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L'industria armatoriale mondiale si oppone alle proposte normative UE sul riciclaggio delle navi
Sono inapplicabili e irriteranno i partner commerciali dell'Unione Europea, sottolineano ECSA, ICS e ASF
15 aprile 2013
Le tre primarie associazioni armatoriali mondiali European Community Shipowners' Associations (ECSA), International Chamber of Shipping (ICS) e Asian Shipowners' Forum (ASF) hanno denunciato l'inapplicabilità degli emendamenti alla nuova normativa europea sulla demolizione navale proposta oltre un anno fa dalla Commissione UE ( del 23 marzo 2012) e che sarà votata questa settimana dal Parlamento europeo in seduta plenaria (è uno dei punti all'ordine del giorno di giovedì).
La proposta di normativa, che lo scorso mese ha ottenuto il via libera della Commissione per l'ambiente del Parlamento UE ( del 26 marzo 2013), secondo ECSA, ICS e ASF contiene proposte che tra l'altro irriteranno i partner commerciali dell'UE. In particolare, le associazioni armatoriali bocciano la proposta avallata dalla Commissione per l'ambiente di imporre una tassa a carico delle navi mercantili di qualsiasi bandiera che scalano i porti dell'Unione Europea con l'obiettivo di sostenere finanziariamente gli impianti di smantellamento e riciclaggio delle navi dell'UE.
«Si tratta - ha criticato il segretario generale dell'ECSA, Alfons Guinier - di una inaccettabile tassa sui commerci e arrecherà una grave offesa ai partner commerciali dell'Unione Europea, non solo nei confronti delle principali nazioni di demolizione delle navi, come la Cina e l'India, ma nei confronti di principali nazioni marittime come il Giappone e Singapore. Semplicemente - ha spiegato - queste proposte non sono state sufficientemente soppesate. In linea di principio - ha rilevato Guinier - è sbagliato imporre una tassa su un settore industriale al fine di aiutarne un altro, soprattutto senza un'adeguata consultazione con le parti interessate. Lo shipping è un'industria globale che opera sotto regole globali. Il Parlamento europeo non dovrebbe proprio prevedere misure che vanno nella direzione opposta rispetto all'obiettivo di migliorare le condizioni di demolizione a livello globale, un obiettivo che sosteniamo pienamente».
ECSA, ICS e ASF ritengono inoltre che, se adottati, gli emendamenti del Parlamento UE comprometteranno fatalmente l'entrata in vigore della convenzione internazionale di Hong Kong per il riciclaggio sicuro e compatibile con l'ambiente adottata dall'International Maritime Organization (IMO) nel 2009, che - hanno sottolineato le associazioni armatoriali - ha il pieno supporto dell'industria dello shipping, che ha l'obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e ambientali nei cantieri di demolizione del mondo, che in gran parte si trovano in Asia. La convenzione - hanno ricordato ECSA, ICS e ASF - non è ancora entrata in vigore in attesa della definizione di linee guida di attuazione dettagliate che sono state solo recentemente finalizzate dall'IMO; tuttavia - hanno evidenziato le tre associazioni - il settore dello shipping ha già prodotto le proprie raccomandazioni in modo che gli armatori possano conformarsi ai requisiti IMO in anticipo rispetto alla formale ratifica della convenzione di Hong Kong da parte dei governi.
«Se gli emendamenti proposti saranno portati avanti - ha osservato il segretario generale dell'ICS, Peter Hinchliffe - ciò sarà un grave danno per la convenzione di Hong Kong. Le misure del Parlamento europeo sarebbero quindi del tutto controproducenti». «Non si tratta solo della tassa - ha specificato Hinchliffe - molte delle altre misure proposte, come ad esempio le sanzioni contro gli armatori extracomunitari non in regola e la creazione di un elenco unilaterale degli impianti di riciclaggio in grado di soddisfare i requisiti dell'UE, daranno quasi certamente come risultato che le nazioni asiatiche non saranno in grado di ratificare la convenzione IMO. Ciò minerà anni di duro lavoro da parte dei governi presso l'IMO, inclusi gli Stati membri dell'UE, così come da parte degli armatori e demolitori di navi per sviluppare una soluzione globale vincolante che possa veramente funzionare».
«È importante capire che secondo le disposizioni per l'entrata in vigore della convenzione di Hong Kong - ha aggiunto il segretario generale dell'ASF, Yuichi Sonoda - non è possibile che la convenzione entri in vigore a meno che non sia ratificata dalle principali nazioni di demolizione delle navi . Con queste proposte sorprendenti e incomprensibili che stanno creando grande preoccupazione tra l'industria e i governi in Asia - ha concluso Sonoda - si perderà per una generazione l'opportunità di migliorare gli standard tramite la convenzione di Hong Kong».
ECSA, ICS e ASF hanno precisato che se tali proposte verranno accolte dal Parlamento europeo, «il settore del trasporto marittimo dovrà lavorare con gli Stati membri al fine di garantire che le proposte vengano bloccate prima che sia troppo tardi. L'industria internazionale dello shipping - hanno sottolineato le associazioni - sta lavorando anche con i governi delle nazioni marittime extra UE che si ritiene possano far sentire chiaramente la loro voce a Bruxelles nel caso il Parlamento europeo dia il via libera alle proposte».
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