"E' un accordo che non accontenta le parti, e forse per questo è un buon accordo". Così Bruno Musso, presidente dei terminalisti genovesi, ha definito l'intesa raggiunta dalle categorie del trasporto genovese per porre fine all'astensione dal servizio attuata dagli autotrasportatori. Una vertenza che ha bloccato il porto di Genova per una settimana.
"Sembra un paradosso - ha spiegato -, ma se una delle parti è troppo soddisfatta dei risultati raggiunti a fine trattativa vuol dire che l'accordo è sbilanciato".
In effetti alla conferenza stampa di stasera presso la sede dell'Autorità Portuale, dove si sono riuniti per l'ennesima volta i protagonisti delle trattative, non c'era la tensione tipica della 'tregua armata', ma neppure il clima da festa di fine conflitto.
L'accordo, sintetizzato nel documento pubblicato di seguito, è d'altronde frutto di giorni di scontri e di accuse reciproche. Inoltre rappresenta solo un punto di partenza. E' comunque positivo, ha detto il presidente dell'ente portuale Giuliano Gallanti, che "nonostante l'asprezza del confronto sia prevalsa l'idea che il porto è res comune" e che tutti hanno il dovere di adoperarsi per risolvere le difficoltà. Problemi nati anche a causa degli elevati incrementi di traffico ottenuti in pochi anni. "Un trend di crescita che ha trovato impreparati un po' tutti e che ha creato inevitabilmente attriti".
I disagi e le carenze organizzative lamentate dagli autotrasportatori, che hanno sottolineato la massiccia e civile partecipazione di tutte le imprese alla protesta, sono d'altronde condivise dalle altre categorie portuali.
I tentativi di ottimizzare organizzazione e tempi di lavoro sono stati effettuati sino ad ora in maniera autonoma dai singoli operatori, senza un'adeguata opera di coordinamento e senza regole (anche per quanto riguarda le tariffe applicate).
Una situazione insostenibile secondo le associazioni dell'autotrasporto Anita, Arcs Coop, Confartigianato Trasporti, Fai, Fita/Cna e Sita (rappresentate a Palazzo San Giorgio da Enrico Bossa, Arrigo Caleo, Giambattista Carroggio, Antonio Denti e Fauso Loi). "Se decidiamo di cambiare un orario - hanno aggiunto - abbiamo bisogno di un'interfaccia che comunichi la variazione a tutti gli operatori del porto. In altre realtà europee la situazione è ben diversa. Gli autotrasportatori che sostano più di quaranta minuti negli scali vengono cercati dagli stessi terminalisti", proprio perché le operazioni si svolgono in questo lasso di tempo e ogni ritardo è anomalo.
E proprio le ore di sosta dei mezzi negli spazi portuali sono state al centro delle discussioni di questi giorni. Una prima norma introdotta dal nuovo accordo è infatti il riconoscimento agli autotrasportatori dei costi relativi ai tempi di permanenza in porto superiori alle due ore (di cui una nei terminal), clausola che servirà da stimolo per eliminare colli di bottiglia e inefficienze.
L'astensione dai servizi di autotrasporto di questi giorni ha comunque allarmato tutti gli operatori portuali, che hanno verificato ancora una volta la fragilità dei rapporti che intercorrono tra le diverse categorie del settore. "Nel porto sono presenti venti categorie diverse - ha aggiunto Musso - e il pericolo resta quello di una conflittualità diffusa, con scioperi a scacchiera". Ha contestato il metodo di protesta anche Gianni Cuttica, presidente degli spedizionieri genovesi: un'iniziativa che "ha prodotto gravi danni. Il prezzo pagato è stato superiore ai benefici che potranno essere raggiunti". Così come ha destato perplessità - ed è anche il parere del presidente degli agenti marittimi genovesi Antonio Cosulich - il fatto che "alcune categorie coinvolte nelle operazioni portuali, come doganieri, finanzieri e ferrovieri, non fossero sedute al tavolo delle trattative".
Autotrasportatori, terminalisti, spedizionieri e agenti marittimi sono stati comunque concordi nel ritenere necessario un coordinamento delle attività che si svolgono in porto.
