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Assagenti propone una task force a livello ministeriale costituita da rappresentanti del cluster marittimo
Merlo raffredda gli entusiasmi: non fatevi illusioni. Intanto, però, l'associazione guarda all'Europa per rilanciare il settore portuale
20 aprile 2012
L'associazione degli agenti marittimi genovesi Assagenti, confortata dal convincimento del vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Mario Ciaccia, secondo cui «i porti con le reti infrastrutturali sono un asset strategico per la crescita del nostro paese», chiederà al governo di istituire una task force a livello ministeriale, costituita da rappresentanti del cluster marittimo, con l'obiettivo dello sviluppo della portualità e dell'economia marittima italiana. La proposta conclude la relazione del presidente dell'associazione, Giovanni Cerruti, che pubblichiamo nella rubrica “Forum dello Shipping e della Logistica” e che è stata presentata stamani all'assemblea di Assagenti tenutasi nella sede dell'Autorità Portuale di Genova a Palazzo San Giorgio.
Non fatevi illusioni, è il raggelante consiglio rivolto agli agenti marittimi dal presidente dell'ente portuale. «Come Autorità Portuali - ha spiegato Luigi Merlo - abbiamo presentato una proposta per una task force a Ciaccia, ma abbiamo avuto risposta negativa».
Secondo il presidente degli agenti marittimi genovesi, «i rappresentanti delle categorie del cluster marittimo devono avere l'incarico di fornire supporto e consulenza a 360 gradi non solo per le questioni nazionali ma anche per ciò che si discute nell'ambito europeo, allo scopo di elevare il ruolo dell'Italia nelle sedi competenti».
Evidentemente l'intento della proposta è di riannodare un legame tra il mondo economico e imprenditoriale e quello della politica che sta sfilacciandosi. La classe politica sembra non riuscire a tramutare le parole in fatti, ingenerando nelle aziende, nei lavoratori e nei cittadini incertezza sulle prospettive e assoluta sfiducia rispetto a qualsiasi dichiarazione o promessa. Ciò spiega la ventata di antipolitica che attraversa oggi il territorio italiano, che rischia di volgere in tormenta se l'aggravamento della crisi economica accentuerà ulteriormente le difficoltà dei cittadini e delle imprese.
Parole sono state spese oggi anche da quattro candidati sindaco in corsa a Genova, Pierluigi Vinai, Marco Doria, Enrico Musso ed Edoardo Rixi, al momento ubiquitari, com'è ovvio che sia dato che devono presentare il loro programma alla popolazione. Qualche aspirante primo cittadino ha promesso di supportare l'azione promozionale del cluster portuale genovese in Italia e all'estero. «Mi accontenterei - ha replicato Merlo - che il prossimo sindaco venisse con me a spiegare il porto a Voltri», cioè in una delle delegazioni del ponente genovese dove il rapporto tra la città e il porto è particolarmente conflittuale.
La distanza tra politica e cittadini, o meglio la noncuranza della politica nei confronti della società che è chiamata a governare, si avverte anche in presenza di un esecutivo cosiddetto “tecnico” come quello attuale guidato da Mario Monti. Giovanni Cerruti ha citato l'esempio delle crociere, un settore - ha rilevato - in questi giorni oggetto di «una vera e propria persecuzione», sulla scia del naufragio della Costa Concordia, «dettata più da fatti emozionali che da ragioni logiche e concrete». «Mi riferisco - ha evidenziato Cerruti - al recente decreto cosiddetto “salva coste” che confina a due miglia marine dalle aree protette (praticamente in mare aperto) la sosta delle navi da crociera che tradizionalmente scalano le località di maggior interesse delle nostre coste per le escursioni dei crocieristi. Parlando solo delle località del Tigullio di Portofino e Santa Margherita stiamo rischiando di far saltare oltre 120 scali a stagione con gravissimo nocumento dell'economia di questi paesi costieri». «Il tema delle crociere - ha concordato Luigi Merlo - è stato trattato come se fossimo in Austria».
