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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 6/2001 - GIUGNO 2001 |
Porti
Il gruppo di crescita
Quali sono i porti che crescono maggiormente?
In questo articolo si analizza lo stato dei porti in tutto il
mondo.
All'incirca un sessantina di porti in tutto il mondo movimenta
più di un milione di Teus all'anno. Sono scali naturalmente
molto famosi - Hong Kong, Singapore, Pusan, Los Angeles, Long
Beach, Rotterdam, ecc. - e il loro trend di sviluppo è
decisamente orientato a una crescita ancora superiore.
Svariati sono i fattori che hanno contribuito a questa crescita.
Un grande fattore contributivo è la solidità economica
e il livello delle performances, che però spesso risultano
essere assai differenti tra porti anche della stessa regione per
specifici livelli di produttività, capacità o senso
degli affari. La crescita può anche essere stimolata da
proporzioni crescenti di carico containerizzato, come attestano
studi condotti presso molti porti dell'Asia, del Medio Oriente
e del Mediterraneo. dove tutti questi fattori interagiscono e
coincidono, il risultato sarà una crescita impressionante,
come si osserva attualmente in Asia.
Nel 2000, il maggior livello di crescita relativo, riferendosi
ai Teus (tra l'altro oltre un milione) era Tanjung Priok, lo hub
di Jakarta. Con la presa di controllo di un o dei terminal containers
da parte di Hutchison International durante l'anno 2000, e un
conseguente picco negli investimenti, Tanjung Priok ha incominciato
ha fare sentire il suo peso (tra l'altro non indifferente) nella
regione.
Sia che lo scalo sia capace o meno di sostenere questo tipo di
crescita, o che non riesca a perseguire dei risultati allo stesso
livello dei porti concorrenti, in ogni caso la sua abilità
risiederà d'ora nel fornire lo stesso livello di servizi
e business come se niente fosse, indipendentemente dal contesto
socioeconomico, che spesso nella regione è assai instabile.
Altri port operators indonesiani - in particolare nel secondo
porto per importanza di Surubaya - hanno visto scendere drasticamente
i volumi di traffico da quando l'Indonesia sta sperimentando ondate
di violenze etniche, disordini politici e atti di corruzione dichiarati.
La crescita indonesiana riflette, e rischia di restarne pure vittima,
un trend assai comune nel Sud Est Asiatico: la consacrazione di
un sempre maggior numero di porti a vere e proprie alternative
di transhipment.
Port Klang in Malesia è una delle container facilities
che negli ultimi 18 mesi si è portata a livelli di efficienza
superiori, ed è stata ricompensata con una forte crescita
in termini di Teus (+25,7%). Un secondo scalo malesiano, il porto
di Tanjung Pelpas, non ha potuto offrire 12 mesi pieni di operatività
e pertanto è rimasto un po' indietro, ma è il maggior
contendente di Port Klang, con i suoi 418.000 Teus in soli 10
mesi e i 2 milioni di Teus previsti per il 2001, anno in cui si
installerà e diverrà pienamente operativa la Maersk
Sealand.
La Cina avanza
La Maersk Sealand ha lasciato il porto di Singapore e questo è
un forte segnale: i due maggiori porti del mondo non possono più
pretendere di avere delle linee privilegiate di scalo solamente
per il fatto di essere i più grandi porti del mondo. Le
tariffe, il livello dei servizi e l'efficienza sono ormai divenuti
dei punti di forza e delle leve di successo in ogni porto di approdo,
e diventeranno sempre più importanti a mano a mano che
i margini delle compagnie di navigazione saranno sempre più
sotto pressione.
Tanto più che da tempo i volumi di traffico di Singapore
sono bramati e tenuti sotto controllo dai suoi avidi vicini, e,
dal canto suo, anche Hong Kong si è lanciato nell'arena
competitiva, in cui sono presenti concorrenti dai tremendi potenziali
di crescita organica e che non aspettano altro che dirottare su
di sé i traffici di transhipment degli altri scali regionali.
