Il delicato e non sempre soddisfacente rapporto tra società armatoriali e mondo finanziario è stato oggetto del convegno "Mercati finanziari e imprese armatoriali, un incontro possibile?", promosso da Confitarma, Efibanca e Banco di Chiavari, svoltosi lo scorso 10 luglio a Genova (
inforMARE del
7 luglio 2003).
Introducendo i lavori il presidente di Confitarma Giovanni Montanari, ha sottolineato la notevole espansione registrata negli ultimi anni dall'industria armatoriale italiana ed ha sostenuto che il mondo bancario potrebbe fare molto per supportare tale crescita. «Di fatto- ha detto - la natura familiare delle società armatoriali italiane rallenta lo sviluppo relazionale tra shipping e finanza. Occorre un salto di qualità con una maggiore propensione delle imprese navali all'utilizzo degli strumenti finanziari più sofisticati». Montanari ha affermato che bisogna intravedere nella Borsa un'opportunità di crescita, sull'esempio dei grandi gruppi del nord Europa che hanno saputo ottenere livelli di eccellenza con il supporto indispensabile dell'alta finanza. «E' giunto il momento - ha aggiunto - di realizzare questa interazione anche in Italia, E poi occorre finalmente lasciarsi alle spalle l'etichetta di industria ad alto rischio anche perché i dati degli ultimi anni parlano chiaro: rispetto agli altri settori l'industria armatoriale non ha conosciuto processi di ridimensionamento e, al contrario, è stata protagonista di ulteriore espansione».
Montanari ha evidenziato anche la necessità di un maggiore sostegno da parte del governo, soprattutto al progetto delle "autostrade del mare". «L'intenzione - ha detto - è quella di spostare una buona parte dei traffici dalla strada al mare: da parte nostra possiamo garantire quantità, qualità e competitività dei costi: studi recenti dimostrano che il trasporto via mare incide solo per il 2-3% sul costo finale del prodotto».
Lorenzo Banchero, presidente di Banchero Costa & C., e Stefano Messina, amministratore delegato della Ignazio Messina e presidente dei Giovani armatori di Confitarma, hanno illustrato la situazione del mercato e le prospettive di evoluzione del settore armatoriale, soffermandosi, in particolare, sulla necessità di approfondire il rapporto con i mercati finanziari, vista la crescita dei fabbisogni finanziari dell'impresa di navigazione.
Banchero, ha ricordato che nei primi sei mesi del 2003 nel mondo gli investimenti in navi da carico sono stati pari a 21,5 miliardi dollari con un aumento dell'87% rispetto al 2003, e Messina ha invitato gli esponenti del mondo finanziario nazionale ad imitare le esperienze realizzate all'estero nei confronti dell'industria armatoriale. Infatti, nonostante che negli ultimi anni le imprese di navigazione italiane abbiano realizzato un radicale processo di ammodernamento della flotta, con notevoli sforzi dal punto di vista economico, solo alcuni grandi gruppi bancari italiani dedicano una assistenza a tutto campo alle imprese armatoriali, soprattutto se di dimensioni piccole o medie.
«In passato - ha rilevato Stefano Messina - il rapporto armatori-finanza si concretizzava in interventi mirati
sulla base delle indicazioni provenienti dagli imprenditori. Tale relazione era consequenziale alla natura di impresa armatoriale familiare, prudente e attenta all'equilibrio gestionale. Oggi questo rapporto si è evoluto divenendo un'interazione totale con l'istituto finanziario che deve fornire un'assistenza completa, soprattutto alla piccola e media impresa. La particolare natura dell'immobile navale richiede maggiore trasparenza e comunicazione tra armatori e banche».
Fabrizio Vettosi, responsabile M&A Advisory di Efibanca, Bote de Vries, responsabile Investment Management di DVB Nedship Bank, Solveig Froland e Ivar H Myklebust, di Nordea Bank, hanno illustrato le opportunità derivanti dall'utilizzo di strumenti di tipo Private Equity, la situazione dell'offerta di prodotti finanziari per gli armatori nel mercato italiano ed europeo, in particolare nordico, e alcune linee guida per lo sviluppo di una efficace collaborazione tra armatori e istituti di credito.
Nel corso del dibattito conclusivo, moderato dal vice presidente di Confitarma Nicola Coccia, il presidente della d'Amico Società di Navigazione, Paolo d'Amico, ha ricordato che «la nave, nella valutazione delle garanzie, è l'asset più liquido che esista: è un concetto acquisito in sistemi bancari come quello francese, tedesco e olandese, dove è normale che sia la banca ad acquistare la nave lasciando all'armatore la gestione. Inoltre, è essenziale la velocità nelle decisioni e nelle procedure». «Le aziende armatoriali italiane - ha osservato d'Amico - offrono le massime garanzie, non solo con bilanci certificati, ma perché, operando sul mercato internazionale, devono basare la loro politica sulla chiarezza e sulla trasparenza».
Il presidente di Premuda, Alcide Rosina, ha richiamato gli armatori ad una maggiore apertura: «c'è - ha spiegato - poca conoscenza delle caratteristiche del nostro mondo, che da parte sua fa poco per farsi conoscere».