|
CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XIX - Numero 7-8/2001 - LUGLIO/AGOSTO 2001 |
Trasporto intermodale
La perplessità della Svizzera
Gruppi forti di pressione stanno esercitando la loro influenza
nella tranquilla Svizzera. I fornitori e gli utenti dei servizi
merci sono perplessi e non sanno ce alla fine avrà la meglio
il trasporto intermodale o quello stradale su gomma.
Grandi cambiamenti nel modo in cui è tassato e regolamentato
il trasporto terrestre in Svizzera sono avvenuti fino all'inizio
del 2001. Una tassa sui veicoli pesanti (HVF, ovvero Heavy Vehicle
Fee) è ora applicata su tutti i chilometri percorsi in
Svizzera da un camion, ma il precedente limite di 28 tonnellate
lorde è stato elevato a 34 tonnellate, e sarà portato
a 40 tonnellate per il 2005. In più, sono stati introdotti
movimenti veicolari di 40 tonnellate per percorsi limitati già
all'inizio del 2001.
L'industria svizzera del trasporto stradale ha calcolato che la
HVF incrementerà i costi dei camionisti dall'8% al 35%,
a seconda del peso dei singoli veicoli, della distanza che percorrono
e della loro destinazione. Questa previsione è stata confermata
anche da organizzazioni quali la Swiss Freight Forwarding and
Logistics Association, la Swiss Commercial Vehicle Association
ASTAG e da tutti i principali operatori dello shipping che posseggono
anche propri trucks.
Questo costo addizionale sarà chiaramente tutto riversato
sui clienti finali dei servizi di trasporto stradale delle merci.
Allo stesso tempo, la crescita del peso lordo ammesso per veicolo
stimolerà la produttività del trucking. Al momento
attuale, pertanto, c'è ancora molta incertezza sul destino
della strada e, di conseguenza, su quello dell'intermodalità
ferroviaria, che non si sa se riuscirà a carpire nuovi
traffici grazie agli aumenti nei costi della modalità gomma.
Gli operatori del trasporto combinato utilizzano anche la strada
per connettere i terminal ferroviari a spedizionieri e destinatari.
Ma sono all'opera anche forze di lungo periodo. L'introduzione
della HVF, e il progressivo aumento nel peso dei veicoli, è
il risultato di un accordo tra la Svizzera e l'Unione Europea.
L'UE era da molto che spingeva per aumentare il livello di traffico
merci attraverso la Svizzera. Raggiunto un accordo, quest'ultima
si è impegnata a costruire a sue spese una nuova via ferroviaria
di transito alpino (NEAT).
La NEAT comprende la costruzione di due nuovi trafori alpini per
ferrovia abilitati al transito merci, senza alcuna assistenza
finanziaria a livello di UE. I fondi necessari alla realizzazione
delle opere dovrebbero provenire integralmente dalla HVF. Lavori
suoi nuovi trafori alpini, Gottardo e Lotschberg, sono attualmente
in corso. Tutto il traffico di containers e swapbodies che passa
attraverso la Svizzera tra Nord Europa e Italia oggi passa attraverso
gli esistenti trafori di Gottardo e Lotschberg.
Andreas Winkler, intervistato in qualità di economista
della Swiss Freight Forwarding and Logistics Association (sebbene
abbia poi lasciato l'Associazione), ha sottolineato come i lavori
nel tunnel del Gottardo, che creeranno un a nuova strada di 60km,
alzeranno il livello dei servizi di trasporto offerti all'interno
del traforo. "Questo implicherà che i treni che portano
containers e swapbodies saranno in grado di transitare attraverso
il traforo più velocemente di quanto non facciano già
adesso", commenta l'economista, "e questo renderà
il trasporto intermodale un'alternativa assai attraente".
Alla Intercontainer-Interfrigo (ICF), Alan Bennet, manager di
divisione occidentale, così commenta i lavori per ampliare
il Gottardo e permettere il passaggio di carichi high cube: "Ci
sono al momento presente molte restrizioni al passaggio di containers
attraverso Lotschberg, relativamente alla loro misura, di quante
non ve ne siano per il Gottardo".
