- Il V Rapporto dell'Economia del Mare realizzato della Federazione del Mare assieme al Censis conferma il dinamismo del cluster marittimo italiano, che contribuisce al prodotto interno lordo nazionale per 32,6 miliardi di euro (2,03%) e dà occupazione a circa il 2% della forza lavoro del Paese (471mila persone fra addetti diretti ed indotto).
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- Il Rapporto, presentato oggi a Milano nella sede della Camera di Commercio a Palazzo Turati dal presidente della Federazione del Mare, Paolo d'Amico, evidenzia tra l'altro che oggi la flotta di bandiera italiana è tra le principali al mondo (la terza dei grandi Paesi riuniti nel G20) e supera i 17 milioni di tonnellate di stazza, con posizioni di assoluto rilievo nei settori più sofisticati (ro-ro, navi da crociera, navi per prodotti chimici). Inoltre l'Italia mantiene la leadership europea nel traffico crocieristico, con 6,2 milioni di passeggeri e 4.600 scali di navi, e nella costruzione di navi passeggeri e motor-yacht di lusso.
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- I dati confermano anche l'arretramento del sistema portuale italiano dal primo al quarto posto in Europa per importazioni ed esportazioni di merci via mare, con 194 milioni di tonnellate, in buona parte imputabile al calo degli approvvigionamenti all'economia nazionale legato alla crisi.
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- Il Rapporto spiega che l'impatto delle attività marittime sull'economia italiana va oltre gli aspetti più strettamente legati alla loro dimensione trasportistica e coinvolge direttamente anche i settori produttivi, manifatturieri e terziari, dell'economia. Il cluster marittimo industriale spende annualmente in acquisti quasi 20 miliardi di euro: 3.600 milioni in prodotti della raffinazione del petrolio, 1.870 milioni in servizi di noleggio, leasing, attività finanziarie e assicurative, 1.780 milioni in servizi logistici, 1.520 milioni in prodotti metallici e metallurgici, 1.070 milioni in servizi di distribuzione commerciale all'ingrosso, 980 milioni in navi, componenti navali e altri mezzi di trasporto, 760 milioni in servizi legali, di contabilità, di architettura e di ingegneria, 650 milioni in prodotti alimentari e bevande, 610 milioni in apparecchiature meccaniche ed elettriche, 480 milioni in computer e servizi connessi, 460 milioni in servizi di vigilanza e di supporto agli uffici, 360 in attività immobiliari, 340 milioni in servizi delle agenzie di viaggio, 265 milioni di euro nel settore delle costruzioni, 260 milioni in prodotti chimici, 250 milioni in telecomunicazioni, 240 milioni in mobili e altri manufatti, 220 milioni in prodotti di plastica, ecc. Per costi di distribuzione, in buona parte relativi a pesce diretto a ristoranti e industria alimentare, quasi due miliardi di euro. Il documento sottolinea che c'è poi il grande capitolo, altrettanto importante, degli acquisti di beni e servizi effettuati da diportisti e croceristi al di fuori del settore marittimo, valutati in oltre due miliardi di euro.
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- In termini di valore della produzione, i trasporti marittimi si collocano al primo posto tra le attività industriali (11,8 miliardi di euro); vengono poi le attività di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti (5,4 miliardi), la navalmeccanica (5,1 miliardi), la nautica da diporto e la pesca (rispettivamente 2,8 e 1,9 miliardi, che dati i forti indotti a valle salgono a 4,5 e 4,8 miliardi di contributo al PIL). Le attività marittime istituzionali (Marina Militare, Capitanerie di Porto - Guardia costiera, Autorità Portuali, INAIL - settore marittimo) pesano per 4,6 miliardi.
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- Il Rapporto specifica inoltre che altri dati di grande impatto, per la natura a rete del cluster, sono il moltiplicatore del reddito che è pari a 2,63, ed il moltiplicatore per l'occupazione che è pari a 2,77: pertanto 100 euro di incremento del reddito nell'ambito del cluster marittimo attivano circa 263 euro di reddito nazionale e 100 nuove unità di lavoro del settore marittimo attivano 277 unità a livello nazionale.
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- Valutando l'impatto occupazionale diretto del cluster, si evidenzia il contributo rilevante dei trasporti marittimi (34.725 ula dirette), seguito da quello delle attività logistiche ed ausiliarie che ruotano intorno ai porti (27.611 ula dirette). Da sole queste due attività costituiscono quasi il 50% delle unità di lavoro dell'intero cluster produttivo e di servizi. Seguono la pesca (27.555 ula dirette), la navalmeccanica (21.799), la cantieristica navale (9.945) e la nautica da diporto (14.017).
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