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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVIII - Numero 2/2000 - FEBBRAIO 2000 |
Porti
I progressi del Porto di Montreal
"Qualcuno in realtà non capisce l'importanza del
porto di Montreal. Costoro pensano che navi più grandi
possano minacciare la nostra stessa esistenza e che la localizzazione
a 1.000 miglia dal Nord Atlantico costituisca una buona ragione
per trascurarci" spiega il presidente e dirigente capo del
Porto di Montreal, Dominic J. Taddeo, prima di proseguire: "Nulla
è più lontano dalla realtà. Noi lo sappiamo
ma, del resto, da sempre dobbiamo convivere con questo particolare
modo di pensare".
Il Porto di Montreal comprende quattro distinti terminal contenitori
per una dimensione complessiva pari a 170 acri e fa parte della
MPA (Autorità Portuale di Montreal). La MPA è stata
costituita il 1° marzo 1999, allorquando la Legge Marittima
Canadese ha modificato lo stato giuridico della Corporazione Portuale
di Montreal al fine di darle maggiore autonomia e flessibilità
commerciale. La localizzazione interna del porto sta a significare
che esso è sulla soglia del cuore industriale nordamericano,
vale a dire il Mid-West statunitense. Anche altri importanti mercati,
quali il Nord-Est statunitense l'Ontario canadese sono facilmente
accessibili da questo porto.
Oltre ai tempi aggiuntivi di navigazione lungo il fiume San Lorenzo
(la rotta che necessariamente occorre percorrere per raggiungere
il porto), i vettori che servono Montreal devono affrontare altre
difficoltà. La più notevole è costituita
da una profondità massima dello specchio d'acqua pari a
soli 11,3 metri. Anche gli inverni canadesi sono conosciuti per
la loro rigidità e non è insolito che alcune parti
del San Lorenzo ghiaccino per diversi mesi all'anno.
Le più grandi navi in grado di percorrere questo corso
d'acqua sono, perciò, le unità da 2.800 TEU utilizzate
dalla Canada Maritime e dalla OOCL (Orient Overseas Container
Line), e tutte quante devono essere rinforzate contro il ghiaccio
per poter raggiungere Montreal tutto l'anno. Inoltre, Montreal
deve far fronte ad una dura concorrenza da parte di altri porti
situati lungo la costa orientale del continente nordamericano,
e segnatamente i porti statunitensi di New York/New Jersey nonché
le infrastrutture di Hampton Roads, in Virginia.
Nessuna delle sfide accennate rappresenta una novità e
questo porto canadese si è ritagliato una nicchia nell'ambito
dei servizi relativi ai traffici del Nord Atlantico. Spiega ancora
Taddeo: "Circa 25 anni fa, ci siamo attivamente impegnati
nella containerizzazione. Nel corso del nostro primo anno di attività,
il 1967, abbiamo movimentato 11.700 TEU. Molti scettici allora
avevano detto che, qualora la moda della containerizzazione avesse
davvero preso piede, Montreal non sarebbe stata in grado di tenere
il ritmo. In tutto questo tempo, invece, abbiamo continuato a
soddisfare le esigenze della nostra clientela e così siamo
stati in grado di crearci una nicchia".
Di conseguenza, egli ritiene che sia facile rispondere alla domanda
in ordine a che cosa sia stato realizzato a Montreal. "Noi
siamo un porto di transito, che dà un accesso veloce e
diretto al resto del mondo. Abbiamo treni dedicati che viaggiano
da e per gli importanti mercati di Detroit e di Chicago, nell'Illinois.
Disponiamo di un buon accesso all'autotrasporto. L'intero porto
è stato ricostruito con infrastrutture molto solide. I
vettori marittimi che fanno scalo a Montreal comprendono tutto
ciò e si sono pesantemente impegnati, ad esempio costruendo
navi speciali" ha dichiarato Taddeo.
