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Federagenti, il caso Venezia dimostra la fragilità le monoculture economiche nelle fasi di crisi
La federazione degli agenti marittimi denuncia che il governo ha disatteso gli impegni per il rilancio dello scalo portuale lagunare
8 maggio 2020
Federagenti denuncia che il governo non solo ha disatteso l'esortazione di febbraio della comunità marittimo-portuale di Venezia a consentire lo sviluppo dello scalo portuale cittadino ( del 13 febbraio 2020), ma di aver anche mentito il giorno stesso in cui era stata avanzata questa sollecitazione avendo dichiarato con soddisfazione di aver risolto definitivamente il problema del cosiddetto “protocollo fanghi”, fatto questo che avrebbe dovuto così dare il via a tutta una serie di lavori di escavi vitali per il porto. «Questo - ha accusato la federazione degli agenti marittimi italiani - non è successo e oggi scopriamo che in realtà il protocollo è ancora dentro qualche cassetto ministeriale e non certamente per colpa del virus che nel frattempo ha sconvolto il nostro paese ed il mondo intero».
Federagenti ha evidenziato inoltre come l'attuale emergenza per la pandemia di Covid-19 abbia messo ancora più in luce come lo snaturamento della vocazione di Venezia quale emporio, porto e capolinea di commerci possa avere effetti fatali se non si pianifica una convivenza fra città e porto, tra città ed economia. Secondo Federagenti, la crisi sanitaria ha reso evidente, in particolare per Venezia, che le città la cui economia è basata su di una monocultura - nel caso di Venezia il turismo - rischiano di essere annientate da emergenze globali e che senza investimenti immediati finalizzati a interventi infrastrutturali - nel caso del porto di Venezia i dragaggi dei canali per il transito delle navi - anche il tessuto economico apparentemente più sano può facilmente disgregarsi e sgretolarsi.
«Le monoculture economiche - ha spiegato il presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci - mettono a nudo tutta la fragilità intrinseca di comunità locali che si rivelano del tutto incapaci di affrontare le emergenze, mentre la logistica, la supply chain, e quindi porti, aeroporti, ferrovia, centri merce, si sono rivelati e si confermano come l'unico strumento in mano a sistemi economici nazionali anche nel quadro di una globalizzazione rivelatasi ad alto rischio, in grado di contrastare gli effetti negativi più devastanti delle crisi e di favorire una convivenza fra vocazioni economiche e culturali differenti. Venezia - ha sottolineato Duci - è per noi, ma potrebbe diventare per tutti il simbolo di ciò che non va perseguito, di ciò che va fatto urgentemente e di ciò che avrebbe dovuto essere realizzato per tempo».
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