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Analisi comparata sulla competitività delle flotte europee |
L'aggiornamento dello studio "Analisi comparata sulla competitività delle flotte
europee" del gennaio 1996 si è reso necessario per mettere in evidenza le recenti
innovazioni normative introdotte da alcuni Stati europei.
Si registra la generale tendenza da parte degli Stati europei, una volta introdotte misure
volte a ridurre i costi di gestione delle loro rispettive flotte, a ridurre altresì
la pressione fiscale delle società di navigazione le cui navi operano prevalentemente
nei traffici internazionali.
In aggiunta alla Grecia, altri Paesi europei hanno deciso di allineare la loro normativa fiscale
a quella della migliore concorrenza in ambito internazionale. Nel corso del 1997 i Paesi Bassi
hanno varato una normativa che, a livello opzionale, consente la determinazione del reddito per
via forfettaria sulla base del tonnellaggio netto della nave. La Norvegia ha recepito invece
un sistema di tassazione simile a quello greco. La Germania ha in avanzata fase di studio un
progetto di tassazione del tipo greco-norvegese. Altri paesi (Portogallo e Spagna) consentono
forti abbattimenti del carico fiscale alle navi iscritte nei loro secondi registri (per Madeira
l'esenzione è totale). Da ciò ne consegue un ulteriore incremento della differenza
dei costi dell'armamento italiano rispetto ai concorrenti armamenti europei su valori non
sostenibili.
Nel corso del 1997 le aspettative create dall'accordo fra le parti sociali del 5 novembre 1996
hanno arrestato il fenomeno del depauperamento della flotta italiana.
Il progetto di legge italiano sul Registro internazionale, approvato dal Consiglio dei Ministri
il 21 marzo 1997, è rimasto fermo per lungo tempo in prima lettura alla Camera dei
Deputati per motivi che non avevano attinenza con la proposta di istituzione del Registro
internazionale; a fine dicembre è stato emanato il Decreto-legge n. 457 sullo stesso
tema.
La conversione del Decreto-legge n. 457 sul Registro internazionale italiano costituisce l'unica
possibilità per convincere gli armatori italiani dell'esistenza di un'alternativa alla
delocalizzazione delle navi e delle aziende con effetti negativi sull'occupazione; per rafforzare
tale convincimento sarebbe opportuno fossero recepite in sede di conversione in legge del detto
Decreto-legge n. 457 le esperienze già maturate dai nostri partner europei che nel
frattempo hanno già proceduto a modificare la loro specifica normativa nazionale rendendola
più rispondente e funzionale agli obiettivi da raggiungere.
Come già anticipato nell'edizione 1996 si riconferma che, in assenza del varo di specifiche
misure per il nostro armamento, la flotta italiana adibita ai traffici internazionali è
destinata a scomparire irrimediabilmente nel giro di pochissimi anni.
Di ciò le istituzioni nazionali e le parti politiche e sociali sono state ripetutamente
edotte anche attraverso la presente documentazione.
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