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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 4/2001 - APRILE 2001 |
Trasporto marittimo
Concorrenza vs. Capacità
Alla fine, la forza lavoro portuale dell'Australia sta lavorando
in modo efficiente, accrescendo l'appetibilità del settore
dello stoccaggio e aprendolo a nuovi attori. Ma la spinta verso
una maggiore concorrenza non produrrà indesiderati sovra-investimenti?
Dopo tutto un terribile periodo di rallentamenti e performances
sempre più deludenti, la produttività dei terminal
containers oceanici nei porti dell'Australia sta mantenendo un
trend di crescita positivo - sebbene i risultati, soprattutto
per gli spedizionieri (all'opposto dei vettori), non giustifichino
ancora i milioni di dollari spesi per la riforma. Ma con un'efficiente
zona portuale, e con imports ed exports in continua crescita,
un nuovo dibattito è iniziato: l'Australia ha bisogno di
ulteriore capacità dei terminals nei porti, di maggiore
concorrenza sulle banchine, di una combinazione delle due cose,
o di nessuna delle due?
Il giornale Waterline, che riporta gli studi trimestrali
del Federal Government's Bureau of Transport Economics (BTE) sulle
performances portuali, ha mostrato come ci siano stati, per la
prima volta dopo tanti anni, miglioramenti consistenti nella produttività
dei terminals.
Riguardo al periodo Settembre-Dicembre 2000, sono stati rilevati
progressi in tutti i principali indici di performance, contestualmente
a maggiori volumi di output ai cinque maggiori porti per traffico
containers: Adelaide, Brisbane, Fremantle, Melbourne e Sydney/Port
Botany. In più, il tasso nazionale di produttività
delle gru per il periodo sopraindicato, riferendosi alla media
dei cinque porti succitati, non è mai stato così
alto, e, soprattutto, ha raggiunto il target pre-concordato da
governo e industriali di 25 movimentazioni all'ora. È molto
al di sopra delle 18,9 movimentazioni l'ora del periodo Dicembre-Marzo
1998. Quest'ultimo era però anche un periodo di agitazioni
in seno ai porti e all'industria, nonché di grandi cambiamenti
nelle politiche aziendali di banchina, con ovvie ripercussioni
sulle performances.
Sebbene il trimestre cominciato a Settembre del 2000 e ora terminato
abbia fatto registrare un calo nel tasso della forza lavoro (produttività
per nave basata sul tempo che i lavoratori a banchina impiegano
al di fuori di essa) rispetto al trimestre precedente, il tasso
nave (produttività per nave quando si lavora sulla nave)
ha toccato vette incredibili, e la disponibilità delle
banchine ha raggiunto quota 95%, il più alto mai registratosi
in precedenza.
Le navi arrivano e partono più velocemente e su di esse
le operazioni sono svolte in modo più veloce che mai -
anche se i volumi di cargo sono cresciuti molto. Secondo le statistiche
elaborate e rese pubbliche nel Febbraio 2001, la Patrick, la P&OP
e la CSX World Terminals (La ex Sea-Land Australia Terminals)
stanno tutte registrando miglioramenti significativi quest'anno.
Comparando l'output in termini di containers su base annuale,
per eliminare le fluttuazioni stagionali, il BTE ha notato che
il throughput totale per i cinque maggiori porti, misurato in
Teus, era di 1,57 milioni per Gennaio-Giugno 2000, mentre nello
stesso periodo per il 1999 era di 1,36 milioni di Teus (+16%),
e lo stesso per Luglio-Dicembre 1999 (+0,3%). Rispetto al periodo
Gennaio-Giugno 1999, il throughput di containers imbarcati misurato
in Teus è aumentato del 13%, con una crescita del 14% per
il comparto imbarchi-importazioni e del 12% per quello imbarchi-esportazioni.
I volumi per la seconda parte dell'anno di ognuno dei due anni
sono sempre ancora più alti.
Confrontando le performances 1999/2000 con quelle del 1998/1999,
il traffico annuale di containers dei cinque porti, in Teus, è
cresciuto del 14% fino a quota 3,14 milioni. Nel quinquennio 1995-2000
l'output dei cinque porti è complessivamente cresciuto
di più del 50% in tutti i principali settori.
