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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVIII - Numero 2/2000 - FEBBRAIO 2000 |
Industria
Migliori prospettive per la produzione di contenitori
Il 1999 dovrà probabilmente essere ricordato dal settore
produttivo di containers come l'anno dell'atteso ed auspicato
cambiamento? Solo il tempo potrà dirlo, ma tutti i segnali
indicano che i produttori di boxes alla fine dell'anno si sono
trovati ad affrontare una situazione notevolmente diversa rispetto
a quella di 12 mesi prima.
I prezzi dei contenitori finiti sono aumentati nel corso della
seconda metà dell'anno, rovesciando una tendenza di quattro
anni di declino quasi continuo. Per tutto il periodo precedente,
i prezzi medi dei boxes sono calati del 45% (una percentuale senza
precedenti) essendo stati guidati verso il basso dalla disponibilità
di materie prime più a buon mercato e dagli scherzetti
da tagliagole da parte di molti concorrenti in risposta alla presenza
di capacità in eccesso di produzione containerizzata. Nei
primi mesi del 1999, essi erano caduti al loro punto più
basso degli ultimi due decenni ed oltre.
I produttori della Cina centro-meridionale in quel momento quotavano
la produzione relativa ai 20 piedi standard franco fabbrica a
meno di 1.350 dollari USA per unità. Il corrispondente
prezzo dei 40 piedi è stato appena inferiore ai 2.100 dollari
USA. Dato che più dei due terzi di tutta la produzione
containerizzata relativa alle unità per carichi secchi
già provengono da produttori con sede in queste due regioni
cinesi, essi adesso finiscono per fissare i prezzi medi per i
containers di tutto quanto il mondo.
Nel terzo trimestre del 1999, sembrava che i prezzi non potessero
scendere ulteriormente. Tuttavia, c'è voluto anche un incremento
del 50% del costo delle pavimentazioni di legno compensato indonesiano
per indurre i produttori cinesi di box a fare ciò che in
precedenza si riteneva fosse impensabile, e segnatamente l'aggiunta
di un piccolo sovrapprezzo al loro prezzo di base. Esso inizialmente
ammontava solamente al 2-3%, ma è stato seguito da un ulteriore
incremento prossimo al 5% nel quarto trimestre. Alla fine del
1999, i prezzi franco fabbrica dei 20 piedi ammontavano in media
a circa 1.460-1.480 dollari USA in tutta la Cina, e si parlava
per di più di ulteriori aumenti.
Questa improvvisa, piccola ripresa nei prezzi dei contenitori
nuovi, dopo un così lungo periodo di decadimento, ha chiaramente
avuto un importante impatto di tipo psicologico sul settore della
costruzione di contenitori ed in particolar modo in Cina. Gli
incrementi, sebbene sinora siano a malapena riusciti a coprire
gli aumenti del costo del legno compensato e - da ultimo - dell'acciaio
in rotoli e Corten, stanno ora muovendo nella direzione giusta.
I principali gruppi produttivi, che offrono localizzazioni multiple
quanto alle fabbriche, sono stati svelti a cogliere al volo l'iniziativa
e si dice che stiano per prendere una posizione più rigida
con i loro clienti più importanti in ordine alla produzione
di quantitativi pianificati per il 2000. Naturalmente, molti ora
intravedono l'opportunità di riguadagnare qualcosa rispetto
alle perdite derivanti dai contratti siglati in precedenza nel
1998-99. Allo stesso tempo, il settore nel suo complesso continua
nel proprio consolidamento e molti impianti minori e meno efficienti
vengono al momento inghiottiti da rivali più grossi.
Altro elemento che ulteriormente corrobora la rinnovata fiducia
dei costruttori di box è la prospettiva che i volumi produttivi
si riprendano nel corso dell'anno appena iniziato. I risultati
conseguiti nel 1999 si sono dimostrati superiori alle attese e
hanno fatto seguito ad una produzione record nel 1998.
Come viene riassunto nelle Tabelle da 1 a 3, ci si aspettava
che la produzione complessiva di contenitori calasse del solo
2% rispetto a quella realizzata nel 1998, nonché che fosse
notevolmente superiore al totale realizzato nel 1997 (che, a sua
volta, in quel momento rappresentava una produzione-record). Precedenti
previsioni avevano suggerito che la forza dei risultati del 1998
(e del 1997) potesse comportare un calo del 10% nella produzione
relativa al 1999. Ciò veniva anche indicato dalle previsioni
di una crescita dei traffici più lenta.