Anche se i porti Cinesi non hanno sperimentato i sorprendenti
balzi in avanti degli Asiatici Sud Orientali, stanno ce4rtamente
intraprendendo il cammino verso il dominio della scena mondiale.
Non hanno i volumi impressionanti di Hong Kong o di Singapore,
ma tre dei top 5 ports al mondo sono nella Repubblica Popolare
Cinese.
Il minore dei tre - ma il leader in termini di crescita - è
il porto Settentrionale di Qingdao, che è cresciuto del
36,4% l'anno scorso ed ha registrato ben oltre 2,1 milioni di
Teus. Shenzhen, il porto di terraferma più prossimo in
termini di distanza fisica a Hong Kong, ha avuto successo nel
sottrarre volumi di traffico al suo dispendioso vicino, e ha toccato
quota 3,993 milioni di Teus, con un incremento sull'anno scorso
del 33,8%.
Il maggiore porto cinese, il Porto di Shanghai, ha movimentato
5,6 milioni di Teus nel 2000, diventando così il quarto
porto al mondo. Il tasso di crescita di Shanghai - 33,8% nel 2000
- è significativo per la sua costanza durante tutto il
passato, nonostante le performances già da record. Infatti
nel 1999 e nel 1998 si erano registrati rispettivamente tassi
di crescita del 37,3% e del 21,7%.
Certo l'importanza di uno scalo non è data solamente dal
volume dei suoi traffici, ma da altri elementi. E in tal senso
si può confermare l'ascesa lenta dei porti della Repubblica
Popolare, che grazie al loro peso hanno fatto deviare tutte le
principali rotte della regione, facendo incrementare il peso del
mercato Cinese. Sono anche cresciuti molto l'import e l'export.
La prossimità di Shenzhen a Hong Kong - unitamente alle
tariffe molto più basse - sta causando perplessità
in merito all'efficienza ormai più che altro leggendaria
di Hong Kong, che sta pian piano perdendo colpi. Anzi molte compagnie
di navigazione stanno abbandonando il porto in questione, che
comunque per adesso resta un nodo chiave per il traffico containers
totale.
La battaglia dei mega-hubs?
Lasciando da parte le dispute Shenzhen-Hong Kong, non si può
non notare che Shanghai, nella Cina Settentrionale, è divenuto
il porto più trafficato a livello nazionale senza dover
ridisegnare le rotte delle navi in modo significativo. Il porto
cinese cresce a un tasso del 33% all'anno, comunque, e, con le
nuove mega-navi all'orizzonte, Shanghai potrebbe essere un valido
competitor dei mega-hubs asiatici settentrionali, mettendo in
difficoltà scali del calibro del Taiwanese Kaohsiung e
del Coreano Pusan.
Un porto che ha legato le sue sorti future all'economia cinese
- e ne sembra particolarmente orgoglioso - è il porto tailandese
di Laem Chabang, che si è dato il nome di "porta d'accesso
all'Indo-Cina". Fondato nel 1991 come alternativa allo scalo
congestionato di Bangkok, l'output dei cinque terminals containers
di Laem Chabang è cresciuto notevolmente nel 2000: fino
al 20% toccando quota 2 milioni e 195 mila Teus. Il guadagno,
nel complesso, è anche più impressionante, dato
che la crescita si è mantenuta su livelli assai alti. Lo
scalo ha infatti registrato un incremento nei traffici del 17,2%
nel 1999 e del 39,2% nel 1998. Non essendoci rivali particolarmente
temibili nella regione in cui il porto opera, e con la prossima
messa in funzione del collegamento ferroviario Cina-Malesia, Laem
Chabang sembra promettere bene anche per il futuro.
