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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 3/2001 - MARZO 2001 |
Trasporto intermodale
Il coraggio degli operatori intermodali
Durante la maggior parte dell'anno passato, i vettori intermodali
tra la Gran Bretagna e l'Europa Continentale sono stati letteralmente
circondati da difficoltà ed ostacoli. Ma, parlando direttamente
con gli operatori coinvolti nelle catene di distribuzione di mare
aperto e short-sea, ci si accorge facilmente che gli operatori
intermodali restano convinti che il trasporto combinato a base
ferrovia abbia ancora un futuro prospero.
Gli operatori intermodali a base ferrovia che collegano il Regno
Unito all'Europa Continentale sono stati sottoposti a numerose
difficoltà ed a svariati rallentamenti in tutto l'anno
2000 e nella prima parte del 2001. Ciononostante, essi restano
convinti del fatto che il trasporto ferroviario su base ferroviaria
conquisterà anche un parte ancora maggiore del suo mercato
potenziale. Comunque, molti acquirenti di volumi di merce sono
scettici a proposito.
La frase latina annus horribilis è divenuta di rilevanza
nazionale quando è stata pronunciata addirittura dal Governo
Britannico dopo un anno infelice per la Monarchia di cui è
a capo. E si possono utilizzare esattamente le stesse parole per
descrivere l'esperienza degli operatori intermodali su treni dell'anno
2000 e della prima parte del 2001. Per coloro che si limitano
a convogliare e smistare le merci l'espressione succitata potrebbe
sembrare una mera esagerazione giornalistica, ma gli operatori
dell'intermodalità sono stati costretti a fronteggiare
un insieme di circostanze avverse.
Letteralmente una difficoltà dopo l'altra ha colpito i
vettori offerenti trasporto intermodale attraverso il Canale della
Manica, mettendoli in svantaggio rispetto ai loro naturali concorrenti,
ovvero i trasportatori stradali e i vettori di cabotaggio a corto
raggio. Fluttuazioni nella domanda, gravi sbilanciamenti in favore
dei volumi diretti verso l'interno del Regno Unito, condizioni
meteorologiche estreme, agitazioni industriali in Francia, l'opinione
diffusa tra molti caricatori e spedizionieri che i trasportatori
non intermodali fossero più efficaci del trasporto intermodale
e la situazione caotica delle infrastrutture ferroviarie inglesi
nel tardo 2000/inizio del 2001, tutti questi sono stati fattori
che hanno contribuito al danneggiamento degli operatori intermodali.
Problemi di breve periodo iniziarono nella metà del 2000,
allorché agitazioni industriali in Francia (tutti servizi
intermodali attraverso il Canale della Manica e poi dentro al
territorio francese) produssero come unico risultato la scomparsa
di alcuni treni merci dai programmi aziendali. In seguito vennero
le condizioni meteorologiche avverse, specialmente nell'Italia
Settentrionale alla fine dell'anno passato, che causarono anch'essi
pesanti ripercussioni sulle spedizioni programmate. Ulteriori
danni per il settore intermodale vennero dopo il deragliamento
del treno passeggeri di Hatfield (poco più a Nord di Londra)
nell'Ottobre 2000, che resero necessari riparazioni e riassestamenti
del network ferroviario inglese. Da ultimo, l'accesso all'Euro
Terminal di Willesden ed al distripark di Wembley, entrambi in
area londinese, furono chiusi per lavori di manutenzione nel periodo
Natale 2000-Gennaio 2001.
Comunque, i due principali aggregatori intermodali del Canale
della Manica, l'ACI (Allied Container Intermodal) e la CTL (Combined
Transport Ltd), insistono nel dire che, nonostante le sventure
del network ferroviario inglese abbiano causato distorsioni nelle
loro tabelle orarie, sono riusciti a mantenere i loro servizi
ad un livello di normalità. Commenta il responsabile delle
operazioni della CTL Alan Benton: "Sebbene si sia resa necessaria
una costante riprogrammazione". Benton, con la marketing
executive della ACI Nina Aaltonen, ha enfatizzato che la Railtrack,
proprietaria delle infrastrutture ferroviarie inglesi, ha fatto
notevoli sforzi per riportare il network all'85% della normalità.
