Oggi anche il Comitato Nazionale di Coordinamento degli Utenti e degli Operatori Portuali, presieduto da Ferrero Cafaro, ha denunciato alla Commissione Europea e all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (l'Antitrust) le nuove norme che disciplinano il lavoro nei porti contenute nel nuovo articolo 17 della legge 84/94 così come è stato modificato con la legge 647 del 23 dicembre 1996 che ha convertito in legge il decreto legge 535/96 (il famoso decreto reiterato ventitrè volte). La denuncia alla Commissione Europea è stata fatta in quanto le citate norme sarebbero contrastanti con la legislazione comunitaria e nazionale posta a tutela della libera concorrenza.
"Ancora una volta - ha detto il presidente del Comitato - il governo e il Parlamento hanno disatteso le aspettative degli utenti e degli operatori portuali e pertanto le denunce alla Commissione Europea e all'Antitrust sono la strada obbligata per modifiche radicali alla stessa legge, al fine di consentire all'Italia di dotarsi di un sistema portuale competitivo a livello europeo e come tale in grado di rispondere alle esigenze del Paese". La legge infatti, secondo gli utenti portuali, ha clamorosamente fallito il suo obiettivo e ingannato le aspettative degli operatori, allargando di fatto il monopolio delle operazioni portuali detenuto dalle ex Compagnie portuali.
Ciò è avvenuto in sede di conversione del decreto 535, quando cinque subemendamenti apportati all'ultimo minuto da alcuni deputati del Pds hanno stravolto l'accordo raggiunto in sede ministeriale tra le parti sociali e presentato in aula come emendamento governativo. E ciò che più sconcerta, afferma il vertice del Comitato dell'utenza portuale, è che il rappresentante del governo, sottosegretario Soriero, abbia espresso parere favorevole proprio ai due subemendamenti, approvati dall'aula, che più hanno modificato i contenuti dell'emendamento governativo.
La nuova disciplina legislativa della fornitura di mere prestazioni di lavoro nei porti s'articola sostanzialmente su due ipotesi che inizialmente erano state formulate per sostituire il regime di monopolio delle ex Compagnie portuali e che ora sono diventati invece due strumenti di difesa del monopolio stesso.
La prima ipotesi prevede la costituzione di un Consorzio volontario aperto a tutte le imprese portuali, ex Compagnie comprese, e in questo ambito le Autorità Portuali (o, se non costituite, le autorità marittime) potranno autorizzare in deroga all'articolo 1 della legge 1369/60 una o più imprese a fornire mere prestazioni di lavoro a favore delle altre imprese consorziate. Per individuare le imprese da autorizzare la legge stabilisce ora, con i subemendamenti "passati" con l'incredibile disattenzione del governo, alcuni criteri che restringono alle sole ex Compagnie la possibilità di ottenere l'autorizzazione Infatti alla lettera a) del 1° comma del nuovo articolo 17 della legge 84/94 viene stabilito che ai fini del rilascio dell'autorizzazione dovranno essere considerati, oltre l'adeguatezza e la professionalità del personale, le "eccedenze risultate dal processo di razionalizzazione e trasformazione produttiva indotte dalla presente legge". Come dire che saranno solo le ex Compagnie a dover essere autorizzate a fornire mere prestazioni di manodopera.
La seconda ipotesi prevede la costituzione di un'Agenzia del lavoro per l'erogazione di mere prestazioni di manodopera, quando il Consorzio non venga costituito o, qualora costituito, non riunisca la maggioranza delle imprese portuali. La soluzione è condizionata però all'emanazione di un decreto interministeriale (Trasporti e Lavoro) sul quale le commissioni parlamentari dovranno esprimere un parere favorevole vincolante. Un percorso, come si vede, tortuoso, lungo e accidentato. Nell'attesa nei porti verrà applicata la prima ipotesi (è già avvenuto nel porto di Genova) con l'istituzione di un Consorzio volontario con posizione dominante dell'ex Compagnia portuale.
Nell'ambito dello stesso nuovo articolo 17 della legge 84/94 è stato inserito un terzo comma che riguarda la disciplina degli appalti di servizi, compresi quelli ad alto contenuto di manodopera. Anche in questo caso l'accordo tra le parti sociali è stato stravolto. Il testo originario dell'emendamento governativo prevedeva infatti che i citati appalti potessero essere assunti da qualsiasi impresa portuale autorizzata, mentre il subemendamento inserito dai parlamentari del Pds prevede che le sole imprese autorizzate siano le imprese ex Compagnie portuali. |
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