|
CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 1/2001 - GENNAIO 2001 |
Trasporto fluviale
Quanto si deve intervenire?
La competenza per i corsi d'acqua navigabili sta passando dal
governo al settore privato. Fattore cruciale per il futuro dei
corsi d'acqua sarà comunque raggiungere un giusto livello
di coinvolgimento dell'attore istituzionale.
Il ruolo del governo nel sostenere i corsi d'acqua navigabili
interni sta cambiando rapidamente, lasciando molti operatori esistenti
non troppo contenti e alcuni nuovi potenziali partecipanti ed
investitori confusi sul modo in cui dovranno intervenire.
I cambiamenti sono in parte dovuti alla presa di coscienza del
fatto che il trasporto è solo una componente di una più
ampia funzione logistica, ma più specificatamente perché
il ruolo del governo nella sfera economica si sta evolvendo in
modo più globale, ed in particolare nel settore trasportistico.
Non troppi anni or sono le competenze governative in merito al
settore corsi d'acqua navigabili interni era molto più
chiaro: esso forniva le infrastrutture e tutelava gli operatori
esistenti, con lo scopo ultimo di essere il garante della stabilità
e di agire nel puro ed esclusivo interesse degli utenti.
Ma, nonostante tutte queste ottime intenzioni, azioni del governo
mal condotte e troppo superficiali hanno causato effetti opposti
ed indesiderati. Invece di servizi a basso costo, orientati all'utente,
con forti incentivi per venire incontro alle esigenze dei consumatori,
gli operatori del settore (molto spesso partecipati dal governo)
sono stati eccessivamente protetti da miriadi di regolamenti che
li proteggevano dalla concorrenza di nuovi potenziali attori.
Così, se da un lato si è raggiunta una sorta di
stabilità del mercato dei corsi d'acqua interni navigabili,
dall'altro il prezzo pagato è stato un fallimento in termini
di contemperamento di tutti gli interessi degli utenti. Gli operatori
non sono incentivati a soddisfare i bisogni dell'utente, le cui
richieste sono a volte distorte da controlli tariffari, e in questo
modo si è perso il contatto tra offerente servizi ed utilizzatore
degli stessi, ed il primo non riesce più a capire cosa
aspettarsi dal secondo.
Per di più, le imprese regolamentate soffrono dell'interferenza
del governo su questioni specificatamente operazionali, che conducono
a scopi scarsamente definiti ed ad un management molto passivo,
inerte di fronte ai mutamenti del mercato.
Come risultato, le flotte non sono state manutenute con precisione,
i servizi non sono migliorati e la qualità non è
cresciuta. Ad esempio, in Cina, le compagnie statali dei corsi
d'acqua navigabili operanti sullo Yangtze non hanno risposto al
continuo sviluppo delle ferrovie dovuto all'azione di attori statali
e semi-privati che è sfociato nella creazione del National
Trunk Highway System, e così la quota di mercato del trasporto
merci su corsi d'acqua interni si è praticamente dimezzata
negli ultimi 15 anni.
Un altro risultato è che i costi operativi sono stati più
elevati del necessario, perché il sistema non ha incoraggiato
l'utilizzo di navi di maggiori dimensioni. Mentre il trasporto
interno per corsi d'acqua navigabili potenzialmente ha un minore
costo unitario rispetto alla strada ed alla ferrovia, questo potenziale
può essere completamente sfruttato solamente utilizzando
navi di grandi dimensioni o efficienti chiatte-treno operative
su lunghe distanze.
Allora il compito principale del governo in merito ai corsi d'acqua
navigabili interni è di rendere possibile l'operatività
di navi che possano competere con le altre modalità di
trasporto. Questo implicherà il coinvolgimento degli investitori
privati per la costruzione delle adeguate infrastrutture fluviali
e la rimozione dei molti ostacoli burocratici alla ristrutturazione
delle compagnie di navigazione interna.