Nuovi dati stanno emergendo dagli Stati Uniti e indicano che i
traffici nei settori più maturi del commercio sperimenteranno
un'evoluzione. Senza un boom della containerizzazione che supporti
tutta la crescita, i porti negli Stati Uniti sono lasciati alla
mercé dei flussi di merci movimentate, i quali dirigeranno
gli sviluppi. Fin qui niente di nuovo, ma se tutto questo negli
anni passati non ha causato problemi, adesso potrebbe farne nascere
di nuovi.
È stata già fornita prova di decrementi nel livello
degli imports al porto di Long Beach, che nel Febbraio del 2001
ha registrato un calo nei traffici per la prima volta dopo oltre
un anno. Long Beach, da sempre presente nella top 50 dei porti
mondiali per livello di crescita, è così sceso in
classifica, con un misero +4,4% per l'anno 2000, in cui i Teus
movimentati sono stati 4,6 milioni. Solo due porti americani sono
riusciti a restare nella top 20 dei tassi di crescita di questi
solo uno è costiero.
È lo stesso per Los Angeles. Lo scalo era al sesto posto
nel 1999 con 4 milioni e 879 mila Teus, corrispondenti a una crescita
del 27,4%, generata in parte dall'economia portuale e in parte
dal coinvolgimento nel boom economico nazionale. Sette delle nove
compagnie di navigazione che sono entrate nella California del
Sud nel 1999 hanno scelto Los Angeles, precisa il management portuale.
Nonostante tutto, però, per l'anno passato si sono registrati
tassi di crescita del 5%, alquanto miseri, e il futuro non pare
roseo, anche se sono stati investiti parecchi milioni di dollari
per completare il progetto Pier 400, sul quale compagnie del calibro
di Maersk Sealand hanno già manifestato il loro interesse.
Nello stato costiero di Puerto Rico, il porto di San Juan ha registrato
una crescita del 14,8%, producendo un throughput totale di 2,393
milioni di Teus.
In qualità di scalo di transhipment per i Caraibi, San
Juan ha prosperato molto dall'inizio della sua attività
nel 1992, soprattutto spinto dalle forti esportazioni e dalla
crescita nei servizi di adduzione in direzione dell'America Latina
e delle nazioni caraibiche minori. Inoltre, è destinato
a migliorare ancora per tutta una serie di circostanze favorevoli,
tra cui la sua membership nell'arena delle economie a maggiore
sviluppo mondiale e la favorevole collocazione geografica.
Un altro grande attualmente in fase di recessione è il
Giappone, e non è facile prevedere lo scenario futuro per
questo Paese. Un piccolo porto - quello di Nagoya - è cresciuto
moltissimo (+21%, 1,904 milioni di Teus), mentre gli altri hanno
sperimentato incrementi dei traffici più contenuti: +10,5%
e 2,4 milioni di Teus per Yokohama (appena al di fuori della top
20), e +9,8%, nonché 2,9 milioni di Teus, per Tokyo.
A Taiwan e in Corea, invece, è stata buona la crescita
per l'anno 2000. Pusan ha toccato quota 7,54 milioni di Teus,
con un +17,1%, e Keelung quasi 2 milioni di Teus (con un crescita
di +17,3%).
Due scali australiani sono poi sorprendentemente entrati a far
parte della lega degli scali a maggiore tasso di crescita. Il
porto di Sydney (al quinto posto per il suo +33%) e quello di
Melbourne (diciassettesimo, +14,6%). Entrambi gli scali hanno
beneficiato dell'indotto dei giochi olimpici del 2000, che si
sono svolti a Sydney. Non ci si può aspettare che questi
tassi di crescita vengano mantenuti, e la sfida per i porti australiani,
come per tutta l'economia di quel continente, è quella
di mantenere i livelli di crescita conseguiti.
