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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 3/2001 - MARZO 2001 |
Trasporto marittimo
L'enigma cabotaggio
Possibili accessi al traffico su cabotaggio del Venezuela sono
stati proposti come valido mezzo per attrarre i proprietari di
navi al registro venezuelano. Le reazioni dei vettori marittimi
esteri sono state molte e diverse.
Il Venezuela si deve classificare come una delle Nazioni più
instabili al mondo. Allora perché mai il Presidente ex
paracadutista, Hugo Chavez, pensa che il suo mercato potrebbe
attrarre compagnie di navigazione e fare in modo che registrino
le loro imbarcazioni presso il Registro Navale venezuelano, sottoponendosi
al regime legislativo di questo Paese?
Non c'è una risposta precisa a questo quesito, ma una ragione
chiave per l'ottimismo presidenziale risiede nel bene preziosissimo
e utilissimo all'export che il Venezuela possiede: il petrolio.
Un altro fattore che potrebbe incoraggiare i proprietari di navi
esteri a cambiare bandiera è anche l'accesso al traffico
di cabotaggio del Paese. I volumi di traffico cabotiero sono modesti
attualmente, ma sono in molti a credere che ci sia un buon potenziale
di crescita.
Chavez tiene molto a trovare delle misure che incoraggeranno le
compagnie a entrare, o rientrare, a fare parte della bandiera
del Venezuela, e così creare fino a 10 mila nuovi posti
di lavoro nel settore marittimo. Recentemente c'è stato
un esodo - dovuto anche al fatto che gran parte di compagnie petrolifere
e di gas sono partecipate dallo Stato attraverso la PDVSA - dalla
bandiera venezuelana a tutto vantaggio del vicino e concorrente
Panama che ha accolto i fuggiaschi a braccia aperte.
Jose Sabatino, avvocato esperto in diritto marittimo e direttore
della Camera di Commercio di Puerto Cabello, che ha avuto anche
parte attiva nel formulare e promulgare le leggi oggi vigenti,
a dichiarato: "Il Presidente vuole una flotta di bandiera
venezuelana forte e intende elaborare una strategia a livello
politico statale per raggiungere questo obiettivo". Di solito
il Presidente riesce ad ottenere quello che vuole, e questo lo
hanno notato anche gli osservatori venezuelani e quelli esteri
incaricati di guardare il Venezuela dall'Ottobre 1998, anno in
cui è salito al potere Hugo Chavez. Ad esempio, la PDVSA
sta riportando sotto la bandiera venezuelana la sua flotta di
21 superpetroliere dal Panama.
Per attirare i proprietari delle navi nel Registro del Venezuela
sono stati tutta una serie di accorgimenti:
- riduzione della tassa di registrazione per il Registro venezuelano
dal 25% del valore della nave all'1%;
- esenzioni di vario tipo: dalla VAT (l'IVA) fino al 75% degli
investimenti fatti per acquistare o effettuare un leasing di nuove
imbarcazioni per un periodo di tre anni;
- nessuna tassa sull'import su navi nuove o noleggiate;
- nessuna tassa doganale sulle navi;
- una riduzione del 50% delle tariffe per rimorchio e ormeggio;
- risparmi sulla benzina di circa il 20%.
Chavez, da populista quale è, ritiene che tutti questi
incentivi aiuteranno il Registro a crescere ed a generare lavoro
genuino e di lunga durata per almeno 54 mila Venezuelani disoccupati
del marittimo. Egli si ricorda bene dei giorni di gloria in cui
il Venezuela aveva il suo attore internazionale per il general
cargo CAVN (Compania Anonima Venezuelana Navegacion).
Come già detto, interessi esteri sono stati attratti dalla
possibilità di sfruttare il cabotaggio venezuelano. Questo
può ancora essere modesto - stime ufficiali individuano
un traffico annuale dagli 8.000 ai 10.000 Teus - ma ha un grosso
potenziale di crescita, dato che commercia con le vicine Colombia
e Brasile.
I rivali Sud Americani Maersk Sealand e il gruppo Hamburg Sud
sono a lungo stati all'erta sul potenziale di servizi operativi
che collegano Colombia, Venezuela e Brasile. La Maersk Sealand,
che ha iniziato a operare in Venezuela nel 1994, ha lanciato un
servizio nell'Ottobre del 2000 (all'origine era solo temporaneo,
ma ora è divenuto fisso) che collega le tre Nazioni Sudamericane.