Alcune fonti nell'industria ferroviaria suggeriscono che potrebbe
essere Pasqua prima che i lavori di ristrutturazione e completamento
delle linee siano portati a termine.
In generale, si può affermare che il mercato ferroviario
UK-Europa Continentale è in stato di buona salute. Valerie
Crimmin, p.r. ufficiale del Porto di Dover, il primo porto della
Gran Bretagna per movimentazione delle merci su navi da e per
l'Europa Continentale, ci riferisce che il porto ha movimentato
un totale di 1,67 milioni di veicoli merci nel 2000, solo il 3%
in meno rispetto all'anno precedente, il 1999. Questo leggero
decremento può essere attribuibile alla decisione di camionisti
e spedizionieri di spostare il traffico dalle navi merci agli
ESS (Eurotunnel Shuttle Services, l'ex La Shuttle). L'ESS altro
non è che il servizio ferroviario di trasporto veicoli
tra Folkestone e Calais gestito da Eurotunnel, la compagnia di
bandiera del Canale della Manica. Esso consiste in un'unica operazione
di trasporto combinato.
Nonostante le difficoltà di breve periodo fronteggiate
dall'industria intermodale operante da e per la Gran Bretagna,
e quelle di lungo periodo (che verranno trattate in seguito),
la EWS (English Welsh and Scottish Railways), fornitrice di locomotive
di trazione per l'attraversamento del Tunnel della Manica per
aggregatori che ne utilizzano appieno la capacità, ha ottenuto
performances sorprendentemente positive in tutto l'arco dell'anno
2000.
Il portavoce della EWS, Lee West, ha calcolato che la ferrovia
ha trasportato approssimativamente 1 milione e 850 mila tonnellate
di merci attraverso il Tunnel durante tutto il 2000, ottenendo
risultati molto simili a quelli del 1999, ma ben lontani dai 2
milioni di tonnellate del 1998. La ACI ha invece registrato una
crescita del 4% tra Gennaio e Settembre del 2000, se comparato
allo stesso periodo dell'anno precedente. La CTL ha ottenuto crescite
pari all'8% per tutto il 2000, ed è quindi migliorata rispetto
al 1999.
La CTL ha trasportato circa 70 mila containers e swapbodies in
tutto il 2000. Benton evidenzia la notevole crescita di lungo
periodo dell'azienda, che nel 1994, anno di sua costituzione,
ne aveva movimentati solamente 4.000. La ACI, che trasporta anch'essa
un mix di containers e swapbodies, ha movimentato, nell'anno 2000,
l'equivalente di 57 mila Teus.
Problemi quali le carenze del network ferroviario inglese, il
maltempo e gli scioperi in Francia hanno invece rilevanza di lungo
periodo. Infatti possono causare, tra le altre cose, sbilanciamenti
nei volumi, molto spesso dovuti alle quotazioni mutevoli della
Sterlina sull'Euro, con un conseguente indebolimento delle esportazioni
di manifattura britannica in Europa. Comunque, la Sterlina si
è indebolita nella prima parte del 2001, e gli operatori
merci prevedono ottimisticamente un aumento improvviso nei volumi
di traffico dalla Gran Bretagna. James Kelly, marketing manager
della Seawheel, azienda specializzata in trasporti via cabotaggio,
ha rilevato che il traffico in entrata trasportato dalla compagnia
nell'UK è stato in una proporzione di due o tre contro
uno rispetto ai volumi in uscita.
Il fatto che spedizionieri, vettori e caricatori, alla luce di
quanto detto, siano ancora convinti che le performances ottenute
con mezzi su gomma siano ancora superiori ai servizi ferroviari
e intermodali costituisce un problema di non facile soluzione.
Curiose sono le opinioni dei dirigenti di tre di queste compagnie.
