I protagonisti della lenta ma progressiva liberalizzazione dei traffici marittimi tra Cina e Stati Uniti devono affrontare un nuovo impegno: a giugno del prossimo anno scadrà infatti l'accordo bilaterale che i due Paesi hanno faticosamente concordato in questi mesi. La volontà di incrementare gli scambi e di aprire altri scali al reciproco traffico mercantile è stata espressa, pur con cautela, da ambo le parti.
A conclusione dei negoziati intercorsi quest'anno, prima a giugno a Pechino e poi a Washington dal 3 al 12 dicembre, il segretario al Trasporto americano Rodney Slater ha affermato che sono stati rinnovati gli sforzi per sviluppare le relazioni con la Cina. Rapporti che però - si è affrettato ad aggiungere - "sono basati strettamente sul principio di reciprocità". Come dire che si andrà avanti un passo alla volta, come è stato sino ad ora, e che si valuterà attentamente ogni mossa della controparte.
In vista della scadenza di giugno, e per trovare nuove e più fruttuose intese, sono in programma già dall'inizio del prossimo anno altri incontri tra le due delegazioni.
Gli americani premono soprattutto per una maggiore autonomia del loro business in Cina: apertura degli scali, ma anche possibilità di gestire in prima persona attività portuali come quella terminalistica. Sempre - dicono da Washington - nel pieno rispetto del principio di reciprocità, visto che all'armamento e all'industria marittima cinese non sono impedite queste pratiche negli Stati Uniti.
Affermazioni, se non fuori luogo, quanto meno inopportune vista l'attuale irritazione del governo cinese per il recentissimo veto dell'amministrazione americana alla costruzione di un container terminal da 200 milioni di dollari nel porto di Long Beach, in California. Realizzazione di un impianto, progettato dalla compagnia armatrice pubblica cinese China Ocean Shipping Co. (COSCO), che aveva ottenuto alternativamente pareri negativi e favorevoli da parte di ente portuale, tribunali, corti federali e rami del parlamento statunitense (inforMARE dell'1, 12 e 28 maggio, 27 settembre e 7 novembre). Un'impasse che aveva indotto la COSCO a chiedere un risarcimento (si era parlato di 30 milioni di dollari) per le perdite subite e per il danno arrecato all'immagine aziendale.
Tutte premesse che non depongono a favore di un rapido raggiungimento di nuovi accordi.
Gli Stati Uniti confidano comunque nell'interesse cinese per la revoca delle restrizioni e del controllo tariffario imposto dal Controlled Carrier Act della Federal Maritime Commission (FMC) americana. In base a quanto stabilito dallo Shipping Act del 1984 infatti, la commissione governativa deve accertare che le tariffe offerte dai controlled carrier, cioè dai vettori controllati dalle amministrazioni pubbliche, siano compatibili con quelle praticate dalla diretta concorrenza. La sezione 9 dello Shipping Act recita "nessun controlled carrier può mantenere tariffe e costi che siano al di sotto di un livello adeguato e ragionevole". Livello tariffario che la commissione, a cui le compagnie hanno l'obbligo di depositare i prezzi praticati, valuta appunto rispetto a quello di vettori con caratteristiche e traffici simili.
D'altra parte proprio molte categorie dello shipping statunitense, tra cui armatori ed enti portuali, premono affinchè la riforma dello Shipping Act del 1984 e l'iter parlamentare della proposta di legge dell'Ocean Shipping Reform Act 1997 siano condotti nel più breve tempo possibile (inforMARE del 9 gennaio, 28 marzo e 8 maggio).
La fiducia americana è anche figlia dei successi ottenuti nel corso delle trattative per scongiurare la 'guerra dei porti' tra Stati Uniti e Giappone. L'intesa raggiunta dai due Paesi nell'ottobre scorso dopo mesi di scontri, con la concessione all'armamento statunitense di condizioni più favorevoli nei porti giapponesi, induce ottimismo anche per i negoziati con la Cina. John E. Graykowski, che è a capo della delegazione americana, confida proprio nella capacità diplomatica del suo team.Intanto nei prossimi giorni dovrà vedersela con i rappresentanti dello shipping brasiliano sempre in tema di restrizione dei traffici, provvedimenti adottati questa volta dalla nazione sudamericana.
Bruno Bellio
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