C'è bisogno di investimenti
I costi operativi aumentano ulteriormente allorché le vie
navigabili interne passano per più di un Paese. Ad esempio,
sul sistema fluviale Paraguay/Paranà, in Sud America, le
leggi stabiliscono che in ogni Paese gli equipaggi devono essere
della nazionalità del Paese stesso, e il risultato è
che gli spedizionieri marittimi preferiscono le ferrovie, private
e più concorrenziali, ma senza vincoli di questo tipo.
L'effetto è peggiorato dalla protezione delle bandiere,
che tuttora prevale nella navigazione interna, ma che per fortuna
è in via di eliminazione nel trasporto marittimo esterno.
Anche dove i Paesi hanno intrapreso dei patti di commercio, come
il Mercosur, non si è stati capaci di mettersi d'accordo
sul grado di libertà della bandiera del trasportatore.
Sul fiume Paraguay, l'Argentina vorrebbe abolire tutte le restrizione
sulle bandiere, sostituendole con un registro facoltativo, mentre
altri preferiscono un maggiore (Brasile ed Uruguay) o minore (Paraguay
e Bolivia) grado di protezione.
Le svariate imperfezioni causate dall'interventismo eccessivo
del governo si sono pertanto tramutate in un cambio globale nell'utilizzo
delle infrastrutture di trasporto a tutto favore di quelle fornite
dalle compagnie private. L'investimento nei porti dell'entroterra
può ora soltanto provenire da fonti private come avviene
per i porti di mare aperto. Ciononostante, dato che un efficiente
sistema di trasporti privato deve operare puramente nell'interesse
degli utilizzatori, è richiesto un minimo di coinvolgimento
del settore pubblico:
- nel fornire i finanziamenti per le componenti infrastrutturali
di base, per spianare la strada agli investimenti in infrastrutture,
porti e mezzi operativi da parte dei privati;
- nell'assicurare appropriate condizioni di sicurezza alle attività
di navigazione di porti e fiumi e nel monitorare la politica di
protezione ambientale;
- nel promuovere migliore integrazione fisica ed operativa di
mare, fiume e network terrestre, per meglio servire la logistica
e non solamente gli interessi del trasporto;
- nel contribuire al processo di agevolazione del commercio
nelle interfacce mare/fiume/terra, aiutando i porti di mare e
di fiume ad agire come partners creativi nello sviluppo del commercio
internazionale.
L'intervento governativo nei nuovi investimenti è necessario,
fintantoché il periodo di recupero dei costi e di bassi
ritorni finanziari sui capitali impiegati renderà poco
attrattivo al settore privato il comparto navigazione interna,
nonostante i bassi costi operativi.
La maggior parte delle componenti delle infrastrutture dei canali
di navigazioni interni ha vita economica più lunga di quelle
proprie delle altre modalità di trasporto. Operando al
60% della capacità, il costo infrastrutturale unitario
di un tipico canale interno navigabile è di circa 0,4 cents
USA per t/km, rispetto agli 1,1 cents USA per t/km di una ferrovia
a binario unico (assumendo un 75% di traffico merci) ed agli 1,5
cents USA per t/km di un'autostrada a quattro corsie (ipotizzando
un 35% di traffico camionale).
Comunque, gli investimenti in nuove infrastrutture stradali per
lo sviluppo delle economie nazionali generalmente producono tassi
di rendimento in eccesso del 20%, quelli in ferrovie intorno al
15% e quelli in canali interni di navigazione poco più
del 12%.
Il quadro purtroppo è ulteriormente peggiorato dal bisogno
che le vie interne di navigazione hanno di recuperare i costi
generati da miriadi di differenti tipi di utilizzatori e dal lento
tasso di crescita della domanda per il suo uso.
Nonostante questi ostacoli, l'Argentina ha iniziato ad attrarre
investimenti privati per dragare il canale nel fiume Paraguay
tra i porti di San Martin (26 km a Nord di Rosario) e Santa Fe,
a circa 380 km.