Serap Ahmet, dirigente della Eurotraffic, specializzata in traffici
tra UK ed Italia, ha dichiarato che tutti i carichi dell'impresa
si muovono su autoarticolati. Dice: "Il motivo per la nostra
scelta sta nella velocità, nel controllo e nella flessibilità
che i camions offrono, altrimenti non raggiungibile se utilizzassimo
servizi intermodali passanti attraverso il Tunnel della Manica."
L'Eurotraffic dirotta i suoi traffici su traghetti e sull'ESS.
Conclude la Ahmet: "Con i camions possiamo in qualunque momento
scegliere se trasportare con ESS o traghetti, e se fare scalo
in un porto piuttosto che in un altro. Non si può assolutamente
fare con servizi ferroviari intermodali. Per la nostra azienda
il controllo e la flessibilità sono due elementi fondamentali."
Simili commenti fa Keith Waite, un manager di Britannia Freight
Services, e con lui Karl Patridge, responsabile delle vendite
di un'altra impresa di trasporto, la Eurofreight. La sua compagnia
usa servizi intermodali per circa il 20% del suo carico europeo
di merci. Comunque, Patridge rileva come ci siano spesso problemi
con i treni nel Tunnel, e poi i servizi intermodali sono molto
più lenti degli autoarticolati, e tendono ad essere considerati
meno affidabili. Waite ha rincarato la dose, affermando che se
si vuole che l'alta percentuale delle merci che la sua impresa
movimenta venga consegnata da e per il Nord Est dell'Inghilterra,
ha più senso utilizzare i camions che sono instradati da
e per i porti delle coste orientali, come Hull e Immingham.
Rilevando la sempre maggiore fama dell'ESS, Leva ritiene che spedizionieri
e camionisti spesso preferiscono l'elevato livello di controllo
che hanno quando dirigono il loro carico su gomma, con servizi
specializzati di assistenza, "mentre con il servizio intermodale
ferroviario non riescono a sorvegliare costantemente il cargo,
rischiando così di non poter intervenire prontamente al
momento del bisogno". Benton, della CTL, afferma che i servizi
di accompagnamento ai carichi su gomma permettono ai vettori ci
mantenere un controllo continuo e senza soluzione di continuità
dal punto di carico a quello di scarico della merce, ma dice anche
che i treni della CTL sono equipaggiati di sistemi complessi di
tracking&tracing che permettono un monitoraggio lungo tutto
il tracciato. Egli sottolinea poi il vantaggio in termini di economie
di scala e di volumi - fino a quattro tonnellate - dei containers
e degli swapbodies trasportati su treno da e per destinazioni
francesi non internazionali.
Infatti, la Gran Bretagna ha accresciuto il quantitativo trasportabile
per camion permettendo il carico fino a 44 tonnellate, ma dal
1° Febbraio 2001, in linea con i regolamenti dell'Unione
Europea, il limite è stato riportato a 40 tonnellate. I
treni merci invece possono trasportare containers fino a 44 tonnellate.
Ed ecco quindi apparire evidente il vantaggio in termini di economie
di scala del trasporto su treno merci. Non è un caso unico
in Europa, in quanto sussistono tra altri Paesi simili differenziazioni
di peso.
Ci sono ulteriori scelte per vettori e spedizionieri per il trasporto
dalla Gran Bretagna all'Europa Continentale, anche se spesso non
ne si è perfettamente consapevoli. Circa 2 anni fa, la
Freightliner International, in cooperazione con il vettore oceanico
belga Cobelfret Ferries, ha lanciato un servizio combinato di
trasporto containers treno merci-traghetto tra la Gran Bretagna
e Zeebrugge.
Treni giornalieri in partenza da Scozia, Liverpool, Birmingham,
Cardiff e Crewe (e con connessioni da Crewe per tutte le altre
regioni della Gran Bretagna) permettono alle spedizioni, grazie
ai servizi della Cobelfret, di raggiungere anche Purflet. Il servizio
va anche nella direzione opposta e la Freightliner/Cobelfret può
movimentare carichi da Zeebrugge via strada o ferrovia verso tutte
le mete richieste in tutta Europa. Gli utenti del servizio sono
soprattutto vettori oceanici, agenti spedizionieri di compagnie
di navigazione e consolidatori specializzati nel trasporto merci,
piuttosto che caricatori e spedizionieri puri.
