Le trattative condotte da Maersk Sealand per insediare un proprio terminal dedicato nell'arco costiero settentrionale del Mediterraneo hanno acceso un duro scontro a Genova sull'eventuale ampliamento del porto di Voltri, dove i nuovi consistenti traffici della Maersk si aggiungerebbero a quelli che già ora la compagnia nordeuropea porta nel Voltri Terminal Europa (VTE).
Per accedere al mercato europeo da sud Maersk Sealand ha valutato diverse ipotesi, tra cui i porti di Marsiglia, Savona Vado, Genova e Capodistria. Le trattative e le analisi effettuate hanno indotto la compagnia a privilegiare lo scalo genovese di Voltri, un'area che è stata oggetto di battaglie ogniqualvolta ne è stato adombrato un ampliamento, anche di modesta entità. Il piano regolatore portuale, a cui manca la sola approvazione della Regione Liguria, prevede che l'estensione di quest'area portuale possa avvenire solo in presenza di un aumento dei traffici e a patto che non danneggi gli arenili della costa voltrese. Tali limitazioni, che sono elencate in nove specifiche condizioni, hanno di fatto consentito di portate avanti l'iter di approvazione del prp, mediando tra il parere negativo dei comitati di circoscrizione e le esigenze di crescita del porto.
Le richieste della Maersk hanno però fatto precipitare la situazione, che è tornata indietro di parecchi mesi, con cittadini, istituzioni e partiti politici schierati pro o contro l'ampliamento di Voltri. Ieri il consiglio regionale ligure ha approvato un ordine del giorno in cui si esclude l'ampliamento a ponente del porto i Voltri e nel corso della riunione il presidente dell'ente, Sandro Biasotti, ha lanciato accuse all'authority portuale genovese, che avrebbe prospettato ai dirigenti della compagnia danese soluzioni non effettivamente praticabili.
Sulla questione è intervenuto oggi il presidente dell'Autorità Portuale di Genova, Giuliano Gallanti, per «fornire precisazioni e dare risposte». La proposta della compagnia di navigazione del gruppo A.P. Møller - ha spiegato - nasce da un'analisi condotta nella sede di Copenhagen: secondo il colosso danese fra cinque anni i porti del Nord Europa non saranno più in grado di soddisfare le esigenze del traffico che ha come destinazione l'Europa; per questo la Maersk Sealand, che è la compagnia leader mondiale del trasporto marittimo containerizzato, ha iniziato a ricercare uno sbocco nel Mediterraneo ed ha attivato le varie divisioni periferiche alle quali è stato assegnato il compito di cercare opzioni da proporre alla capogruppo.
Ai rappresentanti della compagnia danese, che hanno espresso l'interesse per il terminal di Voltri - ha precisato Gallanti - è stato fatto vedere il piano regolatore portuale e sono state consegnate loro le relative prescrizioni e condizioni. Crediamo d'altronde - ha spiegato - «che le nove condizioni siano un vincolo che non preclude, ma che legittima un ampliamento in presenza delle condizioni previste nei nove punti». Ai dirigenti della Maersk, Robert Walzer e Paolo Panzera, è stato inoltre specificato che il terminal sarà comunque assegnato attraverso una gara.
Con l'ultima iniziativa della Regione - ha sottolineato Gallanti - «si mette in discussione il futuro del porto». Il timore è anche per le modalità con cui verrà approvato il piano regolatore portuale. Il presidente dell'authority portuale ha infatti accusato l'ente di Via Fieschi di aver varato nello scorso dicembre una legge che dà ora alla Regione la possibilità di modificare il piano: «un'azione secondo noi illegittima - ha commentato - e anche secondo Assoporti». In pericolo ci sono i 207 miliardi di lire destinati al porto di Genova, che però senza prp «non risultano spendibili». Ma se il piano regolatore non venisse approvato così com'è «al 90% anche Maersk se ne andrà» ha detto Gallanti, preoccupato pure per la possibile perdita dei traffici che attualmente la compagnia convoglia nel VTE.
«Con Maersk cambia la natura del porto» ha concluso Gallanti, invitando «le 40mila persone che lavorano su questo porto a far sentire la loro voce».

Bruno Bellio
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