Una nazione marittima, insomma, che ragiona come una senza spiagge, litorali, coste e porti. In attesa che la politica si riavvicini al mondo economico-imprenditoriale, e quindi alla portualità, è necessario intanto occuparsi di ciò che accadrà oltreconfine, ma che avrà effetto sui porti italiani. «La proposta - ha confermato Cerruti - nasce dalle riflessioni sul futuro della portualità a livello comunitario con l'intenzione della Commissione Europea, nelle parole del suo vice commissario Siim Kallas, di emanare entro i primi mesi del 2013 una direttiva per riformare il sistema dei porti affrontando in particolare il tema della riduzione dei problemi amministrativi, della trasparenza dei finanziamenti e del riordino dei servizi portuali». «Per la supremazia dei diritto comunitario su quello nazionale - ha ricordato il presidente di Assagenti - tutte le disposizioni legislative oggi in vigore, compresa la legge di riforma portuale 84/94, contrastanti con la nuova direttiva europea, verranno superate. Il momento della discussione è vicino, ed è proprio durante il corso di quest'anno che verranno portate avanti le consultazioni con le differenti realtà portuali, che contribuiranno all'organizzazione di una conferenza sui porti. È fondamentale - ha sottolineato Cerruti - che l'Italia si presenti all'appuntamento con idee chiare e proposte ponderate, per essere parte attiva in questa fase legislativa».
Se Assagenti auspica che il governo e gli europarlamentari italiani sappiano dar voce alle istanze della portualità nazionale presso Bruxelles e Strasburgo, sul fronte interno c'è rassegnazione. Negativa appare la valutazione sia di Cerruti che di Merlo sull'operato del nuovo esecutivo tecnico. Il presidente degli agenti marittimi genovesi ha lamentato il disinteresse che anche il governo Monti ha dimostrato verso il settore: «dagli esponenti dell'amministrazione centrale - ha osservato - è stato più volte ribadita l'intenzione di adottare misure urgenti per dare impulso ai principali settori produttivi del Paese. Ci aspettavamo che i porti e i trasporti fossero oggetto di azioni immediate ma al contrario, quelle pochissime iniziative governative che hanno toccato la nostra sfera di attività, sono state a dir poco sconcertanti». Tra queste, Cerruti ha ricordato, oltre al decreto “salva coste” dei ministri Passera e Clini, l'abolizione di alcuni articoli della legge professionale del raccomandatario marittimo (legge 135/77), la disciplina dei costi minimi dell'autotrasporto e la mancata semplificazione delle normative doganali. Secondo Luigi Merlo, il governo è troppo concentrato sulle infrastrutture e non prende in considerazione globalmente le necessità della logistica.
Cerruti si è soffermato anche sulle multe comminate dall'Antitrust ad alcune agenzie marittime e alla stessa Assagenti nonché all'associazione degli spedizionieri genovesi Spediporto giudicate colpevoli di aver posto in atto un cartello segreto ( del 16 e 26 marzo 2012). «In questa logica che sembra ricercare nuovi spunti di freno verso lo sviluppo e la ripresa economica - ha sostenuto - si inserisce a nostro avviso la recente sentenza dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che ha sanzionato pesantemente 14 importanti agenzie marittime associate, oltre a due associazioni, mettendo a grave rischio la loro solidità economica e tenuta occupazionale». «È una vicenda - ha aggiunto - che ci ha avvilito molto e che rischia di minare il fragile equilibrio delle aziende sanzionate, già provate dalla crisi del settore».
