Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXX - Numero 29 FEBBRAIO 2012
Trasporto intermodale
I porti secchi: una scelta a valore aggiunto
Si è scritto molto in ordine alle virtù dei porti
secchi ai fini dell'incremento della capacità dei porti
marittimi sotto pressione, alla possibilità di trasportare in
fretta i carichi all'interno con ritardi minimi, all'offerta di
opportunità “verdi” per la filiera delle
forniture ed alla messa a disposizione di hub cruciali al servizio
delle esigenze di importazione/esportazione dei paesi senza sbocco
al mare.
I porti secchi vengono considerati sempre di più come la
chiave per la crescita dei traffici nei paesi in via di sviluppo.
In Etiopia, il governo ha deciso di realizzare quattro nuovi
porti secchi al fine di incrementare i traffici con i paesi vicini e
di stimolare la crescita industriale.
In India, il governo sta valutando l'ipotesi di sottoscrivere un
patto con i paesi vicini per lo sviluppo di porti secchi realizzati
secondo gli standard globali; l'India dispone già di 155
porti secchi, con altri circa 90 in via di sviluppo.
I porti secchi normalmente incorporano attività fisiche
quali il deposito e la riparazione di contenitori, il magazzinaggio,
l'imballaggio ed il re-imballaggio e la distribuzione; peraltro, ciò
che sta diventando sempre più importante è il lato
amministrativo delle operazioni logistiche.
Naturalmente, un contenitore può essere rapidamente
avviato verso l'interno su un treno: ma che cosa succede alle
pratiche amministrative ed in qual modo fattori quali la sicurezza,
le dogane ed i controlli previsti dalla legge possono venire
compresi in una “catena ininterrotta”?
Jason Monios, che rappresenta l'Istituto per la Ricerca sui
Trasporti della Napier University di Edimburgo, partner scozzese del
progetto Dryport finanziato dall'Unione Europea, afferma: “Negli
ultimi anni si sono fatti un sacco di discorsi sull'integrazione dei
porti con l'hinterland, ma a meno che non vi sia un'integrazione
verticale fra il porto e la località interna, o almeno una
qualche sorta di associazione imprenditoriale che abbia la completa
visibilità dei flussi di carico fra di loro, i potenziali
progressi in termini di efficienza resteranno indefiniti”.
Monios sta attualmente elaborando studi dettagliati al riguardo
dopo aver visitato le infrastrutture gestite dallo ECT a Venlo, il
più grande terminal terrestre dei Paesi Bassi, e quelle di
Duisburg, il più grande porto terrestre a livello mondiale.
Quello che il TCT di Venlo ed il DeCeTe di Duisburg hanno in
comune è la concezione di “varco esteso”
elaborata dallo ECT, che offre il passaggio dei contenitori senza
presentazione di documentazione da bordo nave alla località
interna attraverso il porto.
Monios, ricercatore del gruppo di ricerche marittime TRI,
afferma: “A Rotterdam, lo ECT fa pagare alle linee di
navigazione la sosta del contenitore fuori dalla nave sulla catasta,
tempo di deposito compreso.
Essi poi caricheranno il container su treno/chiatta/camion,
includendovi tutti procedimenti amministrativi e la documentazione,
compresa la dogana, se richiesto, ovvero quello che può
essere fatto a Venlo.
Successivamente, il caricatore, lo spedizioniere o la compagnia
di navigazione di linea avranno predisposto il trasporto a seguire;
peraltro, per gli utenti del servizio di varco esteso, lo ECT lo
spedirà per ferrovia o chiatta a Venlo, laddove potrebbe
attendere sulla catasta in deposito per alcuni giorni, per poi
essere messo sul camion del cliente sino alla destinazione finale.
Per un compenso aggiuntivo, lo ECT può anche provvedere
al trasporto camionistico fino alla destinazione finale se
richiesto”.
Nel contempo, lo ECT dispone di un'autorizzazione a considerare
il terminal di Duisburg quale parte integrante del proprio terminal
marittimo dal punto di vista doganale.
“Pertanto, essi possono movimentare i carichi tra di loro
senza documentazione aggiuntiva” afferma Monios.
“Si tratta del loro sistema a “varco esteso”
così come è stato sviluppato a Venlo.