Ruolo che compete, ha detto Sebastiano Gattorno, imprenditore e rappresentante di numerose associazioni del trasporto, all'Autorità Portuale. Ha annuito Giuliano Gallanti, ricordando ancora una volta lo stato di incertezza in cui si trova l'ente: la legge gli ha imposto di svolgere compiti di controllo delle attività portuali ed è lo stesso legislatore che ostacola questo cambiamento di ruolo, non permettendo esodi del personale che riducano l'organico alle nuove necessità.
AUTORITÀ PORTUALE DI GENOVA
Oggi 18 dicembre 1997, nella sede dell'Autorità Portuale di Genova
Tra |
ASSOCIAZIONE INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI GENOVA - SEZ. TERMINAL OPERATORS
ASSOCIAZIONE AGENTI MARITTIMI
ASSOCIAZIONE SPEDIZIONIERI
ANITA, ARCS, COOP, CONFARTIGIANATO TRASPORTI, FAI, FITA/CNA, SITA |
si è stipulata la seguente intesa alla presenza dell'Autorità Portuale di Genova.
Le parti, al fine dello sviluppo e dell'attività dei traffici portuali, ritengono che la più efficiente operatività del porto si possa realizzare anche mediante la velocizzazione delle operazioni di carico e di scarico delle merci e dei contenitori.
Convengono quindi sull'utilità dell'adozione di regole e di procedure omogenee per i terminals portuali e, pertanto, ritengono che il documento "Procedure operative del porto di Genova" del Comitato Operatività Portuale rappresenti la base comune di riferimento.
In particolare si impegnano ad osservare ciascuna per propria competenza il capitolo 3 "Procedure" quali indicate nel testo richiamato ed allegato, testo da opportunamente integrarsi in sede tecnica da un gruppo di lavoro di 5 membri oltre a quelli dell'Autorità Portuale.
L'Autorità Portuale tradurrà in specifico atto amministrativo le "procedure" come integrate dal gruppo tecnico di cui sopra e ne verificherà l'attuazione.
L'Autorità portuale inoltre elaborerà un progetto di spostamento del varco di San Benigno utile per realizzare una nuova zona di temporanea sosta degli automezzi in accesso al porto e promuoverà ogni necessaria azione nei confronti del Comune e delle altre istituzioni per la individuazione di una adeguata area ad uso autoporto.
Ai fini del riconoscimento a favore degli autotrasportatori dei costi sostenuti per tempi di sosta superiori alle due ore - di cui un'ora nell'ambito del terminal - dal momento del transito ai varchi doganali al momento di uscita dal gate del terminal (che attesta l'ora di ingresso e di uscita dal gate) le parti convengono che l'impresa terminalistica, sulla base delle informazioni in suo possesso, produca all'Autorità Portuale (in qualità di riconosciuta ed accettata garante dell'esecuzione dell'intesa) la documentazione necessaria all'individuazione delle cause dei ritardi e delle relative responsabilità tenendo conto a tal fine della potenzialità ricettiva del terminal. L'Autorità Portuale provvede al controllo dell'operatività dei varchi e dei gates.
Le parti convengono di definire in sede tecnica sia la ricettività dei terminals portuali sia le modalità dei controlli orari sia quelle da adottarsi per l'addebito dei danni conseguenti e per la relativa liquidazione al soggetto danneggiato.
Con riferimento alle operazioni nell'ambito dei terminals l'Autorità Portuale tramite propri ispettori provvederà su richiesta - in attesa della prevista definizione tecnico-organizzativa dell'intesa - alle verifiche presso i terminals portuali al fine di accertare, in base ai contenuti dell'intesa, l'eventuale sussistenza o meno di cause di forza maggiore o fatti non direttamente imputabili al terminal, ovvero da questo non controllabile, e rilascerà dichiarazione alle parti.
Resta inteso che l'eventuale riconoscimento del danno decorrerà dopo due ore di sosta improduttiva non imputabile all'autotrasportatore.
Saranno successivamente effettuati specifici incontri tra le parti con riferimento alla individuazione di eventuali particolarità dei diversi terminals portuali.
Si procederà a verifica decorsi tre mesi dall'intesa.
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