TABELLA 1 |
PRODUZIONE MONDIALE DI CONTENITORI
NEL PERIODO 1990-99 (IN MIGLIAIA DI TEU)
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Anno | TEU |
1990 | 800 |
1991 | 920 |
1992 | 1.130 |
1993 | 975 |
1994 | 1.145 |
1995 | 1.390 |
1996 | 1.285 |
1997 | 1.405 |
1998 | 1.475 |
1999 | 1.445 |
Note: i totali comprendono i tipi marittimi e locali
|
Fonte: Analisi di mercato di Containerisation International
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Di fatto, la produzione relativa al 1999 è ammontata a
quasi 1,45 milioni di TEU. Inoltre, la costruzione di containers
standard e/o high cube per carichi secchi si è mantenuta
su livelli accettabili, dal momento che si riconosce che essa
sia diminuita di meno del 2% rispetto alle cifre del 1998. I tipi
suddetti hanno rappresentato più di 1,2 milioni di TEU
delle consegne del 1999, il che equivale all'84% circa della produzione
containerizzata globale (che comprende tutti i tipi). La corrispondente
produzione delle unità-frigo integrali, delle cisterne
e delle altre unità speciali (per carichi secchi) è
andata meno bene nel 1999, sebbene la domanda di swapbody e di
contenitori interni USA sia rimasta sostenuta (v. Tabella 2).
TABELLA 2 |
PRODUZIONE MONDIALE DI CONTENITORI
NEL PERIODO 1998-99 SUDDIVISA PER TIPI PRINCIPALI
(IN MIGLIAIA DI TEU)
|
Standard e high cube per carichi secchi |
1.225,0 | 1.210,0 |
Speciali per carichi secchi | 77,0
| 65,0 |
Frigo integrali | 95,0 |
87,0 |
Cisterne | 15,5 | 12,0
|
Regionali europei (swapbody) | 34,0
| 42,0 |
Regionali Nord America | 28,5
| 29,0 |
Totale | 1.475,0 | 1.445,0
|
Note: alcuni totali relativi al 1999 sono stimati
|
Fonte: Analisi di mercato di Containerisation International
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Ci si aspetta che la produzione di cisterne nel 1999 cali del
25% circa rispetto al 1998, e ciò in confronto ad un calo
stimato del 15% della produzione di TEU speciali per carichi secchi,
nonché dell'8,5% nella produzione di TEU frigo. La produzione
europea di swapbodies, specificamente destinati al trasporto combinato
(e non solo stradale), è aumentata del 20% almeno.
Come conferma la Tabella 1, la produzione complessiva annua del
1999 è - in effetti - la seconda di sempre (dopo quella
del 1998). Nel fornire un quadro di massima delle statistiche
globali dell'ultimo decennio, la Tabella 1 rivela come la produzione
degli ultimi anni abbia fatto scomparire quella conseguita nella
prima parte degli anni '90, allorquando un risultato annuo di
un milione di TEU veniva ancora considerato eccezionale.
La forza produttiva del 1997-98 era ingenerata dalla continua
forte crescita dei traffici containerizzati globali, che a loro
volta erano supportati da notevoli consegne di nuove portacontainers.
Anche lo stabile calo dei prezzi dei containers ha incoraggiato
ingenti investimenti (oltretutto in aumento) da parte dei vettori
marittimi e delle società di noleggio, spingendoli addirittura
ad acquistare quantitativi di equipaggiamento in eccesso. E' stato
proprio quest'ultimo sviluppo, unitamente all'improvviso shock
delle crisi finanziarie asiatica e russa, che ha in parte causato
la "mini-recessione" alla fine del 1998/inizio 1999
e ha comportato le originarie, meno ottimistiche previsioni produttive
relative ai contenitori.
Il principale fattore che ha contribuito al miglioramento delle
fortune dei produttori di box nel 1999 è rappresentato
dalla ripresa - più rapida di quanto ci si aspettasse -
dell'economia asiatica. Ciò ha già comportato un
volume maggiore di importazioni in entrata nella regione ed un
ritorno a flussi di traffico maggiormente bilanciati rispetto
a quelli di 2-3 anni fa. La domanda di contenitori è stata
particolarmente forte in Cina meridionale ed in Indonesia. Le
principali società di noleggio hanno inoltre fatto in modo
di sbarazzarsi di un notevole quantitativo di equipaggiamento
inattivo che prima giaceva nei depositi dell'Europa e del Nord
America, instradandolo alla volta dell'Asia, migliorando così
il tasso medio di utilizzazione.
