
L'International Transport Workers' Federation (ITF), assieme ai
sindacati Nautilus International e Federatie Nederlandse Vakbeweging
(FNV), ha presentato una richiesta formale alla Corte d'Appello
olandese affinché riesamini e corregga le principali
considerazioni preliminari contenute nella sua recente sentenza
provvisoria relativa alla Non-Seafarers' Work Clause (NSWC),
espressa in merito ad una controversia sull'impiego di lavoratori
portuali per il rizzaggio dei container sulle portacontainer di
piccole dimensioni, sentenza con la quale ha sottoposto alla Corte
di Giustizia dell'UE diverse questioni pregiudiziali
(
del
30
settembre 2025).
Ricordando che la NSWC è una disposizione di lunga data
che è stata concepita per tutelare i diritti, la sicurezza e
il benessere dei marittimi e costituisce parte integrante dei
contratti collettivi dell'ITF, nella sua memoria il sindacato
internazionale dei lavoratori dei trasporti sostiene che la sentenza
provvisoria della Corte olandese contiene una serie di suggerimenti
e presupposti errati. In particolare, ITF, Nautilus e FNV sostengono
che la NSWC non viola il principio di libera concorrenza all'interno
dell'UE essendo parte di un contratto collettivo liberamente
negoziato e che la stessa ITF non può essere considerata
un'“impresa” ai sensi del diritto della concorrenza
dell'UE in quanto è una federazione sindacale e non fornisce
servizi ai datori di lavoro. Inoltre, i sindacati ritengono che la
NSWC non costituisca una ingiustificata violazione della libera
prestazione di servizi all'interno dell'UE dato che una
giurisprudenza consolidata dell'UE tutela l'azione collettiva e
l'autonomia delle parti sociali.
Specificando che sebbene la Corte d'Appello non si sia
pronunciata sulla validità della clausola NSWC e sia in
attesa di indicazioni dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea,
l'ITF ha evidenziato che le considerazioni preliminari espresse
dalla Corte sarebbero contrarie alla consolidata giurisprudenza
dell'UE e rischierebbero di compromettere i diritti fondamentali dei
lavoratori e il modello europeo di partenariato sociale. Pertanto
l'ITF ha formalmente chiesto alla Corte di riesaminare queste
considerazioni preliminari e di riformulare le questioni
pregiudiziali che intende sottoporre alla Corte di Giustizia
dell'UE, assicurandosi che riflettano accuratamente sia lo scopo
della NSWC sia i principi giuridici che regolano la contrattazione
collettiva.
L'ITF ha reso noto che, qualora la Corte si rifiutasse di
apportare queste correzioni, ha richiesto l'autorizzazione a
presentare un ricorso provvisorio presso la Corte Suprema olandese,
e che, date le implicazioni di vasta portata della sentenza
provvisoria per tutti i sindacati dell'Unione Europea, non solo nel
settore marittimo, anche la Confederazione Europea dei Sindacati ha
chiesto l'autorizzazione a intervenire nel procedimento di ricorso.
«Il diritto di organizzarsi e di contrattare
collettivamente - ha sottolineato il segretario generale dell'ITF,
Stephen Cotton - è al centro del modello sociale europeo.
Faremo ricorso a tutte le vie legali utili per assicurare che i
diritti dei marittimi siano rispettati e che il dialogo sociale
rimanga un pilastro della democrazia dell'UE». «Quando
un tribunale mette in discussione principi consolidati di
contrattazione collettiva, anche in un solo settore - ha aggiunto
Livia Spera, segretaria generale dell'European Transport Workers'
Federation - rischia di indebolirli ovunque. I sistemi di trasporto
europei si basano su lavoratori qualificati e organizzati, e questi
lavoratori si basano su solidi contratti collettivi. Ci aspettiamo
che la Corte olandese sostenga il modello europeo di dialogo
sociale, non lo indebolisca».
«La contrattazione
collettiva - ha commentato Esther Lynch, segretaria generale della
Confederazione Europea dei Sindacati - non è una distorsione
della concorrenza, è un diritto fondamentale. Siamo al fianco
dell'ITF nell'insistere affinché i tribunali di tutta l'UE
rispettino e tutelino l'autonomia delle parti sociali. Se non lo
faranno, le conseguenze andranno ben oltre il settore marittimo e
colpiranno al cuore i diritti di tutti i lavoratori in Europa».