Il servizio in questione fa scalo a Itajai, Santos, Rio de Janeiro
(tutte località del Brasile), Guanta, La Guaira, Puerto
Cabello (Venezuelani) e Cartagena (Colombia, con opzioni di transhipment
al porto americano di Houston).
La Hamburg Sud e la Maersk Sealand sono state spesso concorrenti
su queste rotte, in particolare per quanto concerne i carichi
di pesce surgelato imbarcati al porto di Guanta destinazione Brasile,
ma da poco i diversi spedizionieri hanno siglato un accordo di
cooperazione preferendo la compagnia di bandiera tedesca.
Fino al Settembre 2000, vettori come Seaboard Marine, Hamburg
Sud (Columbus Line) e Maersk Sealand erano sottoposte a delle
clausole scritte di rinuncia che permettessero loro di trasportare
carichi tra porti del Venezuela. Comunque, ad opera del governo
di Chavez - via Ministero dei Trasporti - questi atti sono stati
revocati l'anno scorso. Ciò ha causato problemi logistici
e di breve periodo per le compagnie che operavano negli specchi
acquei del Venezuela.
La Hamburg Sud si è dovuta sbrigare a trovare una valida
strategia alternativa per assorbire gli effetti del termine della
clausola di rinuncia e come soluzione si è spostata a Curaçao,
nelle Indie Occidentali Olandesi, quale porto alternativo di transhipment.
Spiega un portavoce della Hamburg Sud in Venezuela: "Il governo
del Venezuela è assai nazionalista e le regole sono state
cambiate in modo tale che il cabotaggio possa essere intrapreso
solamente da compagnie di bandiera venezuelana".
Però questa strategia non è stata il massimo dell'efficacia.
Infatti la Hamburg Sud, titolare di marchi quali Columbus Line,
Alianca Navegacao e Logistica e Crowley American Transport, e
molto forte in Sud America, nonché nei traffici Nord-Sud,
adesso non utilizza più Puerto Cabello come scalo a vocazione
di transhipment.
Wilson Roque, general manager per la Hamburg Sud e la Columbus
Line in Venezuela, dice: "Ora effettuiamo transhipment a
Curaçao e non più a Puerto Cabello. In tal modo
il Venezuela ha perso una quota rilevante di affari - 100 containers
la settimana - da quando il Settembre scorso le clausole scrite
di rinuncia sono state abrogate. La strategia ha avuto effetti
negativi sulle autorità. La situazione è simile
a quella verificatasi negli USA con il Jones Act, ma almeno negli
USA i servizi nazionali sono quantomeno buoni e offrono tariffe
ragionevoli".
Qui Roque si riferisce all'ammontare estorto di carico per muovere
il cargo di cabotaggio lungo le coste del Venezuela. Al momento
attuale, la Caboven è l'unica compagnia che muove i containers
tra porti venezuelani. Il vettore movimenta due navi di piccole
dimensioni, la Tijereto e il Pelicano. Le tariffe
della compagnia sono sempre state alte, ma adesso, data la situazione
venutasi a creare di quasi monopolio tutto a suo favore, i prezzi
sono divenuti veramente stratosferici.
Roque, che è anche il vice Presidente servizi del Venezuela
per la Crowley American Transport, dice che le tariffe della Caboven
sono eccessivamente elevate e non ha nessun senso dal punto di
vista economico che la Hamburg Sud le utilizzi. Dice infatti:
"Non capisco come un carico proveniente da Miami destinazione
Venezuela per US$750 possa poi venire a costare US$850 per il
piccolo tragitto da Porto Cabello a Guanta. Questo non ha alcun
senso per me e per la Hamburg Sud, e di certo non ne ha neppure
per i nostri clienti".
Il punto è che la Caboven stabilisce le tariffe che vuole
perché non c'è un regime concorrenziale. Ma ora
sembra che possa cambiare tutto il mercato. Le nuove leggi stanno
tentando di aprire la strada a nuovi concorrenti e si spera che
quest'auspicata futura onda di concorrenza faccia diminuire i
costi per gli spedizionieri.
La legge venezuelana per la Ristrutturazione della Marina Mercantile
(RMM) è stata implementata nel Luglio del 2000, portando
alla creazione la Legge per la Marina Mercantile e la Legge Organica
per gli Specchi Acquei, che però non sono ancora entrate
in pieno vigore. Poi ci sono la Legge per il Commercio Marittimo
e la Legge per i Porti Nazionali (o NPL). Nell'opinione di Sabatino,
queste quattro parti di una legislazione comune sono state programmate
per entrare in vigore nel periodo tra Giugno e Luglio 2001. Sabatino
ha lavorato con un discreto numero di commissioni governative
- accanto ad altri avvocati, ingegneri, marinai, studenti di marittima,
ufficiali del governo, ecc
- e tutti hanno deciso concordemente
di discutere ed emendare la legislazione marittima.