Son questi trends che stanno guidando le corporazioni portuali
ad esplorare con urgenza nuove proposte per aumentare la capacità
di movimentazione dei cargos nel porto. Pertanto, porti quali
Melbourne, Brisbane, Newcastle, Sydney/Port Botany, Fremantle/Kwinana,
Port Kembla e anche scali di minori dimensioni di rilevanza puramente
regionale come Bunbury stanno tutti studiando nuovi progetti per
nuovi terminal containers e multipurpose per gli anni a venire.
Ma tutti questi progetti sono veramente necessari? Gli operatori
terminalistici attuali dicono di no - anche perché il loro
interesse è proteggere le loro posizioni da tempo consolidate,
e comunque hanno valide argomentazioni per sostenere la loro posizione.
Maggiori efficienze e ammontari relativamente modesti di investimenti
in nuove tecnologie implicano nuovi e più elevati livelli
di efficienza per i terminal che oggi già operano.
Ad esempio a Melbourne la Patrick e la P&OP's Swanson Dock,
ora con un output totale di circa 400 mila Teus ciascuno, sono
state progettate per maneggiare con facilità da 1 milione
a 1 milione e 500 mila Teus. Le performances attuali sono molto
al di sotto del potenziale installato, ma ci si attende una forte
crescita per gli anni a venire. Le due aziende dicono che dei
nuovi terminals rappresenteranno semplicemente, nel breve e medio-lungo
periodo, una sovra-capitalizzazione, per la quale gli utenti ed
i contribuenti pagherebbero inutilmente. Chris Corrigan della
Patrick ha precisato che, riferendosi alla decisione del Governo
Vittoriano di procedere al rinnovamento del terminal Victoria
di Melbourne con funzionalità multipurpose, già
possiede egli stesso tre banchine di tal genere nel porto ed anche
con una base di utenti ben predefinita non riuscirebbe comunque
a realizzare un buon ritorno dall'investimento.
Accanto alla questione capacità, c'è quella della
concorrenza: con funzioni di stoccaggio dei containers principalmente
nelle mani del duopolio Patrick/P&O Ports alcuni clienti dei
terminals e liberoscambisti di governo e burocrazia non vedono
l'ora di intaccare il potere di mercato dei due attori. Questo
può essere raggiunto, particolarmente nel settore containers,
solo se emergerà un forte concorrente su base nazionale.
Per converso, questo forse accadrà - dati gli ingenti investimenti
richiesti e la necessità di ampi spazi da sfruttare al
meglio - solamente se i governi, attraverso le corporazioni portuali,
forniranno una minima assistenza. Ad esempio, potrebbero dare
sostegno sotto forma di nuovi regolamenti, o concessioni fiscali,
anche per contrastare le manovre di ampliamento del duopolio.
Questo sta accadendo a Melbourne, dove le due imprese stanno elaborando
dei piani per espandersi e rafforzare le loro rispettive posizioni
allo stesso tempo, ridicolizzando anche i tentativi del Governo
Vittoriano e della Melbourne Port Corporation (MPC) di costruire
il Westgate Container Terminal. Pressioni di un terzo operatore
a Fremantle e Sydney sembrano avere fatto un passo indietro, ma
tattiche simili saranno intraprese altrove se necessario.
La Patrick e la P&OP hanno già sconfitto una volta
l'MPC, durante la controversa proposta del 1997 di un consorzio
OOCL/Cosco Pacific di sviluppare un terminal a due banchine al
porto di Appleton. Gli ideatori del progetto lo hanno poi abbandonato
per motivi di mancate intese fiscali con l'amministrazione fiscale
di allora.
Il Ministro Vittoriano per i porti, Candy Broad, dichiarò
all'industria, durante la Port Agenda 2001, che il Governo aveva
ancora l'intenzione di vedere una maggiore concorrenza nei magazzini
di Melbourne, e presto avrebbe chiesto delle opinioni in merito
all'opportunità e agli interessi di Westgate. "Nessuno
di noi vuole ripetere il fiasco del 1997, così verranno
date regole ben definite e molto stringate al progetto Westgate",
ha detto Broad.
"Il Governo vorrà vedere interessi veramente consistenti
del settore privato ed una forte evidenza del fatto che un terzo
operatore apporterà miglioramenti significativi nella fornitura
dei servizi prima che si vada avanti. Questi targets dovranno
essere raggiunti. Dobbiamo, infatti, assicurare che il settore
privato ritenga questo piano di sviluppo fattibile e che gli utenti
portuali ne trarranno beneficio".
