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ASSOCIAZIONI
Mattioli (Confitarma): senza un correttivo all'inclusione dello shipping nell'ETS, l'UE rischia di contraddire se stessa ingenerando un dannoso modal back shift
La politica del fare - ha sottolineato riferendosi alla riforma della portualità - non deve essere solo la politica del fare le leggi ma la politica del fare le cose. Salvini prospetta il commissariamento di tutte le AdSP, disposizione che secondo Uilt e Filt getterà il settore nel caos
Roma
30 ottobre 2023
In occasione dell'assemblea pubblica di Confitarma, tenutasi
ieri a Roma presso l'Auditorium della Tecnica di Confindustria,
nella sua relazione, che pubblichiamo nella rubrica “Forum
dello Shipping e della Logistica”, il presidente della
confederazione armatoriale, Mario Mattioli, ha affrontato diversi
temi cruciali per il futuro dell'industria marittima sia italiana
che internazionale, tra cui le nuove norme per la decarbonizzazione
dello shipping, le norme allo studio in Italia per la portualità
e l'armamento e la questione della riduzione del numero di giovani
italiani che scelgono una carriera in campo marittimo.
Relativamente alla transizione verde del trasporto marittimo,
settore che - ha ricordato Mattioli - è stato «chiamato
a dare un importante contributo nel contrasto al cambiamento
climatico e alla decarbonizzazione» nonostante «a
livello globale sia responsabile solo di circa il 2% di emissioni di
CO2 e di circa il 3% di gas serra », il presidente della
Confederazione Italiana Armatori si è soffermato sulle misure
introdotte a livello internazionale dall'International Maritime
Organization (IMO) e su quelle adottate dall'Unione Europea che - ha
specificato - «mira a ridurre le emissioni nette dei gas
responsabili dell'effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli
del 1990 per raggiungere la neutralità climatica entro il
2050». Riferendosi alle misure dell'UE, Mattioli ha
sottolineato che «è grave constatare che già
l'anno prossimo il settore marittimo verrà inserito
all'interno dell'ETS, il sistema di scambio di quote di emissioni di
gas effetto serra. Sarà inevitabile - ha osservato -
l'incremento del costo del trasporto marittimo da e per i porti
dell'UE. I settori più penalizzati saranno quelli dei
traffici intracomunitari e del nostro cabotaggio, in particolare le
navi traghetto, vettori delle Autostrade del Mare e al servizio
della continuità territoriale. Senza un intervento correttivo
- ha evidenziato il presidente della Confitarma - l'UE rischia di
contraddire se stessa ingenerando un dannoso modal back shift, cioè
il ritorno dei camion dalle navi alla strada, con conseguente e
paradossale incremento delle emissioni di agenti inquinanti».
Sempre riferendosi agli effetti dell'inclusione nell'UE ETS del
trasporto marittimo, Mattioli ha rimarcato che «a rischio sono
anche i nostri porti. Assoporti - ha ricordato - ha denunciato con
preoccupazione che le navi scaleranno quelli di altri paesi del
Mediterraneo non soggetti alle regole comunitarie» e che, «per
tali ragioni Confitarma, in linea con la posizione dell'ECSA,
l'associazione degli armatori europei, è da sempre contraria
all'adozione di soluzioni a carattere regionale, distorsive rispetto
alle misure adottate a livello globale».
Soffermandosi sul tema della portualità, con la recente
riproposizione da parte del vice ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Edoardo Rixi, del “modello spagnolo” per dare
una nuova forma di governance ai porti italiani, «ma noi - ha
rilevato il presidente della Confitarma - il nostro “Puertos
del Estado” ce lo abbiamo già, solo che non ce ne siamo
accorti o facciamo finta di non essercene accorti. Con questo
vogliamo dire - ha spiegato - che l'assetto attuale non necessita di
chissà quale stravolgimento ma, piuttosto, di interventi
mirati per migliorare ciò che finora non ha funzionato come
avrebbe dovuto. E quindi ben vengano, ad esempio, interventi per una
rivisitazione della Conferenza dei presidenti che possa finalmente
attuare quanto già previsto dall'articolo 11-ter della legge
84/94, ovvero un concreto coordinamento della strategia portuale
nazionale». «A nostro avviso - ha proseguito Mattioli -
inseguire progetti più grandi ci allontana dall'obiettivo e
allunga i tempi quando il tempo è una delle risorse più
preziose che abbiamo. La politica del fare non deve essere solo la
politica del fare le leggi ma la politica del fare le cose».
Augurandosi «che non vengano disperse le straordinarie
competenze e professionalità del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti e che anzi se ne incrementi la
dotazione organica affinché possa continuare a gestire con
costante ed esemplare impegno le quotidiane e numerose criticità
del nostro settore», Mattioli ha specificato che nel contempo
Confitarma auspica «una ripartizione chiara delle competenze
in capo alle diverse amministrazioni e alle autorità di
vigilanza e di regolazione - in primis l'ART con la quale abbiamo da
sempre un dialogo franco e costante - la creazione di un sistema di
regole chiare ed uniformi, nonché un rafforzamento del
processo partecipativo degli stakeholder nelle scelte strategiche
che riguardano il settore marittimo-portuale».