Certamente agli spedizionieri è anche molto ben nota la
P&O Ferrymasters. La compagnia dispone di una flotta di 13,6m
di Euro in containers e serve principalmente due rotte: spedizioni
dai porti della costa Nord Est della Gran Bretagna per Rotterdam
e per Zeebrugge, mediante l'utilizzo di mezzi P&O North Sea
Ferries, e spedizioni dai porti delle coste meridionali della
Gran Bretagna destinate allo scalo di Zeebrugge.
Graham Dilly, amministratore delegato della P&O europea settore
carico, ha rivelato che la P&O Ferrymaster ha trasportato
all'incirca 45 mila containers nel 2000, e ha detto che i volumi
sono notevolmente cresciuti tra il 10% e il 15% annualmente dagli
inizi del servizio a metà degli anni '90. Approssimativamente
i due terzi delle spedizioni sono tra la Gran Bretagna e l'Italia.
Anche la Spagna è un altro mercato importante.
Dilliy è più che convinto che il servizio che loro
offrono competa efficacemente con quelli dei trasportatori stradali.
"Noi offriamo tutta una serie di vantaggi notevoli. Uno è
che trasportiamo un sacco di high-technology, prodotti ad elevato
valore aggiunto, come televisori e videos, e gli spedizionieri
di questi prodotti non gradiscono rimorchi a carico laterale o
swapbodies, perché ritengono che questi ultimi garantiscano
un livello troppo basso di sicurezza. I containers invece assicurano
un livello elevato di sicurezza". I clienti della Ferrymasters
sono costituiti principalmente da multinazionali manufattrici
di blue-chips.
La P&O Ferrymasters utilizza soprattutto containers trasportati
in modalità ferrovia tra Zeebrugge e l'Italia, e, dice
Dilly, la ferrovia è molto più veloce e economica
della gomma per questa tratta. Dilly è anche dell'opinione
che la Ferrymasters possa raggiungere un tempo di transito Day
A to Day C sulla tratta Inghilterra meridionale-Italia settentrionale
ed un tempo di transito Day A to Day D dall'Inghilterra settentrionale.
Comunque, Dilly si lamenta del fatto che il servizio dalla ferrovia
nell'Europa Continentale fosse veramente scarso nella seconda
metà del 2000. "Devo dire che è stato un periodo
duro per la rete ferroviaria centroeuropea. Ci sono state da un
lato frane e dall'altro agitazioni industriali. Poi a volte non
c'è stata una buona cooperazione tra le ferrovie nazionali
in Europa, e ciò può aggravare ulteriormente la
situazione". Però Dilly dice, ottimisticamente, che
le ferrovie europee sono consapevoli della necessità, che
oggi si rende più che mai palese, di cambiamento e che
stanno lavorando molto duro per riuscire a fornire un livello
più elevato qualitativamente di servizi.
L'unico trasporto su gomma utilizzato dalla P&O Ferrymasters
è quello utilizzato per posizionare i containers alle loro
rispettive destinazioni in Gran Bretagna, portandoli ai porti
di imbarco e smistando quelli sbarcati, dato che la ferrovia è
considerata troppo dispendiosa, poco conveniente e scarsamente
competitiva. Il vettore ha in passato provato i servizi intermodali
attraverso il Canale della Manica, ma li ha poi respinti, valutandoli
di bassa qualità e poco affidabili. La possibilità
di instradare il traffico attraverso il Canale continua, comunque,
ad essere regolarmente presa in considerazione.
Soprattutto, la P&O Ferrymasters ha un atteggiamento positivo
nei confronti della ferrovia. "Trasportiamo una gran mole
di prodotti chimici e cartacei", ha commentato Dilly, "e
gli spedizionieri di questi prodotti, come molti dei nostri spedizionieri,
sono assai preoccupati di essere e sembrare rispettosi dell'ambiente,
e così supportano l'uso della ferrovia rispetto alla strada
quando è possibile farlo". Dilly crede che la legislazione
europea che permette containers da 44 tonnellate sui camions destinati
alla ferrovia permetterà alla P&O Ferrymasters di sfondare
in nuovi mercati come la Germani meridionale.
