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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 5/2001 - MAGGIO 2001 |
Porti
Il lungo percorso verso il mercato
Un breve sguardo alle evoluzioni del mercato orientale
Virtualmente tutti gli accordi siglati sono già in piena
operatività in vista dell'ingresso del blocco di Paesi
Orientali nel WTO (World Trade Organization) quest'anno.
Beijing è già pronta a tagliare le barriere di tipo
tariffario e non tariffario nei prossimi due anni. L'ingresso
nel WTO porterà dei benefici travolgenti, anche se non
sarà certo l'unico elemento di influenza all'orizzonte.
Secondo un reportage in una rivista economica di rilevanza internazionale,
The Economist, "il governo centrale ha dichiarato
guerra aperta alle economie socialiste, e la volontà di
allontanarsi dalle strade di sviluppo proposte dal socialismo".
Previsioni un po' azzardate di crescita economica in Cina sono
già state fatte. Nonostante ciò, non si può
negare il fatto che il Paese ha da tempo implementato tutta una
serie di riforme di portata molto ampia negli anni Novanta nell'ambito
delle operazioni portuali. La burocrazia è stata semplificata,
e ulteriore deregolamentazione è stata introdotta per ristrutturare
il sistema portuale e ricondurlo a sistemi di partecipazione pubblica
e a funzioni commerciali e amministrative separate.
La containerizzazione è un fenomeno altrettanto importante
per la Cina, che è la terza nazione al mondo per dimensioni
di shipping dopo gli Stati Uniti d'America e il Giappone. Il traffico
sta crescendo a ritmi vertiginosi, con una media del +25% annuo
e con un trend, dagli anni Ottanta, del +368% nei volumi totali
di movimentazioni. Il throughput di containers ha sperimentato
un boom, nonostante le riduzioni di capacità dovute a lavori
di ristrutturazione in alcuni porti.
Shangai è il maggiore porto della nazione per volumi di
traffico, e assorbe il 60% circa dell'import e dell'export.
Con 286 banchine operative, comprese le 93 classe 100.000 dwt,
Shangai è stato portato sotto i buoni auspici della Shangai
United Ports nel 1997. l'organizzazione è stata costituita
per amministrare i terminals container esistenti e per pianificarne
di nuovi nella regione formata da Shangai, Nantong, Ningebo, Jiangsu,
Zhejiang e dalle dieci province dell'hinterland di Yangtse. L'anno
successivo, il 1998, Shangai è entrata a far parte della
classifica dei top ten ports, grazie alla movimentazione di 3,066
milioni di Teus.
La crescita è poi continuata e nel 2000 Shangai ha registrato
un total throughput di 5,61 milioni di Teus.
Nell'Agosto dello scorso anno, la Lloyd Triestino Lt Ursula con
i suoi 5.750 Teus ha deciso di stabilire una banchina fissa al
terminal Jun Gong Lu, divenendo così la maggiore nave container
a fare ciò. Comunque, le navi nel range 5.000-6.000 Teus
creano generalmente dei problemi, dato che il pescaggio del molo
è di soli 8,5 metri, nonostante i continui lavori e sforzi
di dragaggio.
Comunque, i terminals container di Shanghai hanno lavorato per
anni ben al di là della loro capacità installata
(è nella norma in Cina), nonostante i vari trasferimenti
delle operazioni sui containers in atto, come quello che sta avendo
luogo attualmente dal terminal congestionato Zhanghuabang sullo
Huangpu al terminal Waigaoqiao sullo Yangtse, che si spera apporterà
delle migliorie.
"Vogliamo che Shanghai si evolva come centro internazionale
di shipping, trading e finanza alla stregua di Hong Kong e Singapore.
Ma per fare questo con successo, dobbiamo sviluppare delle nuove
opportune infrastrutture portuali per le operazioni con acque
profonde", dice Lu Haihu, dirigente dell'Autorità
Portuale di Shanghai, che ha fondato tutti i terminals container
del porto di Shanghai nel 1993 grazie ad una joint venture con
la Hutchinson Port Holdings di Hong Kong.
Le compagnie di navigazione che stanno sperimentando riduzione
e tagli nei programmi di spedizione e che devono assicurare che
le navi siano le più leggere possibili quando fanno scalo
al porto hanno per lungo tempo temuto che Shanghai sarebbe stata
bypassata da molti vettori se non fossero stati risolti velocemente
i problemi di accesso.