La legge RMM è simile alla brasiliana AFRMM, che eleva
le tasse sull'import per fornire denaro per il rinnovamento del
mercato nazionale marittimo. Per la prima volta, permette anche
una partecipazione estera del 100% in navi di bandiera nazionale.
Mentre le altre due leggi pendenti hanno clausole mirate all'apertura
delle industrie marittime venezuelane alla partecipazione straniera.
Similmente, la Seaboard Marine, che ha perduto la sua clausola
di rinunzia nel Settembre 2000, dice che sta attualmente prendendo
in seria considerazione il cambio di bandiera di una o due sue
navi a favore della venezuelana, per partecipare attivamente al
traffico di cabotaggio del Venezuela. Andrres Urrea, general manager
della Seaboard Marine a Caracas, ha spiegato che la sua compagnia,
che ha il quartier generale a Miami, è uno dei maggiori
attori nella regione caraibica, compresi il Sud America settentrionale
e l'America Centrale.
"Facciamo scalo praticamente ad ogni porto dei Caraibi",
dice. Per fare un esempio, la Seaboard Marine gestisce un servizio
per il Venezuela dalla Colombia. Questa spedizione comporta il
trasporto di numerosi componenti di autovetture, in containers,
per la American Dana Corporation, che è attiva in Venezuela
attraverso la sua sussidiaria Danaven. Secondo il parere di Urrea,
la Seaboard Marine ha operato in Venezuela per oltre 17 anni e
le operazioni di carico e scarico sono sempre state perfette almeno
fino a quando non vi furono svariate dislocazioni causate da agitazioni
alquanto aspre pre-elezioni e la recessione del 1999.
Una volta che i cambiamenti voluti da Chavez sono poi divenuti
attivi, le cose andarono di male in peggio, ma ora Urrea ritiene
che il peggio sia passato e prevede anzi addirittura crescite
del 2,5-3% per l'anno a venire. Un problema rilevante, tra gli
altri, che la Seaboard Marine ha incontrato, è stato la
perdita della clausola di rinuncia sulla bandiera che aveva sulle
sue due portacontainers da 648 Teus operanti da Miami al Venezuela.
La Seaboard Florida e la Seaboard Star hanno perso
le loro clausole nel Settembre 2000 e ciò ha causato perdite
e frammentazione dei servizi di navigazione offerti, nonché
il possesso delle due piccole imbarcazioni della Caboven.
"Eravamo abituati ad avere, fino a sei mesi fa, operazioni
di bandiera venezuelana che ci aiutavano a venire incontro alle
leggi di prenotazione dei cargos", ha spiegato Urrea, "ma
abbiamo dovuto fermare tutto questo perché è diventato
tutto troppo costoso".
Egli spiega che le domande di previdenza sociale erano tali che
per ogni 250 dollari USA pagati ad un marinaio venezuelano se
ne dovevano sborsare altri 250 tutti in tasse, nonché in
svariate assicurazioni sul lavoro e costi di previdenza. C'erano
anche numerosi bonus che dovevano essere pagati periodicamente
ai marinai che "provenivano da compagnie di navigazione in
dissesto allorché era già iniziata la procedura
di liquidazione, siccome essi facevano parte del capitale".
Intervistato alla fine del 2000, Urrea disse che la Seaboard Marine
cercava in tutti i modi di cambiare bandiera alle sue due imbarcazioni
da 648 Teus percorrenti la tratta Miami-Venezuela o di prendere
in gestione una nave di minori dimensioni e operare solamente
da feeder lungo la costa venezuelana. La Seaboard Marine (che
effettua dai 65 ai 70 scali mensilmente in Venezuela) preferirebbe
gestire solamente il servizio di feederaggio. Comunque, questo
potrebbe anche non essere possibile dato che gli uomini dei Ministeri
sono preoccupati piuttosto di proteggere e ridurre il grado di
esposizione internazionale del regime della bandiera del Venezuela
sulle navi che servono il mercato della Florida e di Miami con
particolare attenzione.
(da: Containerisation International, Marzo 2001)
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