Quanto all'esigenza di facilitare l'accesso dei giovani al
lavoro marittimo, Confitarma propone una «semplificazione
normativa dei requisiti di accesso alle professioni del mare che
rappresentano una pesante barriera d'ingresso per i giovani. Tali
barriere - ha affermato Mattioli - sono, infatti, tra le principali
ragioni per cui in Italia sempre meno giovani scelgono di lavorare
sul mare, in un momento storico nel quale, invece, gli armatori
hanno necessità di assumere! Solo abbattendole si potrà
contrastare la carenza di lavoratori marittimi italiani e non
disperdere il loro patrimonio di competenze e la nostra tradizione
marinara, da sempre riconosciuti in tutto il mondo. Un primo segnale
in tal senso - ha rilevato - è rappresentato dalle risorse
stanziate dall'art. 36 del recente “Decreto Lavoro” che
prevede un sostegno alla formazione iniziale dei giovani che
vogliono lavorare per mare. Tuttavia, per ottenere i risultati
auspicati, occorre che il decreto interministeriale che attuerà
tale disposizione consenta l'utilizzo effettivo delle risorse
stanziate».
«L'altra disposizione contenuta nel citato art. 36 - ha
osservato ancora Mattioli - conferma, inoltre, quanto da sempre
sostenuto da Confitarma: gli irragionevoli vincoli di nazionalità
degli equipaggi, rigidamente imposti nel 2016 dal cosiddetto decreto
Cociancich, hanno sortito come unico effetto serie difficoltà
operative sui collegamenti essenziali per la continuità
territoriale e il turismo».
L'assemblea è stata conclusa dall'intervento del vice
presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che, parlando della
riforma della governance della portualità italiana, ha
prospettato un commissariamento delle Autorità di Sistema
Portuale in attesa delle nuove norme. Una prospettiva sciagurata
secondo i sindacati Uiltrasporti e Filg Cgil. «Ci sfugge
assolutamente - ha affermato il segretario generale della
Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi - quale possa essere l'utilità
di un commissariamento delle autorità di sistema portuale se
non quella di bloccare il sistema di pianificazione e investimenti
del settore, proprio in un momento come questo in cui è
fondamentale portare a termine i progetti avviati con il Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza. La riforma dei porti - ha
sottolineato Tarlazzi - deve servire ad aggiornare e migliorare i
punti deboli di un sistema che ha dimostrato di funzionare e di
poter garantire al mondo portuale italiano di resistere a momenti di
crisi come ad esempio durante la pandemia. A nostro avviso le
Autorità di Sistema vanno supportate e messe in condizione di
lavorare, mantenendo sicuramente la loro natura pubblicistica, in un
quadro di regole che tuteli il lavoro portuale e lo sviluppo
equilibrato delle aziende. È necessario che si sviluppi una
vision di sistema paese nella quale il Mit svolga un ruolo di
pianificazione, indirizzo e controllo affinché non si
realizzino posizioni dominanti che possano pregiudicare lo sviluppo
del sistema portuale italiano nel suo complesso».
Con questa ipotesi di riforma , secondo Filt Cgil, «si
rischia di gettare nel caos il settore della portualità
italiana». «Le ipotesi avanzate da Salvini e Rixi di
commissariamento delle Autorità di Sistema Portuale e di
modifica della loro natura giuridica - ha evidenziato la Federazione
dei Trasporti della Cgil - si calano dentro uno scenario
particolarmente delicato sotto diversi punti di vista, non ultimo
l'imminente apertura del tavolo di rinnovo del contratto nazionale
di lavoro di categoria e mettono a repentaglio gli investimenti in
atto, soprattutto quelli legati al PNRR. Per noi è
assolutamente indispensabile approcciarsi al tema della riforma
della portualità con grande attenzione, attraverso proposte
mirate che salvaguardino gli attuali assetti derivanti dalla legge
84/94, favorendo lo sviluppo equilibrato del settore portuale
nazionale senza creare inutili e dannose incertezze. Restano,
inoltre, ancora troppi i problemi aperti nel settore che stanno
penalizzando fortemente le lavoratrici e i lavoratori, a partire
dall'assenza dei decreti attuativi sul fondo di accompagno all'esodo
e sul divieto di autoproduzione fino alla mancanza di interventi
sulla questione della salute e sicurezza in ambito portuale.
Rinnoviamo nuovamente al Mit - ha esortato la Filt Cgil - la
richiesta di ascoltarci attraverso un confronto costante e non
sporadico. Diversamente non assisteremo con le mani in mano perché
la portualità non può essere riformata senza un vero
coinvolgimento del mondo del lavoro».
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