Mentre questo progetto ha forse più le caratteristiche
di un canale di accesso portuale piuttosto che quelle di un canale
navigabile interno, i principi sono molto simili, ed è
così dimostrato che è possibile attrarre capitale
privato ed esperienze operative, con un elevato grado di recupero
dei costi da parte degli utenti.
Comunque, pochi investimenti in corsi d'acqua interni generano
profitto se usati in questa singola modalità. Esempi recenti
da Cina e Tailandia enfatizzano che dov'è necessario dell'investimento
in muri di sbarramento (spesso meno costosi dell'ulteriore dragaggio
dei canali solo per la navigazione), l'atteso ritorno finanziario
dalla generazione di elettricità ed altre attività
può essere maggiore di quello dalla navigazione.
L'impatto ambientale degli sbarramenti, e la riallocazione dei
residenti, rendono praticamente impossibile il finanziamento privato
di detti sbarramenti per i canali interni. Si deve ricorrere al
finanziamento delle agenzie competenti, che hanno il potere di
negoziare per il riassetto delle terre.
Gli investimenti totali in canali navigabili interni e porti fluviali
sono globalmente cresciuti, aumentando la loro percentuale nelle
spese di trasporto da poco meno dell'8% negli anni Ottanta e nei
primi Novanta a più del 13%. Questo livello nuovo negli
investimenti renderà capaci le vie navigabili interne di
sfruttare completamente il proprio potenziale.
Un altro grande ruolo per i governi che concerne le vie navigabili
interne è lo stabilire i prezzi ed i meccanismi di recupero
dei costi che creano opportunità di profitto (non monopolistico)
agli operatori, e rendono capaci le agenzie che costruiscono le
infrastrutture di ottenere entrate sufficienti per mantenere e
sviluppare il proprio capitale.
I corsi d'acqua navigabili, e in particolare i canali interni,
devono essere completati prima di entrare integralmente in servizio,
e non possono - se non con ingenti difficoltà - adattarsi
gradatamente a traffici crescenti.
Per esempio, la dimensione di una chiusa deve basarsi sulla nave
più grande che ci si attende vi passerà, anche se
soltanto una volta in tutta la sua vita attesa. Soltanto quando
la stazza delle navi che utilizzano il canale è abbastanza
consistente tanto da riempire quasi totalmente la chiusa si raggiunge
l'utilizzo ottimale e si possono recuperare i costi.
Le chiuse nel Grande Canale in Cina sono state progettate per
un vascello di al massimo 2.000dwt, anche se almeno il 90% delle
navi che passano per il canale sono più piccole di 100dwt.
Allo stato attuale delle cose il tempo di recupero supererà
i 20 anni, fintantoché almeno la metà dei veicoli
non supererà i 500dwt.
Il governo dovrà rendere più agevole il ruolo degli
operatori di chiusa, cosicché possano mantenere tariffe
economicamente accettabili almeno nei primi anni di vita.
In tutto il mondo i sistemi di canali navigabili interni raramente
coprono l'intero investimento infrastrutturale ed i costi di manutenzione.
Un fondamento logico comune è, ad esempio, evitare di sovraccaricare
di tariffe gli utenti di trasporto semplicemente perché
è facile fare loro degli addebiti, mentre ottenere pagamenti
da altri beneficiari è meno lineare. Una percentuale di
recupero di circa 40% dagli utenti di trasporto sembra prevalere,
sebbene in alcune province della Cina si tocca il 50%, mentre
in USA ed Europa sono più comuni livelli tra il 25% ed
il 30%.
I governi hanno anche la responsabilità di creare flotte
di navi economicamente competitive. Gli operatori dei canali interni
di navigazione solamente in pochi Paesi e su pochi corsi d'acqua
hanno tentato di investire in navi di grosse dimensioni che potessero
portare i costi unitari sostenibili al di sotto di quelli delle
altre modalità.
In più, la mancanza di adeguate strutture per il carico
e lo scarico, produce il formarsi di lunghi periodi di tempo improduttivi
nei porti, e questo costituisce una penalizzazione ulteriore per
le navi di grosse dimensioni rispetto a quelle più piccole
a maggiore impiego di forza lavoro (labor-intensive).