A dispetto dei notevoli investimenti complessivi effettuati in
equipaggiamento containerizzato nel 1999, le società di
noleggio hanno comprato in proporzione meno boxes di quelli acquisiti
sia nel 1998 che nel 1997. Essi sono stati significativamente
"superati negli acquisti" dai vettori marittimi e dagli
altri operatori trasportistici. Questo contrasta con la situazione
del 1997, allorquando i noleggiatori avevano acquistato quantitativi
di contenitori senz'altro maggiori di quelli dei vettori e degli
altri operatori, nonché con la situazione del 1998, allorquando
i loro rispettivi acquisti avevano chiuso in parità.
Le prospettive per il 2000 suggeriscono che le società
di noleggio incrementeranno nuovamente i propri investimenti in
contenitori nuovi, dal momento che ci si aspetta che la carenza
di equipaggiamenti aumenti in certe zone. Inoltre, è probabile
che i vettori marittimi vengano scoraggiati dall'acquistare equipaggiamento
proprio dalla prospettiva di ulteriori aumenti dei prezzi.
Tutto questo è conforme ai tradizionali meccanismi di
approvvigionamento dei contenitori, che tendono a far salire gli
investimenti dei vettori quando i prezzi dei contenitori nuovi
calano, mentre tendono invece a rivolgersi in maggiore misura
al noleggio quando i prezzi sono più stabili ovvero sono
in aumento. Questo modello riflette il desiderio dei vettori di
evitare il rischio di comprare nel contesto di un mercato in salita.
Ciononostante, le dinamiche dell'odierno mercato marittimo containerizzato
sono tali che i grossi operatori globali sono costretti a mantenere
un livello relativamente alto di approvvigionamento di container
nuovi, semplicemente al fine di colmare il divario delle dismissioni
e di far fronte alle richieste di equipaggiamento da parte dei
propri alleati. Molte linee di navigazione di punta si sono impegnate
ad incrementare le flotte containerizzate di proprietà
- a spese di quelle noleggiate - al fine di conseguire una maggiore
efficienza operativa e non possono facilmente invertire tale strategia
una volta messa in atto.
Alla luce di tutto ciò, è probabile che le acquisizioni
di nuovi boxes nel 2000 vengano effettuate dallo stesso gruppo
di vettori di primaria importanza così com'è accaduto
nel 1999. Nel corso dell'anno in questione, la Triton Container
International è stata uno degli acquirenti di containers
maggiormente aggressivi in relazione a gran parte delle società
di noleggio, seguita dalla Textainer, dalla Interpool-CAI e dalla
Gold Container. I maggiori acquirenti tra i vettori marittimi
sono stati la Maersk Line, la P&O Nedlloyd, la Zim Container
Line, la Hapag Lloyd Containerline e l'astro nascente cinese China
Shipping Container Lines. Quest'ultima ha fatto notevolmente aumentare
l'attività dei produttori di box cinesi, con le sue ordinazioni
di equipaggiamento per un valore di oltre 30 milioni di dollari
USA nel corso dei primi mesi del 1999 e la successiva presa in
consegna di grossi quantitativi di unità noleggiate nel
terzo e nel quarto trimestre.
Proprio come la maggior parte dei contenitori viene ora acquistata
da una manciata di proprietari di punta, così anche la
gran massa della produzione è nelle mani di pochi grandi
gruppi. Allo stesso tempo, la produzione si è concentrata
sempre più in Cina a discapito di tutte le altre zone.