I trends del Nord
Il throughput totale europeo - in volumi di traffico - è
ancora dominato dal porto di Rotterdam, che per la prima volta
nella sua storia ha registrato, nel 2000, un decremento nelle
movimentazioni dell'1,7%, per un output totale di 6,4 milioni
di Teus. Le quote di mercato e traffici gli sono state sottratte
dai contendenti Bremen/Bremerhaven, Amburgo e Anversa, cresciuti
rispettivamente del 24,4%, del 13,6% e del 13,4%.
Il leader della regione è così divenuto, in termini
di crescita, il porto di Bremen/Bremerhaven (ottavo in classifica),
con i suoi 2 milioni e 712 mila Teus nel 2000. i guadagni possono
essere attribuiti all'espansione di un terzo terminal containers
(CTIII), che sarà ulteriormente migliorato e ingrandito
nei prossimi anni con la fase CTIIIa di sviluppo. Il CTIII ha
già esteso la banchina di 700m, e si è raggiunto
un fronte mare di 3km circa. Il progetto CTIIIa metterà
altri 350m di molo. Nel lungo periodo, si progetta un altro terminal,
CTIV, che sarà completato nel 2010. Tutte queste costruzioni
sono state studiate, dicono i portavoce delle Autorità
Portuali, per fronteggiare la crescita predetta per il 2015, anno
in cui dovrebbe raddoppiarsi l'output.
Il porto di Anversa ha accolto con favore il suo livello di crescita
e lo ha definito degno di grande nota, e ha sottolineato come
l'anno 2000 non solo ha visto il porto rompere la barriera dei
4 milioni di Teus, ma ha anche accelerato gli sviluppi futuri
del porto. Un fattore critico in questa crescita è stato
il dragaggio del fiume Scheldt, che ha permesso allo scalo di
Anversa di sfruttare appieno la sua posizione di rilievo per lo
shipping verso l'entroterra e le attività di distribuzione.
Con il crescere delle dimensioni delle navi containers, ad ogni
modo, il fiume richiederà altri lavori di miglioramento,
notano i portavoce del porto.
Il fiume Elba offre una sfida simile al porto di Amburgo, e anch'esso
è stato sottoposto a pesanti operazioni di dragaggio. All'interno
dei parametri portuali, circa 100 ettari di area spazio containers
sono state creati mediante il riempimento dei bacini esistenti,
e saranno completate anche otto nuove banchine per il 2003 al
fine di assicurare quantomeno il mantenimento dell'attuale tasso
di crescita (13,6%), che verrà intaccato dall'ingresso
delle nuove mega-navi containers che faranno scalo ad Amburgo.
Amburgo cerca di assicurare crescita di lungo periodo mediante
lo sviluppo del suo Altenwerder - un nuovo centro di distribuzione
servito da moli ad alto pescaggio e da un terminal intermodale
ferroviario dedicato - costruito su di un'area di 200 ettari nel
Sud-Ovest del porto.
Influenze globali
Mentre il Nord Europa domina sempre in termini di
output totale, passi avanti nella crescita degli scali del Mediterraneo
mettono in serio pericolo il monopolio dei porti Nordeuropei.
Un porto italiano e tre spagnoli sono entrati nella top 20 mondiale.
Il terminal containers MedCentre di Gioia Tauro,
su cui opera la partner della Eurogate Contship Italia, ha movimentato
2 milioni e 650 mila Teus nell'anno 2000, registrando una crescita
di oltre il 17,7% rispetto al 1999, in cui c'erano stati traffici
per 2 milioni e 250 mila Teus. Ora come ora lo scalo calabrese
domina lo scenario del Mediterraneo, e ha come concorrente solamente
il porto spagnolo di Bahia de Algeciras, che però attualmente
non pone particolari problemi.
Puerto Bahia de Algeciras ha comunque registrato
un incremento nei traffici del 10% sull'output di 1 milione e
800 mila Teus, già rilevante, del 1999, superando la soglia
di 2 milioni di Teus per la prima volta nella sua storia. Questo
traguardo è stato raggiunto grazie anche agli investimenti
infrastrutturali nella banchina di Navio e ad altri interventi
di minor spessore.
