- Il porto di Civitavecchia «non ha ancora esaurito la sua spinta evolutiva e continua l'espansione sia delle aree portuali che dei traffici». Lo ha sottolineato ieri il segretario generale dell'Autorità Portuale di Civitavecchia, Giuseppe Guacci, intervenendo al convegno sul tema “Nuovi traffici, nuove tecnologie, nuove professioni” promosso dal gruppo Cargotec, uno dei leader mondiali del comparto dei mezzi di movimentazione, in collaborazione con l'ente portuale di Civitavecchia nel corso del quale è stato fatto il punto sulle potenzialità dei porti laziali di Civitavecchia, Gaeta e Fiumicino e sulle prospettive anche da un punto di vista occupazionale.
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- «Dopo essersi affermato come primo porto mediterraneo per le crociere», ha detto Guacci, Civitavecchia «gioca la prossima sfida nel settore delle merci, e dei containers in particolare».
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- Nel porto di Civitavecchia operano 16 imprese autorizzate ex art. 16,17 e 18 e innumerevoli aziende dell'indotto portuale: una risorsa sia in termini finanziari che sociali per l'economia del territorio. Sono oltre 2.800 gli occupati diretti e oltre 10.000 quelli dell'indotto. Le merci movimentate superano i 10 milioni di tonnellate. Sono quasi 2,4 milioni i crocieristi, 2,8 milioni i passeggeri dei traghetti e 700mila i mezzi rotabili pesanti guidati o non.
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- Nel corso del convegno è stato evidenziato come le possibilità di ulteriore crescita siano enormi in considerazione della posizione strategica del porto come snodo della piattaforma logistica laziale e del centro Italia e per le connessioni con le infrastrutture logistiche regionali quali l'Interporto di Orte, il CAR di Roma il MOF di Fondi e lo stesso ICPL-Interporto di Civitavecchia.
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- «Il POT - Piano Operativo Portuale dell'Autorità Portuale, recentemente approvato dal Comitato Portuale - ha detto il commissario straordinario dell'Autorità Portuale, Fedele Nitrella - guarda con attenzione sia all'innovazione tecnologica che alla sicurezza, all'ambiente ed alla logistica, con le ricadute che questi settori hanno in termini di ricadute occupazionali e di formazione di nuove figure professionali».
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- «Il porto - ha rilevato il professor Francesco Filippi del CTL - Centro Trasporti e Logistica dell'Università La Sapienza di Roma - è un mondo sconosciuto ai non addetti ai lavori che riserva moltissime sorprese per chi gli si avvicina. Sono molteplici le professionalità richieste dalla catena logistica ed in particolare nei porti. Investire in nuove tecnologie significa anche dover formare nuove professionalità. l'Università la Sapienza svolge la funzione di “facilitatore” delle opportunità che si presentano ai giovani che intendono scegliere mestieri meno conosciuti ma di indubbia soddisfazione».
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- «Mercati e globalizzazione - ha spiegato il Enrico Maria Pujia, direttore generale del ministero dei Trasporti - impongono ritmi sempre più frenetici. Ma non bastano nuove navi e nuovi porti per concorrere a livello internazionale. Il futuro è quello dell'efficienza. Efficienza in termini di servizi, efficienza operativa con l'utilizzo di nuove tecnologie, di professionalità affermate, di costante aggiornamento sia delle persone che delle attrezzature. Civitavecchia, che comincia ad avere un ruolo nella competizione commerciale, può rappresentare un modello di efficienza operativa senza mai perdere di vista la sicurezza e il rispetto per l'ambiente».
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- «Le nuove banchine del porto - ha detto Elio Crovetto, sales manager di Cargotec - sono e saranno dotate di attrezzature all'avanguardia per rispondere alle attuali esigenze del mercato che necessitano di una manutenzione costante e qualificata oltre che di professioni specializzate per l'adeguamento tecnologico. I mezzi di movimentazione rappresentano un investimento importante la cui affidabilità ed economicità, di cui l'affidabilità è parte fondamentale, va valutata in un arco temporale di almeno cinque anni».
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- Oltre a banchine ben attrezzate servono le condizioni che stimolano le grandi compagnie di navigazione a servirsi di uno scalo piuttosto che di un altro: il professor Russo dell'Istituto Tecnico Nautico Marcantono Colonna di Roma ha ricordato quelli che sono i gap che i porti italiani devono superare perché un armatore se ne serva. «Le navi di ultima generazione, che hanno costi enormi di gestione, richiedono in primo luogo fondali sufficienti oltre al celere svolgimento di tutte le attività. Qualsiasi bottleneck scoraggia l'armatore: l'efficienza e l'affidabilità dei mezzi di sollevamento, e le relative manutenzioni - ha osservato - rappresentano un punto di forza per un porto».
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- «L'efficienza - ha confermato Marcello Mariani, presidente dell'Interporto di Orte e vicepresidente UIRnet Spa - deve essere quella dell'intera catena logistica. L'innovazione è un must se vogliamo evitare che i nostri porti rimangano senza navi. Il porto di Ciivitavecchia e l'Interporto di Orte stanno attivando una serie di accordi per facilitare il flusso di merci destinate al centro Italia, a partire dalle rete Uirnet per un sistema telematico di gestione delle informazioni condiviso e compatibile. Non solo, nel settore doganale sarà possibile effettuare presso l'interporto le operazioni doganali dei containers diretti allo scalo marittimo, evitando congestioni e ritardi nell'espletamento delle procedure».
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