Mike Jordan, presidente esecutivo della Canada Maritime, concorda:
"Montreal è lo scalo marittimo più vicino al
cuore industriale del Canada e degli Stati Uniti. Sono questi
i mercati nordamericani-chiave della Canada Maritime". Courtenay
Allan, direttore traffici transatlantici della OOCL, è
stato molto conciso: "Montreal è un porto per tutto
l'anno. La OOCL ha decenni di servizi via Montreal che i clienti
hanno imparato a conoscere come affidabili e costanti".
Oltre alla Canada Maritime ed alla OOCL, le principali linee
di navigazione che attualmente fanno scalo a Montreal sono la
BOLT Canada, la Cast, la DSR-Senator Lines, la Hapag-Lloyd, la
NYK Line, la Norasia Line e la P&O Nedlloyd. Complessivamente,
questi vettori rappresentano oltre il 95% dei volumi containerizzati
totali del porto.
Come può vedersi nella Tabella 1, Montreal continua a
far registrare un incremento dei propri risultati. Nel 1998, il
porto canadese ha movimentato 932.701 TEU, con un incremento del
7% rispetto agli 870.368 TEU movimentati nel corso del 1997. In
confronto, il porto di New York/New Jersey ha movimentato 2.456.993
TEU nel 1998, con un miglioramento dello 0,37% rispetto ai 2.456.886
TEU movimentati nel 1997.
TABELLA 1 |
CONFRONTO DEI RISULTATI IN TEU
TRA IL PORTO DI MONTREAL ED I SUOI PRINCIPALI CONCORRENTI
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Porto | 1.a metà 1999
| 1998 | 1997 |
1996 |
Baltimora | 274.778 | 486.861
| 474.012 | 474.638 |
Halifax | 229.296 | 425.435
| 459.176 | 392.273 |
Hampton Roads | 372.030 |
729.070 | 1.232.725 | 1.141.357
|
Montreal | 478.825 | 932.701
| 870.368 | 852.530 |
New York/New Jersey | 1.394.041
| 2.456.993 | 2.456.886 |
2.269.145 |
Filadelfia | 149.758 1
| 221.537 | 112.588 | 95.086
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Note: compresi i risultati relativi ai contenitori vuoti; 1 = cifre relative a tutto il mese di settembre
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Fonti: porti, dati del Containerisation International Yearbook
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Il dato complessivo di Montreal per la prima metà del
1999 è stato di 478.825 TEU. Ciò rappresenta il
51% del dato corrispondente all'intero 1998 e quindi costituisce
un incremento del 5,2% rispetto allo stesso periodo semestrale
del 1998 (455.268 TEU).
New York/New Jersey, tuttavia, ha fatto registrare un totale
di 1,39 milioni di TEU in relazione ai primi sei mesi del 1999.
Ciò equivale al 56% delle proprie cifre definitive per
il 1998, ma in realtà rappresenta un aumento del 17,4%
rispetto agli 1,15 milioni di TEU movimentati nel corrispondente
periodo del 1998.
Ciononostante, vi sono pochi dubbi che Montreal concorra in ordine
ai traffici relativi ad una zona costiera connaturata da una forte
concorrenza. Taddeo non ha dubbi su chi rappresenti il principale
sfidante di Montreal per i carichi. "In primo luogo, e prima
di tutti, riteniamo che i nostri principali concorrenti siano
i porti della Costa Orientale U.S.A. (New York/New Jersey e Baltimora)
nonché - alla luce delle loro eccellenti connessioni ferroviarie
- le infrastrutture di Hampton Roads. Inoltre, in qualche misura
a livello locale vi è Halifax".
"Tuttavia, New York/New Jersey sta ora assistendo al miglioramento
dei propri collegamenti ferroviari ed intermodali con i mercati
dell'Ontario e di Montreal, di modo che esso resta alla fine il
nostro concorrente numero uno" sottolinea.
Allan della OOCL offre il punto di vista di un vettore. "New
York/New Jersey è in vantaggio per quanto riguarda le destinazioni
nel giro di 200 miglia, ma oltre tale limite Montreal è
posizionata meglio dal punto di vista della localizzazione"
ha dichiarato.
