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BIMCO, così com'è la lista UE di cantieri autorizzati al riciclaggio di navi rappresenta una mera misura protezionistica
Frew: «alcuni mesi fa ho chiamato uno di questi “cantieri di riciclaggio” e non avevano ancora nemmeno iniziato a costruire il cantiere»
8 aprile 2019
A tre mesi dall'entrata in vigore del regolamento UE 1257 del 2013 sul riciclaggio delle navi, che si applica dal 1° gennaio scorso, oggi l'associazione internazionale dello shipping BIMCO ha denunciato che con questa normativa l'Unione Europea ha semplicemente introdotto delle misure protezionistiche nel settore dello smantellamento e demolizione navale. L'accusa giunge sulla scorta di uno studio sulla lista dei cantieri navali autorizzati dall'UE ad effettuare attività di riciclaggio delle navi ai sensi del regolamento europeo che è stato commissionato dall'associazione armatoriale alla Marprof Environmental, lista che è stata aggiornata alla fine dello scorso anno dalla Commissione Europea e che ora include 26 stabilimenti autorizzati ( del 17 dicembre 2018).
L'affondo del BIMCO è deciso: «l'elenco dell'UE - ha affermato il segretario generale e amministratore delegato dell'associazione, Angus Frew - è difficile da prendere sul serio. Alcuni mesi fa - ha affermato - ho chiamato uno di questi “cantieri di riciclaggio” e non avevano ancora nemmeno iniziato a costruire il cantiere».
Lo studio commissionato dal BIMCO distingue tra gli stabilimenti che possono essere considerati strutture specializzate nel riciclaggio delle navi e pronte all'attività e quelli che non dovrebbero essere considerati tali in quanto, secondo quanto evidenzia l'analisi, «ci si aspetta che un impianto commerciale di riciclaggio di navi sia attivo ed abbia il riciclaggio delle navi come priorità di mercato, come funzione principale e come attività prioritaria». In base a tale analisi, solo nove cantieri - precisa lo studio senza specificare di quali stabilimenti si tratti - mostrano questi requisiti, mentre 17 non li posseggono e dovrebbero essere esclusi dalla lista, inclusi quattro che non dovrebbero neppure essere considerati attivi in quando due cantieri non sono stati ultimati, uno risulta insolvente ed uno è stato venduto.
Di questa analisi il BIMCO sottolinea in particolare come dei soli nove cantieri navali che potrebbero realisticamente effettuare attività di riciclaggio di navi, solamente tre potrebbero smantellare navi di rilevanti dimensioni, ovvero unità Panamax o più grandi.
Lo studio specifica che dei 26 cantieri autorizzati, 13 sono cantieri di riparazione navale o cantieri multifunzionali che ripongono una bassa priorità all'attività di riciclaggio delle navi oppure sono di norma finanziati per attività di smantellamento di navi militari, per progetti speciali, per lo smantellamento di strutture offshore o per altri progetti specifici e quindi con un'attività che renderebbe il riciclaggio di navi commerciali non economicamente redditizio.
Il BIMCO ha denunciato anche le modalità di selezione dei cantieri da includere nella lista dell'UE. Per il BIMCO, infatti, «apparentemente i cantieri navali dell'Unione Europea sono ammessi nell'elenco senza soddisfare criteri uniformi, mentre i cantieri extra UE, prima di essere inclusi nella lista, devono essere controllati sulla base di precisi criteri da parte di ispettori della Commissione Europea. Sinora - ha osservato l'associazione - sono stati inclusi solo due cantieri turchi ed uno statunitense». Sottolineando che «i controlli dovrebbero prendere in esame e premiare i miglioramenti ottenuti in tema di salute, sicurezza e salvaguardia dell'ambiente che sono stati raggiunti da stabilimenti in Asia», il BIMCO ha evidenziato che, «inoltre, dovrebbero essere condotte anche effettive ispezioni nei cantieri dell'UE».
«Ad oggi - ha rilevato ancora l'associazione armatoriale - alcuni cantieri asiatici stanno ancora attendendo l'autorizzazione a due anni dalla presentazione della domanda, senza alcuna prospettiva di essere inclusi nella lista o di indicazioni perché ciò possa avvenire». «Il BIMCO - ha spiegato Frew - vuole che gli stabilimenti migliorino la loro sicurezza e le loro performance ambientali, ma se per le strutture che non fanno parte dell'UE non vi è alcuna possibilità di entrare nell'elenco, il regolamento continuerà a non raggiungere questo obiettivo e rappresenterà semplicemente un atto per proteggere il mercato del riciclaggio delle navi dell'UE».
Associandosi all'invito formulato due anni fa dall'associazione degli armatori europei ESCA affinché la lista degli stabilimenti autorizzati dall'UE ad effettuare attività di riciclaggio delle navi venga aperta a cantieri al di fuori dell'Unione Europea che già soddisfano i criteri stabiliti dalla Convenzione di Hong Kong, normativa approvata in sede IMO il 15 maggio 2009 ( del 15 maggio 2009 e 13 gennaio 2017), il BIMCO, auspicando che questa Convenzione entri in vigore nel più breve tempo possibile, ha sottolineato la necessità che i politici dell'UE riconoscano i passi avanti compiuti dai cantieri extraeuropei nel campo della demolizione navale.
L'Hong Kong International Convention for the Safe and Environmentally Sound Recycling of Ships, che è aperta alla firma degli Stati dal 1° settembre 2009 e che entrerà in vigore 24 mesi dopo la ratifica da parte di almeno 15 Stati che rappresentano almeno il 40% della flotta mondiale e la cui capacità di riciclaggio di navi negli ultimi dieci anni rappresenta almeno il 3% della capacità mondiale, attualmente vede otto Stati contraenti per una capacità della flotta in termini di tonnellate di stazza lorda pari al 21,32% circa del totale mondiale e per una capacità annua di riciclaggio delle navi negli ultimi dieci anni che risulta pari a 1,66 milioni di tsl, pari allo 0,60% del totale mondiale.
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