I cantieri navali italiani ed europei rischiano di scomparire se non saranno adottate adeguate misure in breve tempo. L'allarme è stato lanciato da Giovanni Morace, presidente dell'ANCANAP (Assonave-Confindustria), l'associazione che raggruppa i cantieri navali italiani privati. Lo stato di difficoltà della cantieristica - ha spiegato - è determinato dalla prosecuzione della «pesantissima azione di dumping» dei cantieri del Far East e, in particolare, di quelli sudcoreani. Morace ritiene che l'aggressiva politica tariffaria praticata dai cantieri della Corea del Sud non sia resa possibile unicamente dagli aiuti pubblici di cui hanno goduto: «le differenze di prezzo - ha precisato - si spiegano solo con una differenza nella qualità di costruzione, particolarmente evidente nell'impiantistica». «I problemi avuti da diverse navi costruite in tali Paesi per motori, impianti, ecc. - ha aggiunto - ne sono la dimostrazione e la conferma. Armatori attenti ed esperti preferiscono allora acquistare buone navi di seconda mano, di recente costruzione, invece di nuove navi del Far East».
Morace è particolarmente critico nei confronti delle istituzioni comunitarie: «le autorità europee - ha dichiarato - non stanno affrontando il problema e vengono continuamente rinviati da anni nuovi provvedimenti che potrebbero invece aiutare la cantieristica comunitaria. Ed anzi, al contrario, vengono approvate iniziative discriminatorie, come ad esempio la legge del marzo 2001 che prevede un contributo per la demolizione delle navi vetuste. Gli organi comunitari stanno ponendo la condizione che il premio per la demolizione possa essere riconosciuto agli armatori che demoliscono navi se reinvestono in nuove costruzioni realizzate in cantieri extracomunitari. E poi il Consiglio dei ministri europei non ha ancora approvato un provvedimento di difesa della cantieristica, votato a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo a dicembre dello scorso anno».
Morace è però deluso anche dall'atteggiamento delle istituzioni italiane. «La Germania - ha ricordato - già sta lottando con forza per difendere l'industria cantieristica nazionale, mentre l'Italia ancora non ha fatto nulla. Occorre che il governo italiano faccia sentire la sua presenza a Bruxelles chiedendo, come ha fatto la Germania, una proroga di almeno cinque mesi del termine per l'ultimazione dei lavori (al 2004) di costruzione delle navi per ottenere il sostegno alla produzione previsto dall'UE. Un'altra soluzione potrebbe essere rappresentata dal settore militare, che sta effettuando importanti investimenti per l'ammodernamento e il rinnovamento della flotta».
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