TABELLA 3 |
PRODUZIONE MONDIALE DI CONTENITORI
NEL PERIODO 1998-99 SUDDIVISA PER PRINCIPALI REGIONI/PAESI
(IN MIGLIAIA DI TEU)
|
| 1998 | 1999
|
Cina | 1.012,0 | 1.058,0
|
Sud-Est asiatico | 121,5 |
132,0 |
Altrove in Asia | 108,5 |
63,0 |
Europa Occidentale | 105,5 |
96,0 |
Europa centro-orientale e C.S.I. | 59,0
| 34,5 |
Americhe | 40,0 | 33,5
|
Altri | 28,5 | 28,0
|
Totale | 1.475,0 | 1.445,0
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Note: il totale comprende i tipi di contenitori marittimi e regionali; alcuni totali relativi al 1999 sono stimati
|
Fonte: Analisi di mercato di Containerisation International
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Come indica la Tabella 3, la Cina ha ora in pugno la produzione
containerizzata e la quota di consegne cui devono far fronte i
costruttori di questo singolo paese è tuttora in crescita
anno dopo anno. Le ditte cinesi da due anni conseguono risultati
annuali superiori al milione di TEU (di tutti i tipi) e si aspettavano
di realizzare nel 1999 il 73% della produzione globale; ciò,
rispetto ad una quota del 68,5% realizzata nel 1998 e del 66,5%
nel 1997. Inoltre, la loro quota complessiva relativa alla produzione
di unità per carichi secchi è ancora più
grande, essendo ammontata nel 1999 all'80%. Pure questa cifra
nel 1998 era inferiore (75%). Anche la produzione cinese di containers
per carichi secchi ha raggiunto per la prima volta il milione
di TEU nel 1999. La sua attuale percentuale di unità frigo,
attestata ad oltre 30.000 TEU, rappresenta il 35% della produzione
globale.
La Cina, tuttavia, afferma di possedere la maggiore percentuale
di capacità produttiva e - quindi - la maggiore quota di
infrastrutture inattive. Attualmente esistono in Cina quasi 1,5
milioni di TEU di capacità su più turni, rispetto
ai 2,15 milioni di TEU a livello mondiale, il che conferma che
al momento 450.000 TEU sono inutilizzati. Sebbene il paese affermi
di vantare circa 40 diverse fabbriche dedicate alla costruzione
di containers, si sa che al momento attuale solo 30 di esse sono
in attività, 25 delle quali controllate dai principali
gruppi.
La più grande è il CIMC, che ha aumentato il numero
dei propri impianti sino ad 11, in seguito all'assorbimento di
tre fabbriche nel corso del 1999 ed all'apertura di un nuovo impianto.
La sua capacità complessiva ammonta ad oltre 500.000 TEU/anno.
Il gruppo ha conseguito risultati-record pari a 450.000 TEU di
unità per carichi secchi ed a 17.500 TEU di unità
frigo nel 1999.
Altri importanti gruppi che effettuano operazioni in impianti
situati in diverse località della Cina sono la sud-coreana
Jindo Corp (che ha conseguito un risultato di 170.000 TEU circa
nelle tre proprie fabbriche cinesi), la Hyundai Precision, la
Singamas Holdings e la Tectrans Group. Le ultime due attualmente
stanno ampliando la propria rete di forniture in Cina, mediante
la collaborazione con fabbriche più piccole.
Ulteriori nomi significativi (anche se minori) sono la Kwangchow
Shipyard Container Factory, la Changzhou Xin Huachang International
Containers, la Associated Industries Shanghai, la Suzhou Asia
Container International e la Shanghai Paolong (gestita dalla Evergreen
Marine Corp). Tutti i gruppi e le società sopra menzionati,
se considerati nell'insieme, provvedono al 95% della produzione
cinese complessiva.
Com'è naturale, la situazione dei produttori di box di
altre parti del mondo, al confronto, è sempre più
nera, dal momento che gran parte di essi deve affrontare la prospettiva
di chiudere o di dedicarsi ad altre attività alternative
e più speciali. Molti produttori europei sono stati bravi
a cogliere la seconda opportunità, alla luce della crescita
della domanda di swapbodies intermodali, sebbene le opzioni disponibili
per le imprese con sede fuori dalla Cina siano più limitate.
Invece, le fabbriche hanno continuato a chiudere in tutta l'Asia,
il Sudafrica e le Americhe. In quasi tutti i casi, ciò
è stato dovuto alla quotazione di prezzi insopportabilmente
bassi da parte della Cina e dall'abilità di quei produttori
di riposizionare l'equipaggiamento in praticamente tutte le altre
località del mondo ad un prezzo più basso di quelli
praticati in loco.
Solamente 15 impianti containerizzati asiatici sono ancora attivi
al di fuori della Cina, tra cui alcuni che producono unità
frigo. L'unica fabbrica di unità per carichi secchi ancora
in funzione è la Kumbong Heavy Industries, con sede nei
pressi di Giacarta, che ha tratto vantaggio da una esplosione
locale della domanda di containers destinati all'esportazione
e che ha incrementato la propria produzione del 1999 sino a 90.000
TEU. Essa perciò rappresenta quasi per intero la produzione
attribuita complessivamente al Sud-Est asiatico nel 1999.
(da: Containerisation International, gennaio 2000)
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