Intervenire ora come ora è un must. L'importanza commerciale,
culturale e politica di Shanghai, come città e come porto,
non può essere trascurata; infatti essa è la tradizionale
finestra dell'entroterra cinese sul mondo.
Cinque nuove banchine saranno prontamente operative a partire
da 2005, e la capacità di throughput totale del porto di
Shanghai sarà di oltre 10 milioni di Teus. Detta capacità
potrà essere raddoppiata allorché il porto di Yangshan
nell'area Shengsi aprirà agli affari tra circa una ventina
d'anni a partire da oggi. Le nuove infrastrutture saranno collegate
a Shanghai attraverso un ponte di 30 km circa.
Si dice che il governo abbia speso 13 miliardi di Euro (circa
12 miliardi di dollari americana) su Yangshan nella speranza che
le infrastrutture ivi presenti diano una mano a Shanghai nelle
aree della logistica, dell'e-commerce, dello shipping e della
costruzione navale. Purtroppo è da rilevare che questi
sono i settori, in Cina e in tutto il resto del mondo, che descrivono
il progetto come una patata bollente a livello politico e vociferano
dubbi sul fatto che le linee di navigazione vorranno pagare degli
extra per utilizzare le strutture locali.
C'è anche una necessità pressante di migliorare
i collegamenti di Shanghai per l'entroterra.
"Abbiamo un network stradale in crescita e continuo miglioramento",
dice Lu, "e comunque il fiume Yangtse resta virtualmente
importante per noi, con il suo 15% di quota di traffico totale
containers. Dall'altro lato i volumi di traffico ferroviario restano
disperatamente bassi".
Si registra un'assenza di linee ferroviarie di banchina e vicine
alla banchina nel terminals containers, e i containers sono costretti
così a essere trasportati via camions, spesso attraverso
strade affollate, verso tutti i principali scali di smistamento
del porto di Shanghai. L'immagine potrà sembrare anche
comica, ma il porto potrà pure averla vinta alla fine sui
suoi concorrenti: ad esempio, Shanghai è indicata quale
possibile rivale di Hong Kong per lo scettro di maggior porto
per il traffico containers al mondo
Shenzhen/Shekou è un altro porto che sta rapidamente attaccando
il primato mondiale di Hong Kong. Durante i primi nove mesi del
2000, la regione portuale formata dagli scali succitati ha accresciuto
il suo output di 2,9 milioni di Teus, facendo registrare una crescita
del 46,2% rispetto ai traffici dell'anno precedente.
Un po' in tutti i porti della Cina sono stati riportati tassi
di crescita di questo livello (gli attori principali includono
Qingdao, Xiamen, Dalian, Ningbo, Fuzhou, Zhuhai, Tianjin e Lianyungang).
Il porto di Guangzhou, per fare un esempio, ha movimentato 1 milione
e 50 mila Teus (+36,1%), e quello di Qingdao 1 milione e 560 mila
Teus (+30,5%).
Lo scalo di Tianjin ha trafficato oltre 1 milione e 700 mila Teus
nel 2000, con un incremento nei volumi di scambio di più
del 30% sul 1999.
Questo porto è da sempre stato il maggiore della Cina Settentrionale
per il traffico da e per l'estero (il più grande per la
Cina Meridionale è Guangzhou), ma è anche divenuto
il maggior porto, sempre per quel settore, di tutta la Cina Occidentale
(in cui non c'è alcuno sbocco sul mare diretto), con l'apertura
di collegamenti ferroviari diretti che lo legano alle grandi città
di Xi'an, Chengdu e Lanzhou.
Un certo numero di banchine, tra nuove e ristrutturate, sarà
reso pienamente operativo nel 2001. le connessioni autostradali
sono migliorate, e gli amministrativi portuali ritengono che si
continuerà a mantenere il trend di crescita di almeno 20%
ogni anno.
L'altra Cina
Il primo porto di Taiwan, Kaohsiung, è il terzo al mondo
per movimentazione di containers, con un output totale di 7.425.832
Teus nel 2000 e un crescita prevista fino a quota 8.100.000 Teus
per il 2001.
Nell'Aprile del 1997 era stato inaugurato come offshore transhipment
centre, che permettesse alle navi di un Paese terzo di navigare
tra Taiwan e la Repubblica Popolare. Il traffico diretto tra le
"due Cine" era stato vietato fin dal 1949, con vantaggio
considerevole per Hong Kong, che era diventata la strada preferenziale
attraverso cui tutte le merci passavano. Come risposta, la Cina
ha aperto due scali - Xiamen e Fuzhou - per collegarsi a Kaohsiung,
ma con permesso per lo shipping diretto solamente per cargos di
transhipment e non domestici.