Egli sottolinea che quando il lavoro sui binari sarà completato
a Lotschberg, la ICF avrà due strade equivalenti per far
transitare i suoi traffici attraverso la Svizzera. Aggiunge: "Questo
è di importanza fondamentale per noi, perché significa
che saremo in grado di utilizzare lo stesso tipo di mix di vagoni,
e di containers, su entrambe le vie". Naturalmente si sta
riferendo direttamente al tunnel di Lotschberg, che sarà
assai potenziato, aggiornato e migliorato dal nuovo progetto che
lo riguarda. Però resta il fatto che la maggior parte del
traffico della ICF è tuttora instradato attraverso il Gottardo.
Nonostante la Svizzera sia una delle Nazioni più piccole
d'Europa (la sua superficie è di soli 41.000 km2),
il traffico in transito è uno dei problemi più
caldi del Paese, non solo a livello di governo federale e di Cantoni,
ma anche a livello di Stati Europei che commerciano con l'Italia.
Tutto il traffico su strada dal Nord al Sud tra Europa Settentrionale
e Italia deve passare attraverso le Alpi, ovvero per Svizzera,
Francia o Austria.
Ma le migliaia di camions che praticano questo tipo di traffici
attraverso le strette valli delle regioni alpine della Svizzera
hanno causato problemi ambientali notevoli, in continuo conflitto
con gli interessi economici. Pertanto, il trasferimento di traffico
merci dalla strada alla ferrovia è di primaria importanza,
e non solo per motivi economici delle industrie del settore dei
trasporti. Ecco il perché della filosofia tutto orientata
all'incoraggiamento dell'intermodalismo del governo svizzero.
Al quartier generale di Basle della Swiss Freight Forwarding and
Logistics Association, Winkler stima che circa il 70% dei containers
in transito attraverso le regioni alpine della Svizzera tra Nord
Europa e Italia si sposta già su ferrovia. Le statistiche
dell'Ufficio Federale di Statistica Svizzero mostrano che nel
1999 il volume totale di containers in transito e quello che può
descriversi come "swing lifts", ovvero traffico combinato
attraverso la Svizzera, è stato di 201.685 unità,
mentre nel 2000 il livello è salito a 287.280.
Dal Sud al Nord, i dati sono simili. 196.802 unità sono
state trasportate nel 1999, e 287.747 nel 2000. in termini di
tonnellaggio globale, 5.894.300 tonnellate sono state trasportate
dal Nord al Sud nel 1999, e 6.692.800 nel 2000. Dal Sud al Nord
invece le tonnellate trasportate sono state 4.256.770 nel 1999,
mentre nel 2000 5.022.030.
La Swiss Freight Forwarding and Logistics Association pensa che
sia probabile che, seguendo gli incrementi nelle capacità
di trasporto dei camions, il volume di merci caricate su gomma
crescerà nei prossimi quattro o cinque anni, e che conseguentemente
salirà anche la quota dell'intermodalismo a base ferroviaria.
La Schweizerische Bundesbahnen (SBB), la società ferroviaria
nazionale, ha portato la sua quota di traffico al 20% circa tra
il 1999 e il 2000, grazie soprattutto a incrementi nei transiti
di traffici. Una fonte della SBB ha convenuto che la crescita
è stata raggiunta nonostante la carenza di conducenti e
locomotive nel network ferroviario svizzero.
Quando intervistato al quartier generale di Basle quest'anno,
Bennett e due suoi colleghi senior, Marcus Schmidle (vendite e
operazioni) e Piet Lamon (coordinatore sviluppo affari) hanno
riferito che per ora l'incremento nel peso dei camions non ha
ancora avuto un impatto sulle quote di traffico trasportato su
strada e su ferrovia. I tre hanno però fatto una chiara
differenziazione tra traffico di puro transito e traffico domestico.
Quest'ultimo consta di exports manufatti in Svizzera e trasportati
ai porti di carico (soprattutto dell'Europa Settentrionale, in
particolare Benelux) e di imports consegnate a imprese all'interno
della Svizzera.