La nuova banchina, comunque, è il primo passo
in un programma molto più vasto per alimentare il livello
globale dei traffici ad Algeciras. L'investimento di 180 milioni
di Euro per il piano di sviluppo di Campamento che aggiungerà
un nuovo terminal alle infrastrutture esistenti rientra in questa
logica, come anche l'intervento previsto a Isla Verde, dove la
banchina ivi presente è in fase di estensione e miglioramento,
e si considera pure la possibilità di collocare anche un
secondo terminal pienamente operativo.
Lo steso fervore in tema di costruzioni è
evidente in altri porti spagnoli. Sia lo scalo di Barcellona che
quello di Valencia hanno intrapreso programmi per migliorare i
collegamenti alle infrastrutture di trasporto e per massimizzare
il potenziale verso l'hinterland.
Il porto di Barcellona ha trafficato all'incirca
1 milione e 380 mila Teus nel 2000, con un incremento del 12%
sull'anno precedente. Joaquim Tosas, presidente dell'Autorità
Portuale di Barcellona, si aspetta traffici per 1 milione e 500
mila Teus per la fine dell'anno 2001. questo rappresenterebbe
un piccolo rallentamento del tasso di crescita all'8%, ma sarebbe
allo stesso modo un miglioramento rispetto alle stime dell'Authority.
Infatti questo traguardo non era previsto se non per il 2003.
Anche outputs maggiori sono previsti per il porto
di Barcellona nel prossimo futuro. Il 2001 segna l'inizio di un
piano di espansione ambizioso che produrrà un'espansione
di più del doppio della corrente area portuale.
Per servire questa nuova capacità, una gamma
di nuovi collegamenti infrastrutturali che sapzia da trasporto
aereo, treni ad alta velocità e autostrade sarà
sviluppata per "rendere il porto una piattaforma logistica
di primaria importanza nell'Europa del Sud".
Nell'ambito del suo Delta Plan, l'Autorità
Portuale ha proposto la deviazione del fiume Llobregat, che ha
spostato la foce del fiume a circa due chilometri a Sud per creare
una vasta area logistica.
L'utilizzo non sarebbe di esclusivo terminal containers,
o di sole attività portuali. Il fine ultimo sarebbe quello
di creare una zona logistica integrata comprendente l'espansione
dell'aeroporto di Barcellona, l'autostrada di Llobregat, un network
stradale ammodernato e un nuovo sistema ferroviario che si connetta
al nodo europeo e poi direttamente alle infrastrutture portuali.
Il porto di Valencia, rivale storico nel Mediterraneo
Spagnolo dello scalo di Barcellona, si sta anch'esso muovendo
per rafforzare la propria posizione. Nel 2000 Valencia ha movimentato
1 milione e 308 mila Teus, con un +11,8% sul totale di 1 milione
e 170 mila Teus del 1999. Per il 2001 il porto si attende un altro
incremento nelle attività, con stime di output per 1 milione
e 475 mila Teus.
Il direttore commerciale del porto di Valencia, Antonio
Crespo Riadura, sottolinea che il suo porto ha il terminal container
più nuovo di tutto il Mediterraneo, nato dal South Enlargment
Project del 1999, per il quale sono in progetto ulteriori espansioni.
La rilocazione di un'infrastruttura dedicata al Ro/Ro
al di fuori del terminal container primario (Principe Felice)
permetterà allo scalo di accrescere la sua capacità
da 2 milioni di Teus a tre milioni, liberando ulteriori spazi
per la crescita.
I collegamenti intermodali sono anche importanti
e sotto esame, e l'Autorità Portuale spera di scavare un
tunnel sotto la città per connetter i terminals direttamente
all'autostrada al confine francese A7, e migliorare allo stesso
modo il network delle ferrovie.
(da: Container Management, Maggio 2001)
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