C'è un altro parere autorevole a favore del concetto di
intermodalismo su base ferrovia tra la Gran Bretagna e l'Europa
continentale. Lord Tony Berkeley, Presidente del Rail Freight
Group, la lobby che promuove gli interessi dell'industria ferroviaria
in Gran Bretagna, ritiene che "ci siano stati parecchi alti
e bassi nell'industria dei servizi intermodali". D'altro
canto, egli sostiene che "ci sono stati molti successi ottenuti
dall'intermodalità ferroviaria in termini di volumi, in
particolare dai servizi del Nord Italia e da quelli della Unilog
per la Germania attraverso il Belgio".
Dall'altra parte, dice Berkeley: "Pur vero è che,
in generale, i prezzi dei servizi intermodali sono spesso troppo
alti e le ferrovie biasimano l'Eurotunnel per questo e viceversa."
Ma il Lord ritiene anche che la legislazione dell'Unione Europea
stia favorendo in qualche modo l'intermodalismo incoraggiando
la cooperazione tra i network ferroviari nazionali ed assicurando
l'accesso alle reti ferroviarie nazionali a tutti i vettori intermodali
situati in altri Paesi. Inoltre egli dice pure che la congestione
delle strade porrà un attenzione sempre maggiore sulla
ferrovia. Berkeley conclude così: "Nonostante tutti
i problemi esistenti, ho buone speranze che il volume di traffico
trasportato dagli operatori intermodali su base ferrovia raggiungerà
quello delle merci trasportate su gomma, ma condizione necessaria
è che le ferrovie agiscano tutte insieme, unendo le rispettive
forze".
Tabelle edite dalla Eurotunnel indicano una lenta, anche se irregolare,
crescita del trasporto intermodale attraverso il Canale della
Manica. Nel 1995, il primo anno in cui i servizi intermodali si
sono attivati a pieno regime, il tonnellaggio intermodale trasportato
globalmente è stato di 1.349.802 tonnellate. Nel 1998 si
sono poi raggiunte 3.141.438 tonnellate, scivolate a 2.865.251
nel 1999. Nei primi tre quarti del 2000 sono state trasportate
2.210.876 tonnellate, che avevano fatto pensare ad un risultato
simile all'anno precedente, se non fosse che poi le ferrovie inglesi
sono state colpite dagli eventi disastrosi prima citati.
Nel mentre, gli aggregatori ACI e CTL esprimono un cauto ottimismo,
e Benton della CTL predice un continuo aumento dei volumi per
il 2001. Aaltonen svela che la ACI progetta di estendere la usa
gamma di servizi. Ella spiega: "In particolare, ci sarà
più enfasi sui servizi fatti su misura. Ad esempio, quando
un cliente ha molto traffico muoventesi da una certa destinazione
o punto di origine cercheremo di introdurre servizi diretti da
o per quel punto".
Tutti gli operatori coinvolti nel trasporto intermodale tra la
Gran Bretagna e l'Europa Continentale sono convinti che la fortuna
tornerà dalla loro, prima o poi. I compratori di capacità
di carico, specialmente in Gran Bretagna, restano però
sostanzialmente abbastanza ostili alla ferrovia, e sono ancora
molto cauti quando devono decidere di affidare i loro carichi
a questo mezzo di trasporto. Questo atteggiamento è in
linea con un disincanto tutto inglese a livello nazionale nei
confronti della ferrovia post privatizzazione. Ma se le ferrovie
nazionali innalzeranno il livello dei loro servizi a degli standard
più elevati ed accettabili, e se la cooperazione transnazionale
tra network ferroviari diverrà una realtà, l'intermodalismo
potrà guadagnare una parte significativa del mercato ferroviario
UK-Europa Continentale ed essere di nuovo competitivo. Ma la strada
da percorrere sembra ancora lunga.
(da: Containerisation International, Marzo 2001)
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