La visione globale era che le nuove misure relative ai camions
avrebbero potuto beneficiare il traffico ferroviario domestico,
ma sarebbero potute diventare problematiche per il traffico di
transito. La nuova tassazione è per chilometri percorsi
in Svizzera in entrambe le direzioni, senza considerare se un
camion è a pieno carico, parzialmente carico o vuoto del
tutto. Conseguentemente, un camionista che trasporta un carico
in una delle due direzioni deve trovare un carico di ritorno se
vuole operare con margini di profitto ragionevoli.
Secondo Bennett, c'è molto più traffico di transito
che la ICF riuscirebbe a carpire con i suoi servizi esistenti
e le sue flotte di vagoni. "Guarderemo al fatto che riusciremo
o no, in futuro, a far viaggiare treni sempre più lunghi
e più pesanti in Svizzera; e, se i percorsi per i treni
saranno limitati, dovremmo valutare se riusciremo a riempire ogni
vagone al massimo". Anche per Bennett è pacifico che
l'incremento nel peso dei camions aumenterà la concorrenza
end-to-end per il traffico di transito.
La ICF ha ottenuto livelli elevati di crescita nei traffici di
transito, intorno al 12%, durante tutto il 2000, soprattutto grazie
all'azione delle sue infrastrutture di servizi QualityNet system.
Il maggior mercato dell'operatore per questo tipo di traffici
è costituito dai flussi di traffico tra i porti del Benelux
e l'Italia. Come hanno fatto notare Bennett e i suoi colleghi,
la crescita registrata nel 2000 si è manifestata dietro
tutto un background di alta concorrenzialità nel mercato
intermodale da e per Rotterdam e Anversa. "Tutti", ormai
è pacifico, "corrono da e per i porti Olandesi e del
Belgio".
Allo stesso tempo, Bennett afferma che la ICF, presi in considerazione
gli aumenti del peso dei camions consentiti dalle nuove regolamentazioni,
resta in una posizione molto forte per quel che riguarda il traffico
tra il mercato domestico della Svizzera e i porti dell'Europa
del Nord ("Senza dimenticare", fa notare Piet Lamon,
"il nostro servizio Superba Express per Genova"). La
ICF ha vista anche accrescersi il suo livello di traffici all'esportazione
da e per porti del Benelux del 16% nel 2000, e sta prendendo piede
la tendenza per alcuni spedizionieri e importatori svizzeri, negli
ultimi mesi, di trasferire le proprie merci dalla strada alla
ferrovia.
La maggior parte delle esportazioni della Svizzera sono originate
dalla parte settentrionale del Paese a più stretto contatto
con la Germania, e il trasporto a mezzo ferrovia dei containers
verso i porti del Nord, mediante l'utilizzo delle strade ai lati
del corridoio del Reno, presenta molti meno problemi del far passare
dei treni merci attraverso le Alpi. La ICF fa passare treni navetta
ad alta frequenza tra Basle e Zurigo, Rotterdam e Anversa. Una
larga parte di essi sono direttamente trasportati, mediante le
navette, dal mercato interno svizzero ai porti e ai vari hub di
smistamento, in tutta la Svizzera.
Questo rende capace la ICF di competere sui tempi di transito
e costi per il trasporto containers da e per i porti del Nord
e virtualmente ogni destinazione in Svizzera su una base di day
A day C. Ma se resta sempre conveniente per la SBB continuare
a servire un vasto numero di hubs o distriparks, oppure no è
ancora da decidere. L'alternativa è il trasporto su gomma,
e lo sfruttamento inevitabile delle concessioni in merito all'incremento
delle misure e dei pesi dei camions.
Di recente, sono stati prodotti diversi reportages e studi sul
tema della congestione stradale della Svizzera e del Gottardo,
e non sono mancate le manifestazioni di protesta. Allora ecco
che l'intermodalità resta l'unica soluzione, al momento,
al problema. Si prevedono pertanto delle spinte all'intermodalità.
Data la crescita dell'intra-trade dell'Unione Europea, e la sempre
crescente necessità di capacità di trasporto, tenendo
costantemente presenti i problemi ambientali, le Autorità
della Svizzera ritengono che sarà necessario un aumento
della capacità ferroviaria attraverso le Alpi svizzere.
(da: Containerisation International, Luglio 2001)
|