Alla luce del fatto che il 60% di tutto il traffico containerizzato
che passa attraverso Montreal viene movimentato per ferrovia,
è essenziale per il porto poter disporre di eccellenti
connessioni e servizi intermodali ferroviari. "A Montreal
abbiamo i collegamenti intermodali e ferroviari. Tutte le parole
di moda che si sentono in giro, come sistemi intermodali integrati
senza interruzioni, qui si possono vedere in funzione" enfatizza
Taddeo.
Malgrado Montreal sia servita da due ferrovie, la CPR (Canadian
Pacific Railway) che fa parte del gruppo Canadian Pacific e la
CN (Canadian National Railway Company), il suddetto dirigente
ha idee molto chiare in ordine a che cosa gli piacerebbe veder
fare in futuro alle società ferroviarie. "La Canadian
Pacific si è molto impegnata a Montreal - che le è
familiare - per tutto quanto attiene le navi, le operazioni terminalistiche,
quelle ferroviarie nonché di autotrasporto. Infatti, la
CPR movimenta il 90% di tutto il traffico containerizzato che
viene movimentato per ferrovia. Alla CN resta solo il 10% ma noi
vediamo di buon occhio la sua presenza, poiché ciò
apporta concorrenza nel porto. Ovviamente, ci piacerebbe scoprire
che la CN movimenta più carichi. Si spera che nei prossimi
anni la ferrovia possa essere in grado di attirare altre linee
di navigazione a Montreal, fornendo loro una porta d'accesso".
Jordan commenta in relazione ai vantaggi intermodali del porto:
"Utilizzando Montreal quale punto di partenza intermodale,
il viaggio per via di terra diviene notevolmente più corto
di quanto non sarebbe a partire da un porto costiero".
Pertanto, dati questi elevati livelli di concorrenza portuale,
la crescita futura dei traffici containerizzati sarà forte
abbastanza perché Montreal riesca a sopravvivere? Taddeo
ritiene che le cose stiano proprio così. Tuttavia, è
consapevole delle difficoltà esistenti per riuscire a conseguire
tale risultato. "E' tutto collegato alle economie correlate
al consumo. Le previsioni a lungo termine inerenti alla crescita
economica e containerizzata dicono che vi è abbastanza
spazio per le attività portuali ed io credo che tale ipotesi
sia corretta. Peraltro, sarà dura per tutti, dal momento
che la parola d'ordine del settore marittimo è quella della
razionalizzazione. La gente vorrà continuare a raggruppare
i propri sforzi al fine di ridurre i costi. Molte linee di navigazione
e conferenze al momento stanno dandosi dei progetti finalizzati
alla ripresa delle tariffe. Questo è accettabile ai fini
di una fiorente concorrenza e della riduzione dei costi, ma si
deve pervenire anche al conseguimento di profitti" avverte
Taddeo.
Dato che i vettori marittimi e le conferenze cercano di ridurre
i costi e di conseguire maggiori economie di scala, una soluzione
potrebbe essere quella di servirsi di navi più grandi.
Tuttavia, dal momento che il fiume San Lorenzo offre una profondità
massima di soli 11,3 metri, questa tendenza potrebbe avere serie
conseguenze per il porto. Taddeo, comunque, non è d'accordo.
"Le navi più grandi avranno senz'altro un ruolo da
svolgere, ma il porto di Montreal serve uno specifico mercato
di nicchia. Io lo considero un'autostrada: infatti, noi assicuriamo
un servizio rapido, affidabile, efficiente ed in entrambe le direzioni
tra il Nordamerica e l'Europa" ha dichiarato. Spiega ancora:
"Allorquando le navi di dimensioni pari a 1.000 TEU arrivarono
sulla scena, qualcuno nel settore disse che Montreal sarebbe stato
by-passato. Poi arrivarono le navi da 1.500 TEU e si sentirono
gli stessi commenti. Poi vennero le navi da 2.500 TEU, quindi
quelle da 3.000 TEU, seguite da quella da 4.000 TEU. Ora abbiamo
navi che trasportano 6.000 TEU, ma noi siamo ancora qui a trarre
vantaggi dalla nostra nicchia. Le grosse navi ci vogliono, specialmente
per i viaggi giramondo, ma noi restiamo assai competitivi alla
luce dei collegamenti sette giorni su sette che le linee di navigazione
offrono sulla rotta da Montreal ai porti europei".