Da pochi giorni però la Patrick e la P&OP hanno rinnovato
il loro attacco, e il direttore dei terminals della Patrick Maurice
James ha annunciato un divieto a nuovi investimenti in capitali
della sua compagnia a Melbourne (comunque altre divisioni della
Lang Corp stanno attivamente espandendosi nel porto). Un terzo
stivatore produrrebbe frammentazione ed eccessivi sprechi di capitale,
che incrementerebbero i costi unitari ed il risultato sarebbero
costi più elevati per gli spedizionieri, almeno nell'opinione
di James alla conferenza Intermodal Australia 2001.
Il consolidamento dei vettori oceanici ha prodotto 18-19 servizi
settimanali ai porti dell'Australia due anni fa, contro gli 11
attuali, dice ancora. Solo economie di scala crescenti terrebbero
i costi sempre più crescenti bassi; e mentre l'Australia
stava celebrando la produttività record di 25-30 containers
movimentati l'ora, i clienti di Singapore e Hong Kong stanno adesso
richiedendo una produttività di almeno 100 containers all'ora.
Pertanto gli investimenti sono sì necessari, ma in performances
più elevate, non in capacità addizionale.
James sostiene che mediante l'estensione dello Swanson Dock, la
Patrick potrebbe raggiungere la stessa maggiore capacità
del terzo terminal e opererebbe "a costo capitale dimezzato".
Assieme alla P&OP i volumi target progettati si potranno raggiungere
per il 2015-2020. Nel mentre, con un progetto per un terzo terminal
pendente, la Patrick ridirigerebbe il suo investimento nello sviluppo
del proprio terminal a Port Botany per costruire un'infrastruttura
dell'ultima generazione al costo di 100 milioni di dollari australiani
(52,9 milioni di dollari USA).
L'amministratore delegato della P&OP container handling per
Australia e Nuova Zelanda, Tim Blood, ha dichiarato ala succitata
conferenza che il terminal Westgate semplicemente dirotterebbe
le energie, l'esperienza e il capitale da progetti di più
urgente necessità, quali uno scambio intermodale Swanson-Dynon
e, in maniera più cruciale, l'aumento del pescaggio dei
canali di Melbourne/Port Philip Bay. "Già Melbourne
sta perdendo quote crescenti di traffico per Fremantle come risultato
delle limitazioni correnti", dice Blood. "Il futuro
del porto di Melbourne è costantemente minato da Brisbane,
Sydney, Adelaide e Fremantle, che cercano di enfatizzare sempre
maggiormente le limitazioni dei canali di Melbourne e di rubare
degli affari".
Blood fa anche notare che in aree della catena trasportistica
la concorrenza è sfrenata, in specie trasporto su gomma
da e per i porti, inoltro delle merci e procedure di sdoganamento,
ma apparentemente inefficace. "C'è una spasmodica
attenzione per il duopolio degli stivatori, ma la concorrenza
non è servita a produrre dei risultati efficienti in quelle
che sono considerate le parti più costose e meno convenienti
dal punto di vista finanziario della catena trasportistica",
arguisce.
"Perché gli spedizionieri incorrono in tariffe relativamente
elevate per il trasporto land-based? Noi facciamo affari con oltre
200 imprese diverse di trasporto stradale, già a partire
dal 1990. Abbiamo notato che in questi anni per i top 20 tra queste
aziende non ci sono state razionalizzazioni significative, né
aumenti nelle quote di mercato. Le nostre tariffe, per contro,
sono drasticamente scese negli ultimi 15 anni, come è stato
rigorosamente verificato dalla Australian Competition and Consumer
Commission", asserisce Blood.
Nonostante la consapevolezza percepita che i vettori freneranno
la maggiore concorrenza per i benefici di prezzo che ne conseguirebbero,
il presidente della Australian Chamber of Shipping Alan Brundish
è perplesso. "A meno che lo stesso livello di concorrenza
non sia presente in tutti e tre i porti principali (Brisbane,
Sydney e Melbourne) la concorrenza servirà a ben poco.
Le compagnie di navigazione vogliono che la continuità,
la certezza e la disponibilità di scali di approdo non
provenga dalla scelta di un operatore piuttosto che di un altro
per convenienza".
Brundish dice che con alcuni operatori che ora pressano per avere
dal management dei programmi di navigazione fissi nel tempo, il
prezzo sta diventando meno importante della capienza in termini
assoluti - "e tutto questo limita le compagnie di navigazione
a un servizio di stivaggio particolare". Comunque, la CSXWT
ha due terminals dalle performances eccellenti, ad Adelaide e
Brisbane, ma in quest'ultimo porto c'è poca clientela dato
che non è assicurata continuità sulla rotta Sydney/Melbourne".
