Decarbonizzare il trasporto marittimo sarà impegnativo e
molto, molto costoso, ma è indispensabile. Lo ha sottolineato
Rebeca Grynspan, segretaria generale della Conferenza delle Nazioni
Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), intervenendo con un
videomessaggio alla COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sul
clima che si è conclusa ieri a Dubai. Sottolineando che il
trasporto marittimo è la linfa vitale dell'economia globale
movimentando oltre l'80% del volume degli scambi commerciali
mondiali, Grynspan ha ricordato che, tuttavia, questo cruciale
settore contribuisce anche a quasi il 3% delle emissioni globali di
gas serra e che, con la crescita dei commerci via mare, solo negli
ultimi dieci anni le emissioni sono aumentate del 20%, «una
strada - ha evidenziato - che semplicemente non possiamo permetterci
di continuare a percorrere».
Secondo la segretaria generale dell'UNCTAD, pertanto, «è
necessaria un'azione coraggiosa e globale per decarbonizzare il
trasporto marittimo» ed è indispensabile «garantire
che la decarbonizzazione sia efficace, giusta ed equa».
«Sappiamo - ha aggiunto Grynspan - che la decarbonizzazione
non sarà economica. La nostra “Review of Maritime
Transport 2023” - ha ricordato riferendosi all'ultima analisi
dell'UNCTAD sul settore del trasporto marittimo pubblicata a settembre
(
del 27
settembre 2023) - riprende le precedenti stime secondo cui
saranno necessari fino a 28 miliardi di dollari all'anno per
decarbonizzare le navi entro il 2050, e l'incredibile cifra di 90
miliardi di dollari all'anno sarà necessaria per lo sviluppo
delle infrastrutture di combustibili a zero emissioni di carbonio
entro la stessa scadenza. Detto semplicemente, se gli sforzi di
decarbonizzazione non sono accompagnati da crescita economica, sana
regolamentazione multilaterale e innovazione tecnologica, c'è
il rischio che nel breve termine lascerà indietro proprio
quei Paesi che potrà aiutare maggiormente nel lungo termine.
Per allinearsi meglio agli obiettivi di riduzione delle emissioni di
gas serra fissati dall'IMO, il settore del trasporto marittimo
necessita anche di certezze e chiari incentivi economici per
decarbonizzarsi».
Grynspan si è soffermata sulle difficoltà che
attualmente stanno affrontando le società armatrici: «gli
armatori - ha spiegato .- si trovano di fronte a un dilemma: o
rinnovare la flotta adesso, senza chiarezza circa le regole, i
carburanti e le tecnologie future, oppure attendere fino a quando il
percorso e le normative sui carburanti alternativi saranno più
chiari. La buona notizia - ha sottolineato - è che,
nonostante questa transizione sia agli inizi, con il 99% della
flotta globale che dipende ancora dai carburanti convenzionali, c'è
speranza: il 21% delle nuove navi ordinate sono progettate per
carburanti alternativi, e ciò pone le basi per una nuova era.
Ciò evidenzia l'importanza di una collaborazione a livello di
sistema, di rapidi interventi normativi e di sostanziosi
investimenti in tecnologie e flotte verdi per far sì che
questa transizione funzioni. Ciò - ha aggiunto la segretaria
generale dell'UNCTAD - sottolinea una verità fondamentale: il
trasporto marittimo non può decarbonizzarsi da solo. È
necessaria un'azione che coinvolga l'intero ecosistema, chiamando in
causa il trasporto marittimo e il settore energetico».
Al fine di agevolare il percorso verso la decarbonizzazione
dello shipping, Grynspan ha esortato alla definizione di «un
quadro normativo universale applicabile a tutte le navi,
indipendentemente dalla loro bandiera o proprietà»,
appello che - pur non citandola, se non nei ringraziamenti finali -
Grynspan ha evidentemente rivolto alla consorella International
Maritime Organization (IMO), l'agenzia delle Nazioni Unite
incaricata di definire norme e standard per il trasporto marittimo
internazionale.
«Gli incentivi economici, come tributi o contributi
correlati alle emissioni - ha proseguito - possono accelerare questa
transizione rendendo i combustibili alternativi più
competitivi e i fondi possono essere utilizzati per investimenti e
per assicurare che i costi dei trasporti non danneggino le economie
più vulnerabili».
Concludendo, la segretaria generale dell'UNCTAD ha rilevato che
«il costo dell'inazione è molto elevato. Non possiamo
godere del lusso di perdere del tempo. L'industria marittima è
a un bivio e - ha osservato - non possiamo permetterci di esitare».