Allan della OOCL concorda: "Utilizzare le navi dalle dimensioni
di 2.800 TEU è assai efficace dal punto di vista dei costi.
Far risalire il San Lorenzo alle navi rappresenta un'opzione preferita
all'uso della ferrovia".
Secondo Taddeo, Montreal ha una lunga tradizione di raggiungimento
di profitti finanziari. "Realizziamo profitti sin dal 1980"
ha dichiarato orgogliosamente, prima di aggiungere: "E nel
1999 avremo un'altra annata di guadagni netti. Abbiamo sempre
seguito la politica di finanziare in proprio i nostri progetti
e continueremo così. Abbiamo un fondo spese capitale di
circa 121 milioni di dollari canadesi (82,7 milioni di dollari
USA) per i prossimi cinque anni".
Tra il 1999 ed il 2003, Montreal andrà ad investire 100
milioni di dollari canadesi (68,4 milioni di dollari USA) di denaro
proprio nel miglioramento dei terminals e delle infrastrutture
dedicate ai containers. Spiega Taddeo: "E' sempre meno costoso
servirsi del denaro del porto che finanziare tali progetti per
mezzo di una banca. Il denaro, peraltro, non è disponibile
in mancanza di una buona situazione di bilancio. Le regole del
gioco adesso sono cambiate per noi. Noi volevamo che nel contesto
della nuova normativa canadese sul settore marittimo si pervenisse
ad una completa privatizzazione, ma i nostri desideri non si sono
realizzati. Abbiamo ottenuto maggiori spazi di manovra ed una
più ampia libertà di autodeterminazione, di modo
che siamo ancora più incentivati ad essere sempre più
commerciali in futuro"
Nello stesso tempo, Montreal ha investito in informatica, il
che - a detta di Taddeo - rende il porto "uno scalo allo
stato dell'arte". Ad esempio, sono stati spesi 2 milioni
di dollari canadesi (1,37 milioni di dollari USA) in una nuova
rete di telecomunicazioni a fibre ottiche che consente la trasmissione
di un maggiore quantitativo di informazioni alla comunità
portale in modo più rapido ed efficiente. Inoltre, sono
stati investiti ulteriori 600.000 dollari canadesi (410.000 dollari
USA) in un sistema integrato ed automatizzato per l'identificazione
ed il riconoscimento ottico dell'equipaggiamento, il quale è
in grado di riconoscere la numerazione dei contenitori che entrano
od escono dal porto su treno o camion. Taddeo, tuttavia, è
del parere che queste ulteriori domande da parte dei clienti del
porto, come quella relativa ad un migliore flusso di informazioni
maggiormente dettagliate, siano facili da spiegare. "Si dovrebbe
ricordare che i nostri clienti vogliono di più da noi in
termini di servizi aggiuntivi poiché a loro volta viene
richiesto altrettanto dai propri clienti".
Montreal si è ritagliata con successo un ruolo quale porto
di nicchia al servizio di traffici di nicchia. Esso deve affrontare
alcuni svantaggi, quali la profondità delle acque, i limiti
dimensionali delle navi e la localizzazione interna, ma tutti
quanti sembrano essere compensati dai vantaggi, quali gli appropriati
collegamenti intermodali e ferroviari e la chiara comprensione
del ruolo svolto nella catena trasportistica. Montreal non sarà
mai un gigante in termini di risultati in containers, come ad
esempio lo è New York/New Jersey, ma - nel contesto di
un mondo assai competitivo - vi è qualche ragione per pensare
che Montreal non possa continuare a sfruttare la stessa lucrosa
vena in futuro? Non è probabile. In effetti, è verosimile
che nel prossimo decennio possa nuovamente porsi la medesima domanda
in ordine alla sopravvivenza di questo porto. Nel caso ciò
accadesse, occorre aspettarsi la stessa risposta di oggi.
(da: Containerisation International, gennaio 2000)
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