La Lang Corporation, partner della Patrick, ha visto salire il
prezzo delle sue azioni da un minimo di A$1,17 (0,62 dollari USA)
durante i contenziosi sulle banchine, al top di A$12,92 (US$6,8)
nei primi giorni di Marzo. La compagnia ha anche annunciato un
aumento del 60% dei profitti operativi, e tutta una serie di acquisizioni
della catena del trasporto, negli ultimi 12 mesi. Un programma
per l'accrescimento del capitale è stato anche studiato.
Crescendo il profitto degli investimenti nello stoccaggio e i
volumi di throughput e dimenticati gli incubi delle passate relazioni
industriali, gli attori globali stanno studiando nuove possibilità
di espansione in Australia. Ora il governo e gli investitori
devono decidere: affidarsi agli operatori esistenti rafforzando
e consolidando il loro duopolio o rischiare in proprio in nuovi
investimenti per sostenere nuovi attori che garantiscano un maggior
livello di concorrenza al mercato? Solo il tempo ci potrà
dire quale strada è stata seguita.
(da: Containerisation International, Aprile 2001)
La EAGLE va verso il mare
La fusione tra Circle International e Eagle USA Air Freight
(EGL) ha prodotto una nuova forza che ha intenzione di espandere
il suo ruolo nel trasporto in mare aperto. Hugh Dunn, vice presidente
della EGL settore operazioni merci oceaniche ha svelato i piani
dell'azienda.
La ex Circle International era un'azienda efficiente e stabile
allorché si è mossa verso il trasporto merci oceanico.
Il trasporto marittimo era effettuato globalmente, e dal primo
Gennaio 2000 al 30 Giugno dello stesso anno aveva prodotto ricavi
per 79,6 milioni di dollari USA. Ma ciò rappresentava un
misero 18% delle entrate totali. Nello stesso periodo il trasporto
merci aereo aveva contribuito ai ricavi per il 63% e il customs
brokerage e le altre attività per il 19%.
La Eagle USA Airfreight, che ha acquisito la Circle nell'Ottobre
del 2000, e ha prodotto un nuovo logo, ovvero EGL (Eagle Global
Logistics), combinando le attività delle due vecchie compagnie,
ricavava, prima della svolta, solamente una quota trascurabile
delle sue entrate complessive dal trasporto oceanico. Costituitasi
nel 1984 a Houston quale caricatore aereo, nel 1999 le entrate
globali della Eagle erano di 595,17 milioni di dollari USA.
Le sue attività principali hanno continuato a essere il
trasporto merci aereo e la fornitura di servizi logistici e di
distribuzione. La Circle mantiene le sue radici a San Francisco,
dove nel 1898 ebbe origine il primo nucleo costitutivo dell'impresa,
la Harper Company, che come attività principale svolgeva
il customs broker. Studi prodotti dalla stessa EGL seguenti alla
svolta hanno mostrato che se la EGL, Circle inclusa, avesse operato
quale entità singola nel trimestre Giugno-Settembre 2000,
il trasporto merci oceanico avrebbe contribuito solo a un 10%
delle entrate complessive (pari a solo 1,47 milioni di dollari),
contro un 79% a carico del trasporto merci aereo e un 11% generato
dal customs brokerage e da altre attività.
Hugh Dunn, vice presidente della sede inglese della EGL settore
operazioni globali oceaniche, ha detto che, oggi come oggi, la
EGL è coinvolta in un traffico oceanico di circa 250.000
Teus l'anno. Il ruolo della EGL è limitato a funzioni amministrative,
come preparare e implementare la documentazione, assicurare le
prenotazioni e pagare le polizze e le tariffe di carico.
La Circle si era già proposta di ampliare le sue quote
di trasporto merci oceanico ancora prima di essere assorbita dalla
EGL. La Francia è stato un mercato a essere puntato decisivamente.
Un obiettivo chiave per Mory Circle (formato dal gruppo francese
Mory e dalla Circle, ora parte della EGL) è stato costruire
un network di servizi LCL da tutte le regioni della Francia, con
base il network nazionale della Mory di Hubs distributivi e collegamenti
lungo la rete di trasporto.
