
L'inclusione del trasporto marittimo nel sistema ETS di scambio
di quote di emissioni dell'Unione Europea attuata dal primo gennaio
2024 sembra aver prodotto un incremento del traffico dei container
nei porti extraeuropei limitrofi, un effetto temuto dai porti
dell'Europa meridionale e che sembra confermato dai primi risultati
dell'Osservatorio EU-ETS promosso dall'agenzia governativa spagnola
Puertos del Estado appositamente per valutare l'impatto
sull'attività dei porti dell'allargamento del sistema europeo
all'industria dello shipping.
Dopo alcuni mesi di lavoro trascorsi con lo scopo di individuare
la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e analizzare la
potenziale perdita di traffico di transhipment nei porti soggetti al
sistema EU-ETS, che impone alle compagnie di navigazione che fanno
scalo nei porti europei di pagare le proprie emissioni in base alla
capacità delle navi e alla rotta percorsa, i dati iniziali
dello studio rivelano un aumento ritenuto insolito dell'attività
nei porti extra-UE situati vicino all'Europa, come quelli del Regno
Unito, nel Nord Europa, e in Egitto e Turchia, nel Mediterraneo.
L'Osservatorio, sviluppato da Shipping Business Consultant (SBC)
in collaborazione con il Center for Transport Innovation (CENIT) e
Nextport, ha preso in esame indicatori come il numero di scali delle
navi, la distanza percorsa e le emissioni ottenuti da piattaforme
dati, AIS e altri sistemi a livello regionale (Unione Europea e
paesi limitrofi), ma anche in aree specifiche in cui vengono
rilevati cambiamenti. Il lavoro ha tenuto conto anche di fattori
contribuenti e contingenti come la crisi nel Mar Rosso, che ha
costretto le compagnie di navigazione a cambiare rotta evitando i
transiti attraverso il canale di Suez, e la rottura di consolidate
alleanze tra compagnie di navigazione.
L'osservatorio ha reso noto che nel caso del Regno Unito è
stato registrato un aumento dell'attività portuale misurata
in miglia/teu (la capacità della nave in container da 20'
moltiplicata per la distanza percorsa) che non è attribuibile
a fattori quali un significativo aumento dell'attività
economica, una riduzione dei costi operativi o problemi di
congestione nei porti europei limitrofi. L'analisi spiega che la
maggior parte delle compagnie di navigazione sta sviluppando
strategie che attribuiscono maggiore importanza al Regno Unito nelle
proprie rotte rispetto al passato, una decisione che non sembra
essere correlata ai cambiamenti nelle infrastrutture
britanniche.
Nel Mediterraneo è stata osservata la
stessa tendenza nei porti egiziani e turchi rispetto ai porti
europei, con un deciso aumento sia della capacità delle navi
attraccate che della distanza percorsa.