
Se Ruote Libere attribuisce al governo la responsabilità
dell'aumento dei pedaggi autostradali che grava sugli
autotrasportatori
(
del
30
dicembre 2025), l'associazione sindacale Trasportounito la
imputa ai recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale e
dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti, con la prima che
ha dichiarato costituzionalmente illegittime le disposizioni del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che hanno rinviato i
termini per l'adeguamento dei pedaggi autostradali per gli anni
2020, 2021, 2022 e 2023, in attesa dell'aggiornamento dei piani
economici finanziari dei concessionari autostradali, e con la
seconda che ha deliberato l'aggiornamento delle tariffe.
Per il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo, è
«facile deliberare e sentenziare, comodamente seduti in un
lussuoso ufficio oppure dallo scranno della Corte Costituzionale. Ma
gli autotrasportatori, che ormai da anni subiscono le conseguenze
dei cantieri in autostrada (frutto di un ritardo di vent'anni nella
manutenzione) - ha affermato Longo - queste comodità in coda
sulle autostrade non se le possono neppure sognare. Anche solo
pensare in una situazione di disagio permanente e cronico come
quella attuale, di autorizzare e poi applicare aumenti generalizzati
dei pedaggi mediamente dell'1,5% suona come un vero e proprio
schiaffo e infrange il limite di guardia. Qualsiasi impresa di
autotrasporto - ha aggiunto - è testimone quotidianamente di
una situazione ormai insostenibile specie in alcuni quadranti della
rete autostradale. Ed è grottesco parlare di aumenti dei
pedaggi per “procedere all'aggiornamento dei Piani
economici-finanziari delle ricche società concessionarie”,
calpestando l'efficienza e la produttività dei servizi di
trasporto della merce».
«Il governo - ha sottolineato il segretario generale di
Trasportounito - aveva promesso un blocco temporaneo dei rincari, ma
ora deve chinarsi a chi non sa neppure cosa sia il mercato e i danni
che una politica ottusa di gestione delle concessioni e della
manutenzione della rete sta provocando, autorizzando una misura che
servirebbe a compensare l'inflazione prevista per il 2026. Ma i
danni all'autotrasporto che muove l'80% delle merci per il sistema
produttivo del Paese e all'intera catena logistica - ha concluso
Longo - chi li paga?».
Dall'opposizione, il Partito Democratico ha denunciato il
tentativo del ministro Salvini di scaricare la responsabilità
dell'aumento dei pedaggi sulla Corte Costituzionale: «ormai -
hanno commentato ieri il vicepresidente della Commissione Trasporti
e il capogruppo PD in Commissione Ambiente, Andrea Casu e Marco
Simiani - anche i comunicati del MIT certificano il totale
fallimento di Matteo Salvini come ministro dei Trasporti. Stavolta,
nel goffo e ignobile tentativo di mascherare la sua incapacità
e di scaricare sulla Corte Costituzionale la responsabilità
dei rincari sulle autostrade, che peseranno dal primo gennaio sulle
tasche di tutti i cittadini che si metteranno in viaggio, si
infligge un'altra mazzata all'autotrasporto, già alle prese
con la stangata contenuta nella manovra del governo Meloni-Salvini,
tra aumento delle accise sul diesel e nuova tassa nazionale di due
euro sui pacchi. Ma è colpa dei giudici - hanno evidenziato
Casu e Simiani - se Salvini non sa fare il ministro? Se tutto quello
che prova a fare lo fa male e ottiene sistematicamente il risultato
contrario di quello che aveva dichiarato di voler raggiungere? Anche
stavolta a pagare il conto salato di avere nel governo Meloni il
peggior ministro dei Trasporti d'Europa saranno cittadini e
lavoratori».