La Mory Circle ha anche seguito per prima la strategia del collegamento
ai database dei clienti domestici per vendere servizi di trasporto
a vocazione internazionale. Essa può accedere al database
di clienti domestici francesi del gruppo Mory per vendere i suoi
servizi LCL e tutti gli altri. Un altro punto chiave della strategia
della Mory Circle è stato capitalizzare le presenze a Marsiglia
del caricatore Giocanti, che era prima parte del gruppo Mory,
ma poi è stato completamente integrato nella EGL, e si
è specializzato in trasporto merci oceanico, con l'accento
sulla regione Mediterranea.
Comunque, nell'opinione di Dunn, la fase iniziale della strategia
della EGL sarà sviluppare una gamma di sevizi internazionali
LCL dagli Stati Uniti. Questi funzioneranno come un'operazione
NVOCC sotto il logo della EGL Ocean Line, compagnia formatasi
dalla ex Circle Logistics Express e dalla Eagle Marine Service.
"La EGL ha già 98 sedi negli Stati Uniti e noi abbiamo
l'intenzione di alleggerire l'intero network nazionale portando
il numero di terminal di origine in cui i clienti possono effettuare
le loro consegne o dai quali noi possiamo raccogliere i cargos
a 40", spiega Dunn.
Ci saranno sei porte per i trasporti verso stati esteri in cui
le consegne verranno consolidate nella FCL, quando non siano già
state assemblate nei terminal d'origine. È chiaro che non
sono ancora stati decisi i luoghi esatti di queste sei porte,
ma saranno certamente tra di esse Atlanta (GA) e Chicago (ILL).
Tutti i servizi saranno "time-defined, combinati a cost-defined".
Dice Dunn: "Questo significa che i tempi di consegna non
saranno garantiti, ma i clienti sapranno in anticipo quali saranno
i parametri di tempo per ogni singola destinazione servita, nel
conteso, chiaramente, dei costi già predefiniti".
Gran parte dell'enfasi messa nella costruzione della EGL Ocean
Line è stata posta nei servizi all'Europa. I containers
saranno convogliati negli scali-porte dell'Europa per poi essere
ridistribuiti e consegnati in gruppi sempre più piccoli,
oppure stoccati in apposite aree di destinazione interne, dove
verranno poi smistate, suddivise e pronte per la consegna. "Il
servizio effettuerà le consegne sotto le Bills of Lading
proprie della EGL Ocean Line da tutte le regioni degli Stati Uniti
per ogni singola parte dell'Europa", afferma Dunn.
Dice altresì: "dobbiamo saper cogliere la grandiosa
opportunità che ci sta offrendo il mercato francese, sia
per l'export che per l'import di traffico LCL". La Spagna
è anche un altro grosso target. L'ammontare totale di traffico
internazionale di tipo LCL dagli USA è di circa 2.000 Teus
all'anno, ma ottimisticamente si prevede che i trasporti per la
Spagna da sola aumenteranno.
Ci sono anche progetti di ampliamento e penetrazione profonda
nel mercato FCL. La Germania forse offrirà delle buone
opportunità, dato che l'ex ufficio marittimo merci della
Circle ad Amburgo ha sviluppato una linea concettuale e innovativa
di management commerciale che le gli permesso di accrescere i
volumi di traffico FCL dal 10% al 15% annualmente. Altre vie chiave
saranno sviluppate per il traffico FCL, tra cui una rotta Germania-Golfo
del Medio Oriente.
Sarà anche promossa una rotta FCL Spagna-Sud America, in
particolare Argentina, Cile e Brasile. "L'idea di base è
che offriremo servizi FCL per tutte queste destinazioni quali
parti di un pacchetto complessivo di servizi ad alto valore aggiunto,
compresi elementi di tipo time-and cost-defined, e come parte
di questi pacchetti metteremo la nostra esperienza e il nostro
know-how sulle condizioni delle rotte e del traffico commerciale
locale. Saranno, in definitiva, completi pacchetti di catena dell'offerta
comprendenti gli FCL", dice Dunn.
Egli ritiene anche che i vettori oceanici non sono ancora pronti
o in grado di offrire un servizio alla pari di questo, ma punta
anche sul fatto che la capacità attuale di caricatori globali
li renda abili di avvantaggiarsi di grandi miglioramenti nella
qualità delle schede di prenotazione e programmazione dei
vettori stessi per garantire un'offerta migliore di servizi time-defined.
Dice Dunn: "Molti vettori oceanici hanno abbandonato, o lo
stanno già facendo, la vendita diretta agli spedizionieri,
lasciando a noi e agli altri caricatori leaders del mercato, l'opportunità
di essere più coinvolti nel mercato FCL".