Il sistema tariffario relativamente semplice della Cina (legato
più al valore del carico che all'utilizzo degli spazi nelle
chiuse), incoraggia l'operatività continua di una moltitudine
di navi di piccole di diverse dimensioni, mentre i canali navigabili
europei hanno fatto in modo che, con una lampante eccezione, le
navi e le chiuse fossero altamente compatibili.
L'ultima generazione di navi container per uso sul Reno massimizza
lo sfruttamento dello spazio disponibile delle chiuse, ma le dimensioni
delle chiuse sul canale recentemente aperto tra il Reno ed il
Meno non permette l'accesso alle navi dal Danubio e costringe
al transhipment delle merci verso navi tedesche delle dimensioni
compatibili col Reno.
In più, la presenza di ponti sul canale rende impossibile
alle navi container a pieno carico l'utilizzo del canale. Ecco
così spiegato l'utilizzo limitato del canale sin dalla
sua apertura nel 1992.
Se si intende accrescere sostanzialmente le dimensioni delle navi,
allora il numero di vascelli operativi dovrà essere ridotto
consistentemente, dato che la domanda globale sta crescendo solo
lentamente, altrimenti si perverrà ad un eccesso di capacità.
Se i livelli tariffari sono determinati dal mercato, il problema
di sopracapacità sarà risolto immediatamente da
solo. Le tariffe scenderanno ad un livello così basso che
copriranno i costi operativi degli operatori efficienti, che otterranno
entrate sufficienti tali da permettere loro nuovi investimenti
in nuove navi.
Si potrà giungere a questo solo se non ci saranno imprese
a partecipazione statale, cosa molto improbabile, e se si farà
affidamento alle forze di mercato. I governi, dalla loro, devono
sostenere i meccanismi di mercato con addizionali incentivi finanziari
e misure regolatorie.
I governi possono anche influenzare le dimensioni delle flotte
in altri modi, come concentrando il carico e lo scarico del carico
su canali in un numero minore di porti più efficienti e
meglio equipaggiati, oppure mutando la struttura tariffaria ed
i sistemi di tariffazione delle infrastrutture.
I governi devono anche prendersi la responsabilità per
la pianificazione futura. Nell'agenda delle pubbliche amministrazioni
un punto prioritario devono essere i collegamenti dei porti fluviali
coll'entroterra, eliminando gli ostacoli principali causanti ritardi
ed accrescenti i costi dell'intera catena logistica intermodale.
Il quadro istituzionale, che in tutta Europa si sta evolvendo
per facilitare il movimento ininterrotto di beni tra Paesi con
differenti regimi legali, costituirà un terreno sperimentale
di base per tutto il resto del mondo. Allo stesso modo, i network
regionali di canali navigabili, su cui operano operatori di trasporto
integrati, possono aiutare lo sviluppo delle catene logistiche
interne.
L'adeguata interazione tra il porto e la sua città, in
termini di requisiti dei network di trasporto, protezione ambientale
e salvaguardia e tutela generali, è un prerequisito per
l'effettivo buon funzionamento dei servizi logistici integrati.
Anche l'accesso veloce e sicuro alle infrastrutture portuali dai
network interni di trasporto è un requisito di base.
I porti fluviali dei Paesi in via di sviluppo stanno seguendo
velocemente l'esempio dei porti interni dell'Europa: Rotterdam,
ad esempio, dove la maggioranza dei containers sono movimentati
da e per il porto attraverso canali piuttosto che sulle strade,
è un modello che molti porti fluviali ad acque profonde
stanno imitando.
Se i governi ricopriranno il loro nuovo ruolo in questa sfera,
i canali navigabili interni, nel prossimo futuro, potrebbero trovarsi
al cuore di un nuovo e più efficiente network distributivo.
(da: Container Management, Novembre-Dicembre 2000)
|