzionali, nodi di
collegamento tra l'Europa ed i Paesi vicini, meritano la stessa
considerazione dei punti di frontiera terrestri.
- Riteniamo inoltre che nelle future reti TEN-T sia espressamente
prevista l'eleggibilità al contributo finanziario UE dei
progetti ferroviari interni agli ambiti portuali, come pure che i
sistemi di ”Port Community Systems" siano ricompresi nei
sistemi ITS.
- Per concludere, richiamiamo l'attenzione sul fatto che la
programmazione e la pianificazione delle infrastrutture a nostro
avviso deve rimanere prioritariamente in capo agli Stati Membri,
seppur nel quadro delineato a livello Europeo, ciò tanto più
considerato il modesto impegno finanziario dell'UE.
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Crediamo comunque necessario che l'Unione Europea rafforzi il suo
impegno sia incrementando le risorse, sia predisponendo strumenti
finanziari adeguati, ad esempio gli Euro Bond o Project Bond, che
tra l'altro, sarebbero anche determinanti per rafforzare la solidità
della moneta unica davanti ai mercati finanziari, e consideriamo
anche giusta l'ipotesi di escludere dal “patto di stabilità”
le risorse pubbliche destinate alla realizzazione dei progetti
TEN-T.
- Infine, riteniamo che le partnership pubblico-private debbano
essere promosse ed agevolate in quanto potranno costituire strumento
primario per l'accesso di capitali privati ad integrazione delle
scarse risorse pubbliche disponibili per la realizzazione di quanto
necessario allo sviluppo ed alla crescita economica. Ciò
comunque nell'ambito delle finalità di coesione economica e
sociale che rimane obiettivo primario del settore pubblico.
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