È stato difficile risolvere le questioni doganali per
portare il container in Germania sotto l'autorità delle
dogane olandesi, ma i problemi adesso sono stati risolti.
Di questi contenitori è responsabile lo ECT per tutto il
tempo”.
Felipe Mendana, direttore dei trasporti intermodali presso
l'operatore portuale spagnolo Noatum, afferma che il Puerto Seco de
Coslada, fuori Madrid, è stato progettato sin dall'inizio
allo scopo di fornire servizi a valore aggiunto al settore
contenitori; il fattore amministrativo di questi servizi è
in crescita.
“Il lavoro a valore aggiunto prestato presso lo scalo
marittimo è estremamente costoso; d'altro canto, abbiamo
bisogno di offrire questi servizi alle linee di navigazione, al fine
di fornire loro qualche valore aggiunto, di modo che possano venire
al terminal per ferrovia invece di portare qui il contenitore su un
camion.
Peraltro, la caratteristica comune dei porti secchi è
quella di fornire servizi aggiuntivi che non siano solo materiali ma
anche amministrativi” afferma Mendana.
La Noatum, che dispone di una concessione ventennale inerente
alla gestione del terminal intermodale di Coslada, è
perfettamente consapevole del fatto che il valore aggiunto nel
settore amministrativo induce molti profitti, a suo dire: “Ciò
inoltre dà al cliente la sicurezza di sapere che c'è
qualcuno dall'altra parte, al punto di esportazione/importazione.
Un container in arrivo in Spagna proveniente da fuori Unione
Europea può andare direttamente al Coslada con documenti di
viaggio, per essere aperto, ispezionato ed autorizzato dalle
autorità doganali quando arriva.
Abbiamo un accordo secondo il quale le esportazioni dirette
negli Stati Uniti debbono essere sotto sorveglianza per 24 ore.
Al di là del nostro personale di sorveglianza,
all'interno del terminal c'è la polizia spagnola perché
siamo considerati una zona franca”.
Quando la merce trasportata arriva con i documenti di viaggio,
qualcuno dev'essere “responsabile” della merce nel
tragitto fra il porto marittimo ed il porto secco, sottolinea
Mendana.
“Amministrativamente parlando, si possono avere tutte le
procedure o documentazioni che si vogliono, ma ci dev'essere
qualcuno responsabile dal punto di vista fiscale nella filiera.
Pertanto, noi cerchiamo di fornire al cliente una vetrina unica
per tutte quelle attività”.
Questa è specialmente una soluzione pratica per le
piccole imprese di importazione, che non possono giustificare
l'impiego di una persona a tempo pieno in azienda per le attività
di documentazione e quelle correlate, afferma Mendana.
“Possiamo assumercene noi l'onere al posto loro e
disponiamo di sinergie perché abbiamo i volumi.
Abbiamo molti clienti di piccole e medie imprese che ci lasciano
compiere tutte le attività amministrative per loro conto; ce
ne sono anche alcune più grandi che dispongono di personale
proprio ma hanno bisogno di essere aiutate nei momenti di punta.
Per noi, questa è una parte assai importante
dell'attività”.
L'infrastruttura di Coslada effettua operazioni da hub, in
prossimità della maggiore area di consumo della Spagna, che
si allarga a raggiera sino alle operazioni portuali della Noatum in
tutta la Spagna.
I porti secchi “costituiscono ovviamente la soluzione per
il futuro” afferma Mendana, consentendo agli operatori della
logistica di fare scelte intelligenti e di limitare le emissioni di
anidride carbonica mediante l'utilizzazione della ferrovia, in
questo caso.
“Il deposito è un'altra questione: noi siamo
utilizzati dalle grosse linee di navigazione per il deposito di
contenitori in importazione o esportazione o persino vuoti, perché
esse non dispongono di spazio per tutta la merce trasportata.
Noi ci siamo anche se qualcosa va storto nel corso delle loro
operazioni; le imprese non possono permettersi di gestire 100.000
metri2 di deposito solo nel caso che succeda qualcosa, e così
il porto secco può divenire una sorta di deposito ausiliario
fra lo scalo marittimo ed il magazzino.
In breve, noi assorbiamo gli errori del trasporto stradale e
ferroviario, assorbendo nel contempo la congestione che si verifica
presso lo scalo marittimo”. (da: portstrategy.com,
02.02.2012)
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