A causa dei ripetuti attacchi alle navi avvenuti nelle ultime
settimane nella regione del Mar Rosso meridionale il volume di
carichi containerizzati trasportato sulla rotta che la attraversa è
crollato di oltre la metà ed è attualmente quasi il
70% inferiore al volume normalmente atteso. Lo sottolinea il Kiel
Institute for the World Economy, l'istituto di ricerca tedesco sui
temi della globalizzazione, specificando che il “Kiel Trade
Indicator”, l'indice elaborato dall'istituto che stima
l'intensità delle importazioni e delle esportazioni di 75
nazioni, dell'UE e degli scambi commerciali mondiali, evidenzia che
lo scorso mese di dicembre l'import-export della Germania e dell'UE
con l'Asia orientale è risultato in alcuni casi notevolmente
inferiore rispetto al mese precedente, diminuzione attribuibile
probabilmente agli attacchi alle navi portacontenitori nel Mar
Rosso.
Il Kiel Institute ha reso noto che a dicembre 2023 gli scambi
commerciali mondiali hanno segnato un calo congiunturale del -1,3%
rispetto al mese precedente, con indicatori relativi all'Unione
Europea che sono negativi sia per le esportazioni (-2,0%) che per le
importazioni (-3,1%). Anche il commercio estero della Germania ha
seguito il trend di indebolimento degli ultimi mesi, con le
esportazioni (-2,0%) e le importazioni (-1,8%) in calo su base
mensile.
«La deviazione delle navi attorno al Capo di Buona
Speranza in Africa causata degli attacchi nel Mar Rosso - ha
osservato Julian Hinz , direttore del Trade Policy Research Center e
nuovo responsabile del Kiel Trade Indicator - significa che il tempo
necessario per trasportare le merci dai centri di produzione
asiatici ai consumatori europei viene notevolmente prolungato fino a
20 giorni. Ciò si riflette anche sui dati commerciali in calo
per la Germania e per l'UE, visto che le merci trasportate sono ora
ancora in mare e non sono ancora state scaricate nei porti come
previsto».
Secondo il Kiel Institute, dalla metà dello scorso mese
il volume di traffico dei container transitante nel Mar Rosso è
diminuito drasticamente e attualmente è pari a soli 200mila
teu al giorno rispetto ai circa 500mila teu a novembre 2023, e ciò
- ha precisato l'istituto - significa che il volume attuale è
inferiore del -66% rispetto a quello previsto sulla base dei volumi
transitati negli anni dal 2017 al 2019.
Il rapporto dell'istituto tedesco precisa che, tuttavia, se il
traffico containerizzato nel Mar Rosso è crollato, si prevede
però un impatto negativo minimo sul commercio mondiale,
nonostante il rilevante aumento del tempo di navigazione necessario
per circumnavigare l'Africa e il conseguente notevole aumento dei
noli marittimi, con una tariffa per il trasporto di un container da
40 piedi tra la Cina e il Nord Europa che attualmente è pari
a più di 4.000 dollari rispetto ai circa 1.500 dollari dello
scorso novembre, prezzo che però è ancora assai
lontano dai picchi registrati durante la pandemia del Covid-19
quando trasportare un container da 40' su questa rotta costava sino
a 14.000 dollari.
«Nonostante il notevole aumento dei costi di trasporto -
ha rilevato Hinz - non si prevedono quindi conseguenze evidenti sui
prezzi al consumo in Europa, soprattutto perché la quota dei
costi di trasporto sul valore delle merci per articoli costosi, come
l'elettronica di consumo, è solo pari a qualche millesimo».
Inoltre Hinz ha specificato che la situazione odierna non è
paragonabile a quella durante la pandemia di coronavirus né a
quella del blocco per sei giorni del traffico marittimo nel canale
di Suez avvenuto a marzo 2021 causato dall'arenamento della
portacontainer Ever Given: allora - ha spiegato - «i
blocchi portarono ad una drastica riduzione dell'offerta di beni e
contemporaneamente esplose la domanda in Europa», mentre ora -
ha rilevato - «a parte tempi di consegna leggermente più
lunghi per i prodotti provenienti dall'Estremo Oriente e l'aumento
dei costi di trasporto, ai quali il network delle navi
portacontainer dovrebbe adeguarsi rapidamente, non ci sono da
aspettarsi conseguenze negative per il commercio globale».