La relazione di Cerruti analizza anche lo stato di salute dello shipping, rilevando come la situazione per i traffici di linea sia «a dir poco drammatica» e sottolineando i chiaroscuri del traffico tramp sul porto di Genova, con la drastica riduzione delle importazioni di carbone fossile e l'incremento moderato di altre commodities, il calo delle rinfuse liquide e dei prodotti chimici e le difficoltà del settore crocieristico, dove - al di là del naufragio della Concordia all'Isola del Giglio - l'incertezza della situazione geopolitica del Mediterraneo orientale e l'impatto della crisi economica «più che provocare una flessione nel livello dei bookings - ha constatato Cerruti - ha indotto le compagnie ad abbassare le rate “pax per diem”. Risultato: le navi sono piene di ospiti che pagano pochissimo». Sconfortante anche l'esame della situazione della mediazione marittima, che registra il profondo stato di crisi sia del mercato dei carichi secchi che di quello dei liquidi.
Positiva invece la valutazione sul porto di Genova che - ha specificato Cerruti - «si è presentato al mercato con le carte in regola, forte dei lavori effettuati e di quelli in via di completamento, dai dragaggi ai riempimenti nel bacino di Sampierdarena». Il presidente di Assagenti ha tuttavia precisato che «se dal punto di vista del porto in sé le case sono migliorate, non altrettanto si può dire per le infrastrutture di collegamento con il mercato».
L'analisi di Cerruti sul porto rileva correttamente gli interventi programmati anni fa e finalmente attuati dall'amministrazione portuale guidata da Merlo, ma a noi di inforMARE sembra trascuri alcuni annosi “buchi neri” che minano la competitività dello scalo. Tra questi: l'area delle Riparazioni Navali, che ha bisogno di spazi e di un sesto bacino di carenaggio in grado di ospitare navi di grandi dimensioni, e più in generale la questione metalmeccanica che coinvolge anche lo stabilimento di Fincantieri a Sestri Ponente con il suo progetto di ribaltamento a mare; le aree promesse al porto con la riconversione del polo siderurgico di Cornigliano e mai ottenute; l'assenza di un autoparco, problema - quest'ultimo - che sembra suscitare poco interesse ma che appare cruciale per un porto, come quello di Genova, che continuerà in futuro a servire per via stradale il suo principale mercato anche in presenza di infrastrutture e servizi ferroviari efficienti, utili invece a conquistare nuovi e più distanti mercati.
Il fronte delle Riparazioni Navali è in fermento: ieri ha registrato tre ore di sciopero dei lavoratori metalmeccanici ( del 19 aprile 2012); oggi è la volta di un'astensione del lavoro proclamata dalle segreterie territoriali e regionali di Filt, Fit e Uilt unitamente alla Rsu di Ente Bacini, la società partecipata con il 5% dalla Riparatori Navali Genovesi e con il 95% dalla Riparazioni Navali Porto di Genova (a sua volta detenuta per il 56,0% dall'Autorità Portuale, per il 29,4% dalla stessa Riparatori Navali Genovesi e per il 14,6% dalla Cooperativa Santa Barbara) che gestisce i cinque bacini di carenaggio del porto. Con la manifestazione odierna si intende ribadire la preoccupazione sul futuro e sulla possibile cessione delle quote azionarie di Ente Bacini. A tal proposito Luigi Merlo ha ricordato che ieri ha ricevuto una delegazione che ha chiesto la cessione delle quote ed oggi pomeriggio ne riceve una che si oppone a tale ipotesi. «Bisogna prendere una decisione», ha concluso il presidente dell'Autorità Portuale.
La determinazione del futuro assetto del porto di Genova, invece, può attendere. Merlo ha recentemente annunciato che presenterà le linee guida del prossimo Piano Regolatore Portuale dopo l'elezione del nuovo sindaco, scelta che ha confermato oggi sottolineando che è stata attentamente ponderata e che è stata assunta per «evitare di dare in pasto alla demagogia» il lavoro compiuto per la definizione del progetto. Decisione che non ci trova concordi: se un politico non ha fiducia nei meccanismi e nelle reazioni della politica alle vicissitudini della società e dell'economia, come si può pretendere che ne abbiano i cittadini?
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