Nella scorsa estate il mondo marittimo occidentale era stato messo a soqquadro dalla notizia che il governo di Pechino aveva proibito lo scalo in alcuni porti nazionali alle navi di tre compagnie di navigazione - Compagnie Maritime d'Affretement (CMA), Norasia e Maersk - colpevoli di non aver formulato una regolare domanda che le autorizzasse a tanto. La compagnia francese e quella svizzera avevano regolato rapidamente la loro posizione, quella danese con qualche ritardo, e le acque si erano placate. Ora la seconda, e ben più fredda doccia 'cinese': le autorità di Pechino hanno stabilito che le compagnie di navigazione occidentali le cui navi scalano i porti di Shanghai, Zhenjiang e Jiangsu depositino il loro tariffario alla Borsa marittima di Shanghai, che ha iniziato ad operare meno di due mesi fa' (Shanghai Shipping Exchange, un'istituzione che funziona come il Baltic Exchange di Londra e che è posta sotto la sorveglianza del ministero delle Comunicazioni e della municipalità di Shanghai).Otto delle dieci compagnie di navigazione che sono tenute a farlo hanno depositato il tariffario, mentre le americane American President Lines e Sea-Land nicchiano, ma è evidente che dovranno far buon viso a cattiva sorte. La potente National Industrial Transportation League (NITL), l'organizzazione dei caricatori americani che riesce sovente anche a determinare l'orientamento della politica governativa nel settore dei trasporti, ha chiesto formalmente che il governo di Washington protesti contro la creazione della Borsa marittima di Shanghai. L'obbligo di deposito delle tariffe di trasporto marittimo non riguarda ancora la corrente di traffico Cina-Usa, ma la NITL afferma di prevedere tutte le conseguenze negative che colpiranno le compagnie di navigazione occidentali impegnate nei trasporti con la Cina quando il provvedimento sarà globale e verranno istituiti organismi simili, com'è nei progetti delle autorità cinesi, anche a Guangzhou, a Wuhan e a Tianjin.. E il primo e più sensibile danno deriverà dal fatto che una società concorrente, la China Ocean Shipping Company (Cosco), che occupa la quarta posizione nella graduatoria mondiale delle flotte di navi container ma che è destinata in breve tempo a risalire ancora qualche gradino, conoscerà con precisione i noli proposti dalle compagnie concorrenti.
La protesta sarebbe motivata se... la NITL non dimenticasse che gli Stati Uniti con lo Shipping Act del 1984, poi colpito dalla politica di deregulation,, hanno effettuato uno stretto controllo sui trasporti marittimi internazionali con l'obbligo di deposito da parte delle compagnie di navigazione delle tariffe alla Federal Maritime Commission (FMC) e pesanti sanzioni contro quelle che stipulavano contratti "riservati" con i caricatori. Il provvedimento cinese ricalca semplicemente quello vigente per un decennio negli Usa, provvedimento molto criticato ma mai intaccato dalle proteste delle compagnie non americane.
STEFANO BELLIO |
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