Chen Ronglong, portavoce del porto di Kaohsiung, ritiene che il
boom di containers in Asia continuerà per almeno un'altra
decade. Con una grande incertezza politica, Taiwan ritiene di
voler partecipare alla WTO da subito dopo l'adesione della Cina,
mentre il Presidente attuale, Chen Shuibian, sembra voler stringere
ulteriormente i legami con l'entroterra e forze crearne anche
di nuovi. Tutte cose che non potrebbero che fare bene a Kaohsiung.
Un quinto terminal containers è stato recentemente completato,
fornito di otto banchine e dotato di una capacità di tre
milioni di Teus (che così accresce la capacità totale
di Kaohsiung di circa dieci milioni di Teus). Due ulteriori terminals
sono in fase di progettazione, dice Chen Ronglong, ma la priorità
fondamentale per i prossimi cinque anni resterà il miglioramento
delle connessioni intermodali.
Vi saranno sicuramente degli effetti collaterali imprevisti conseguenti
all'ingresso della Cina nella WTO che saranno principalmente sentiti
da Hong Kong. Potranno, questi fattori, diventare anche decisivi
nei rapporti del porto stesso con Singapore per quanto concerne
il dominio mondiale nel mercato del traffico containers.
Hong Kong è il principale interlocutore commerciale della
Cina della terraferma, e attualmente lo scalo assorbe oltre il
39% del valore totale degli scambi della Repubblica Popolare;
inoltre, in qualità di intermediario, Hong Kong gestisce
circa il 40% degli imports e degli exports da e per l'entroterra
Cinese.
Vi è incertezza, peraltro, sull'impatto che la crescita
dei terminals containers dei porti nel delta dei fiumi Shenzhen
e Shekou avranno su Hong Kong.
Alcuni ritengono che i porti della Cina usurperanno certamente
il predominio di Hong Kong in pochissimi anni. Le loro motivazioni
spaziano dagli effetti dell'ingresso del Paese nella WTO ai dati
impressionanti di crescita del porto di Shanghai e degli scali
ad esso collegati. È da rilevare poi che gli spedizionieri
mostrano un favore sempre crescente al voler fare affari direttamente
con la Cina al giorno d'oggi.
Altri insistono sul fatto che nessun porto Cinese - neppure Shanghai
- può competere con Hong Kong in termini di network stradale,
frequenza delle linee di navigazione ed esperienza in campo tecnologico.
E nessuno dubita del fatto che Hong Kong crescerà ancora
di più man mano che cresceranno i traffici della Cina.
Come per Shenzhen/Shekou e tutti i piccoli porti della Cina Meridionale,
tutti questi non sono, nell'opinione del governo di Hong Kong,
competitors diretti del porto di Hong Kong. Piuttosto, la loro
esistenza sarà complementare all'espansione di Hong Kong
in qualità di hub regionale. Non si teme pertanto uno spostamento
a breve dei traffici dallo scalo di Hong Kong.
Le sorti di Singapore non sono così chiare, invece. Alcuni
predicono un imminente inversione negativa nelle sorti di Singapore,
in parte a causa del recente spostamento della Maersk Sealand
da Singapore al porto malese di Tanjung Pelpas. Questo "trasloco"
è costato al porto di Singapore all'incirca 1 milione e
500 mila Teus in un anno. Stando così le cose, altri probabilmente
seguiranno l'esempio della Maersk Sealand e si muoveranno al PTP.
Dall'altro lato, un fattore che potrà avere effetti positivi
sul futuro di Singapore ed attrarre nuovi approdi delle navi è
l'abbondanza di raffinerie specializzate che lavorano prodotti
grezzi per il mercato domestico del bunkeraggio. Hong Kong non
possiede questo tipo di equipaggiamento, e deve importare tutti
i combustibili marini. I bunkers portuali sono in genere molto
più costosi di quelli con diretto accesso alle raffinerie
più vicine, come nel caso dei concorrenti del porto.
Comunque sia, non si può ancora dire con certezza chi avrà
la meglio nella guerra tra Hong Kong e Singapore, ma, nell'immediato
futuro, sembra che il porto di Hong Kong conserverà la
sua superiorità e tutti i suoi vantaggi nei confronti della
regione Cinese.
(da: Container Management, Aprile 2001)
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