"Non si può considerare accettabile una ipotesi di soluzione legislativa che ripristini il monopolio del lavoro portuale giustificandolo in base alla eliminazione del conflitto di interesse tra le imprese portuali" ha scritto Ferrero Cafaro, presidente del Comitato nazionale dell'utenza portuale, a Claudio Burlando. La missiva inviata al ministro dei Trasporti e della Navigazione venerdì scorso, pubblicata di seguito, contiene un secco 'no' alle proposte di organizzazione delle attività di manodopera portuale in revisione dell'articolo 17 della legge di riforma portuale (84/94) che il sindacato Filt-Cgil ha suggerito al governo la settimana scorsa. Tale sistema affiderebbe alle imprese e ad un pool la fornitura della manodopera per le prestazioni di lavoro negli scali.
Secondo gli utenti portuali questa soluzione ripristinerebbe di fatto il monopolio del lavoro portuale, un'ipotesi sulla quale non sono neppure disposti ad un confronto di merito e che considerano del tutto differente da quanto l'Unione Europea ha ripetutamente chiesto al sistema portuale italiano.
Sembra scontata la risposta, se ci sarà, di Burlando. Sia il ministro, infatti, che il capo gabinetto del dicastero dei Trasporti, Giorgio Giaccardi, hanno più volte sottolineato che l'articolo incriminato da Ferrero Cafaro non reintrodurrebbe alcun monopolio (inforMARE dell'8 febbraio, Forum dello shipping e della logistica del 19 giugno). E' la stessa posizione dei sindacati che più volte quest'anno hanno accusato gli utenti portuali di scarso senso imprenditoriale, ricevendo in risposta accuse di arroccamento su posizioni monopolistiche superate dalla logica del mercato (inforMARE del 13 febbraio e dell'8 agosto). |
La lettera del Comitato nazionale degli utenti portuali inviata
al ministro dei Trasporti e della Navigazione Claudio Burlando
COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DEGLI UTENTI E DEGLI OPERATORI PORTUALI
Assodocks Assotop Ausitra Confetra Confindustria Cinfitarma Fedarlinea Federagenti Intersind
La proposta di revisione dell'art. 17 della L. 84/94, illustrata dalle OO.SS. durante l'incontro svoltosi in sede ministeriale tra le parti sociali in data 17.12.1997, introdurrebbe una disciplina vincolistica del lavoro portuale tale da ricostituire nella sostanza la situazione operativa esistente prima della pronuncia della sentenza della Corte di Giustizia Europea contro il monopolio del lavoro portuale.
L'ipotesi avanzata dal Sindacato di costituire un pool di manodopera al quale assegnare, in regime di esclusiva sia la fornitura delle mere prestazioni di lavoro per far fronte alle punte di traffico che l'appalto dei servizi ad alto contenuto di manodopera, rappresenta infatti una ipotesi di soluzione in palese contrasto con quanto deciso dalla Commissione Comunitaria in data 21.10.97.
E' in primo luogo doveroso precisare che il mercato della fornitura della manodopera temporanea e quello dell'appalto dei servizi ad alto contenuto di manodopera sono considerati dalla Commissione Europea mercati nettamente distinti sia sotto il profilo della domanda che quello dell'offerta.
Da tale premessa si evince che le esigenze di flessibilità, tipiche del lavoro portuale, peraltro condivise dalle stesse OO.SS. nel loro documento, dovrebbero indurre ad individuare soluzioni operative ed organizzative del lavoro ispirate a tale flessibilità nel rispetto però dei principi della libera concorrenza.
Sembra invece che la proposta sindacale miri esclusivamente ad estendere oltre ogni limite la disciplina vincolistica derivante dalla L. 1369/60 anche quando la stessa non trovi più alcuna giustificazione applicativa sia sotto l'aspetto lavoristico che sociale.
La richiesta avanzata dal sindacato di una maggiore e più penetrante regolamentazione delle attività portuali, nasconde, in realtà, l'intento di precludere alle imprese portuali, autorizzate ex art. 16, il mercato dell'appalto dei servizi ad alto contenuto di manodopera per affidarlo in regime di monopolio alle ex Compagnie portuali.
Se ogni autorizzazione concessa alle imprese ex art. 16 sarà subordinata alla clausola del "contratto minimo inderogabile" nonché del "piano di valutazione del rischio", viene meno ogni esigenza di limitazione di accesso al mercato dei servizi ad alto contenuto di manodopera che, peraltro, alle suddette condizioni la stessa legge 1369/60 non vieterebbe.
La Commissione Europea nella sua decisione del 21.10.97 fissa con chiarezza questo concetto quando distingue il ricorso alla manodopera temporanea dal ricorso all'appalto dei servizi. Il primo mercato si riferisce ad un servizio reso alla generalità delle imprese portuali, il secondo, invece, fornito solo su commissione e nell'interesse dell'impresa appaltante.
Non si può, peraltro, considerare accettabile una ipotesi di soluzione legislativa che ripristini il monopolio del lavoro portuale giustificandolo in base alla eliminazione del conflitto di interesse tra le imprese portuali. In questo modo, infatti, si finirebbe paradossalmente per legittimare una sola ipotesi organizzativa quella del monopolio, sulla quale non appare opportuno formulare ulteriori commenti.
In tale ottica, sarebbe davvero inaccettabile che il progetto governativo di portare il Paese in Europa, si realizzasse senza che la portualità nazionale potesse far parte integrante del medesimo.
Lo scrivente reputa, quindi, non accoglibile la posizione sostenuta dal sindacato e si dichiara non disponibile ad un confronto di merito su tale ipotesi di lavoro.
Il Comitato è, comunque, pronto a sostenere ogni iniziativa promossa dal Ministro, tesa ad una effettiva integrazione della portualità nazionale all'Europa ed a evitare al Paese di rivivere esperienze e modelli operativi storicamente superati.
Con osservanza.
IL PRESIDENTE |
Prof. Dr. Ferrero Cafaro |
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