Attualmente, il 70% del carico merci oceanico complessivo è
movimentato da circa 10 caricatori oceanici in totale, ma sono
attualmente state prese delle misure per ridurre i 10 a 5, con
cui la EGL avrà rapporti diretti e privilegiati di negoziazione
e contrattazione.
Una branca della politica della EGL consiste nella conversione
di alcune categorie di trasporto aereo in trasporto marittimo
oceanico. La EGL ha mostrato che tutto questo può portare
a significative riduzioni di costo, insieme a tempi di transito
door-to-door che qualche volta potranno essere solo un paio di
giorni più lunghi. "La nostra esperienza in questo
proviene principalmente dalle rotte dagli USA all'Europa",
dice Dunn.
Alcuni clienti hanno chiesto alla EGL di lavorare con loro nello
scoprire la fattibilità della conversione aria-oceano,
senza danneggiare l'efficienza della catena dell'offerta e con
effettivi risparmi in termini di costo. Un cliente è l'americano
Bath&Body Works, che produce prodotti per l'igiene personale,
con il quale la EGL ha un contratto triennale di distribuzione
domestica nell'UK.
La EGL sta utilizzando lo hub di Columbus (OH), che è dove
sono localizzati i quartieri generali della Bath&Body Works,
per convertire parte del traffico aereo a traffico oceanico containerizzato.
La manovra, dice Dunn, ha prodotto una riduzione dei costi da
0,80 a 0,14 dollari al chilo, con un aumento dei tempi di consegni
di, al massimo, due o tre giorni.
"Una parte delle spiegazioni per questa strategia sta nel
fato che i tempi di navigazione dei vettori oceanici sono così
veloci e affidabili che possono competere in modo più efficace
con i tempi di transito del trasporto aereo". Aggiunge: "I
tempi del trasporto aereo includono le consegne all'aeroporto,
i tempi di attesa per i voli, il carico e lo scarico, lo sdoganamento.
Tutto ciò può dover richiedere diversi giorni. Gli
import scaricati ai porti europei, invece, possono essere sdoganati
e smistati praticamente in tempo reale".
Il tempo di transito per un carico aereo della Bath&Body Works
in direzione Gran Bretagna era di ben sette giorni. Prima del
cambiamento di strategia, il 75% del traffico dell'azienda in
direzione Gran Bretagna era aereo, mentre solo un 25% trasportato
via mare, ma ci si attende che queste proporzioni vengano rivoluzionate
in futuro. Dunn anticipa che l'introduzione del servizio Fastship,
programmato per iniziare nel 2004 tra Philadelphia e Cherbourg,
produrrà un notevole impatto sul meccanismo di conversione
del trasporto merci dall'aria all'acqua per la rotta USA-Europa.
Un altro cliente nel processo di conversione del trasporto aria-acqua
sulla rotta USA-Europa è il fornitore di materiali per
uffici Pitney Bowes. Anche la House of Fraser, leader nel retailing
in Gran Bretagna, ha chiesto alla EGL di verificare la convenienza
di spostare parte dei traffici cargos dall'aria all'acqua per
la rotta dagli States all'Asia.
Dunn ritiene che una parte simile a quella della Bath&Body
Works possa essere trasferita dal trasporto aereo a quello oceanico.
"Stiamo ottenendo un trasporto point-to-point sempre più
veloce, basato sull'utilizzo dei vettori oceanici, e otteniamo
risultati che prima non sembravano nemmeno possibili". Aggiunge
anche che: "Usando parametri definiti di tempo e costo, i
clienti di questo tipo di trasporto non sono neanche interessati
a sapere quali siano i vettori oceanici utilizzati e si fidano
a lasciare a noi tutta l'organizzazione della spedizione".
Nella continua ricerca di una posizione da leader nel mercato
mondiale del trasporto merci oceanico, la EGL sta attualmente
affrontando una difficile sfida contro attori già affermati
e consolidati come la Kuhne&Nagel, la Panalpina, la Schenkers
e la Danzas, e altri ancora. Allo stesso tempo, il suo concetto
di copertura a tappeto a mezzo di servizi LCL in condizioni di
tempi e costi prestabiliti e di specifiche rotte FCL, affiancati
dalla fornitura di servizi ad alto valore aggiunto, dovrebbero
attrarre sempre più spedizionieri che cerchino un appoggio
crescente al loro management della catena di offerta .da parte
dei fornitori di servizi.
(da: Containerisation International, Aprile 2001)
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