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Fedespedi, l'emergenza coronavirus sta frantumando la catena italiana della logistica
Moretto: fondamentale la richiesta di Confetra di creare una task force al MIT
26 febbraio 2020
L'emergenza coronavirus sta frantumando la catena italiana della logistica. Lo denuncia Fedespedi: «la supply chain logistica - ha sottolineato la presidente della federazione delle case di spedizione nazionali, Silvia Moretto - rischia il collasso e con essa l'economia italiana. Se si fermano import ed export l'Italia rischia il KO tecnico. Fondamentale - ha precisato - la richiesta di Confetra di creare una task force al MIT. Serve un coordinamento centrale: occorre ascoltare gli operatori e dare disposizioni omogenee su tutto il territorio nazionale che non penalizzino logistica e produzione».
«Le tempistiche dei controlli sulle merci in import da Paesi extra UE (non solo dalla Cina) - ha spiegato Moretto - hanno raggiunto livelli insostenibili. Basti pensare al caso denunciato dalle nostre imprese a Genova: l'attesa media di completamento dei controlli sulle merci in ingresso è passata da due a otto giorni e situazioni simili si riscontrano in molti porti e aeroporti del nostro Paese. Questa situazione si aggiunge al blocco della produzione in Cina, uno dei principali Paesi fornitori dell'Italia e dell'Europa, che mette a rischio gli approvvigionamenti per persone e imprese. Sempre a Genova sono già oltre 50 i collegamenti via mare cancellati con la Cina. Drammatico anche il calo dei volumi in import in Veneto, soprattutto via aerea. Le scorte iniziano a scarseggiare (Federmeccanica, per fare un esempio, ha dichiarato che avranno seri problemi se gli approvvigionamenti non riprenderanno entro metà marzo, tra due settimane) e quando finiranno si interromperanno intere filiere produttive».
Moretto ha ribadito che «Fedespedi aderisce pienamente all'iniziativa di Confetra, che ha chiesto al ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, di istituire una task force per monitorare in tempo reale gli impatti del coronavirus sulla logistica e gestire questa crisi garantendo un coordinamento a livello centrale e disposizioni omogenee su tutto il territorio nazionale. No - ha evidenziato la presidente di Fedespedi - a psicosi e a soluzioni locali, prese in ordine sparso e senza ascoltare la voce degli operatori economici. L'emergenza coronavirus impone di accendere i riflettori sulla logistica che è vitale per la sopravvivenza dell'economia del Paese. Se la zona rossa di interdizione al traffico si allargasse dal lodigiano alle province di Milano, Bergamo o Brescia, ad esempio, si andrebbe a bloccare la prima economia del Paese, e con essa una buona fetta dell'export italiano e dei flussi di merci dei principali scali del Nord Italia. Occorre che le istituzioni e il governo prendano una volta per tutte coscienza della strategicità del nostro settore: senza produzione e senza logistica, senza import ed export, la nostra economia - già prevista in crescita solo dello “zero virgola” - rischia la recessione nel 2020. Non ce lo possiamo permettere».
Secondo Fedespedi, «una possibile soluzione immediata per normalizzare i flussi di merce che ancora resistono potrebbe essere quella di sgravare gli Uffici di Sanità Marittima (USMAF), già gravemente sotto organico e in difficoltà prima della crisi coronavirus, dei controlli sui passeggeri, affidando questi ultimi ad altri enti pubblici sul territorio, come le ASL. Lo scorso 8 gennaio, prima dell'emergenza - ha ricordato Moretto - abbiamo incontrato insieme a Confetra il Ministero della Salute per segnalare la grave carenza di medici addetti al controllo delle merci. Ora che questi pochi medici sono stati spostati ai controlli sulle persone, i servizi alla merce sono paralizzati e questo non è accettabile. La nostra logistica così rischia il KO tecnico».
«La situazione in continua evoluzione, inoltre - ha concluso Moretto - richiede valutazioni attente che non penalizzino il Sistema Italia. Occorre monitorare le iniziative prese da altri Paesi (UE e non) nei nostri confronti: ora che il virus ha diffusione anche in Italia, il nostro Paese rischia l'isolamento. La politica faccia sentire la sua voce con fermezza contro decisioni ingiustificate e contrarie alla libera circolazione di persone e merci in area Shengen».
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