Una visita alle strutture portuali della città di Genova ha concluso ieri i lavori della prima edizione dell'"European Logistic Forum '97". Un'edizione che ha messo a confronto e a fatto il punto sullo sviluppo dei differenti sistemi logistici europei, con particolare attenzione per quello italiano, ma anche per altre esperienze mondiali, prima fra tutte quella - all'avanguardia - degli Stati Uniti.
Se la prima giornata, giovedì 18, è stata dedicata ad una analisi della situazione della logistica in Italia, introdotta e sviluppata dal ministro dei Trasporti Claudio Burlando (inforMARE del 18 settembre), venerdì Michael L. Jenkins - presidente dell'American Warehouse Association e della Canadian Association of Warehousing and Distribution Services - ha parlato di quanto avviene oltre oceano.
Negli Stati Uniti i comparti del trasporto sono già ora efficacemente coordinati in una rete logistica; nonostante questo avanzato grado di integrazione sono comunque previsti ancora notevoli margini di sviluppo.
Le cifre esposte da Jenkins sottolineano d'altronde la rilevanza del fenomeno: l'attività logistica produce infatti negli Stati Uniti l'11 per cento del prodotto interno lordo, per un giro d'affari che nel '95 ha registrato 750 miliardi di dollari di fatturato al netto delle attività svolte per conto delle autorità governative o di altre istituzioni pubbliche. Un sistema logistico che è diventato uno dei più importanti produttori di posti di lavoro statunitensi.
Molto differente la situazione italiana tratteggiata nella stessa mattinata da Gianni Scerni, presidente della Camera di Commercio di Genova, e da Sebastiano Gattorno, presidente della sezione marittima della stessa Camera e presidente della Società Genovese Finanziaria (SGF), la holding finanziaria che controlla società attive nella logistica multimodale integrata.
Scerni si è soffermato sulla situazione genovese, auspicando che l'attività portuale trovi le condizioni utili sia per diventare stabilmente il porto di riferimento per i traffici che transitano nell'area mediterranea, sia per dotarsi di un sistema logistico che lo leghi in maniera efficace con i mercati europei.
E' importante per Genova, ha affermato il presidente della Camera di Commercio, che tutto l'arco portuale - commerciale e turistico - entri a far parte di un sistema logistico e che le zone retroportuali di Sampierdarena e di Cornigliano - ora soggette a un processo di riqualificazione - possano svolgere un ruolo di supporto alle attività portuali (inforMARE del 16 settembre) e di collegamento tra Genova e i mercati europei.
Si tratta di attivare interventi infrastrutturali e operare delle scelte strategiche che, ha proseguito Gattorno, sono indispensabili per rendere competitivo il sistema dei trasporti italiano.
E' quindi il governo, ha sottolineato il presidente di SGF, che deve provvedere in tempi brevi alla riqualificazione di alcuni comparti del trasporto, a cominciare da quello portuale e ferroviario, lasciando da parte ogni forma di assistenzialismo. L'autorità pubblica deve soprattutto garantire, anche con la definizione di precisi processi di privatizzazione, condizioni di maggiore competitività per questi settori.
La logistica invece, ha proseguito Gattorno, non ha mai ricevuto alcuna attenzione da parte pubblica, tanto che il legislatore non si è neppure preoccupato di definire una forma di contratto per questo settore. Un contratto che ora, ha detto il presidente di SGF, è in via di preparazione in un centro studi di cui fa parte l'avvocato Emilio Fadda e che potrà almeno fornire utili indicazioni al parlamento.
La giornata di sabato, dedicata invece al trasporto via container, è stata introdotta dal presidente dell'Autorità Portuale di Genova Giuliano Gallanti che ha rimarcato la forte differenza tra il sostegno pubblico fornito ai porti europei e quello di cui dispongono gli scali italiani.
Per far fronte alla concorrenza nordeuropea è necessario inoltre secondo Gallanti sviluppare un sistema portuale sudeuropeo integrato e l'incontro che i responsabili dei porti di Barcellona, Genova e Marsiglia avranno nei prossimi giorni con il commissario dei Trasporti dell'UE Neil Kinnock costituisce un importante passo in questa direzione.
Fabio Capocaccia, segretario generale dell'Autorità Portuale genovese, ha sostenuto la crescente importanza assunta dai porti mediterranei con alcune cifre: il porto di Genova è passato in quattro anni dal diciottesimo al settimo posto nella classifica europea. Nel primo semestre di quest'anno inoltre il traffico nei porti mediterranei ha raggiunto la quota del 32 per cento, contro il 24 del 1993. Un apporto significativo a questa crescita è stato dato dai porti italiani che hanno raddoppiato la quantità di traffico passando dal 6,5 al 13,3 per cento.
Uno scenario complessivo del traffico commerciale via container è stato offerto poi dagli interventi di Daniel Koheler dell'università di Haifa, di Chris Bourne, presidente della Mitsui OSK Lines per l'Europa, e da Emanuele Grimaldi, presidente della Commissione Navigazione Internazionale di Confitarma (Confederazione Italiana Armatori).
Koheler ha ricordato la crescita progressiva della capacità di trasporto delle navi portacontainer, passata da una media di 700 teu nel 1968 agli attuali 6.418, dovuta alla sempre più stringente esigenza di abbattere il costo di trasporto unitario per teu. Una tendenza destinata a durare visto che sono già in progetto navi in grado di trasportare 8.000 teu (inforMARE del 15 luglio, notiziario C.I.S.Co. marzo 97: " Il successo delle post-Panamax") e, per il 2010, sono previste addirittura navi da 13.000 teu.
La capacità complessiva delle 1930 portacontainer in navigazione nel mondo all'inizio di quest'anno era di 3,1 milioni di teu e si accrescerà nei prossimi anni, con le navi in via di consegna, di 903.000 teu.
La via al gigantismo dovrebbe, secondo Bourne, avvantaggiare Genova, il solo porto mediterraneo in grado di accogliere con strutture portuali efficienti queste navi.
Un altro fenomeno recente - manifestatosi con evidenza quest'anno - è costituito, ha aggiunto Grimaldi, dal moltiplicarsi di operazioni di fusione e di acquisizione tra i grandi gruppi armatoriali mondiali. Si tratta di un altro passo alla ricerca del contenimento dei costi ottenuto tramite la centralizzazione delle funzioni dei gruppi coinvolti in queste iniziative: un processo che probabilmente ridurrà il numero dei vettori globali operanti nel settore, dagli attuali 20 a 12. |
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