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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXI - Numero 31 MAGGIO 2013
STUDI E RICERCHE
GRANDI NAVI, GRANDI PREOCCUPAZIONI PER I PORTI
Secondo l'ultimo rapporto Container Insight della società
di analisi di mercato Drewry, per quanto sembrasse solo una
questione di tempo prima che altri seguissero nuovamente la strada
tracciata dalla Maersk in relazione all'innovazione delle grandi
navi, la recente ordinazione della CSCL conferma che la linea di
tendenza si è stabilmente affermata.
Pertanto, che cosa significa questo per i porti che ci si
aspetta debbano lavorarle?
È il momento di suonare le sirene di allarme, oppure si
tratterà solamente di attività usuali?
La risposta, si legge nel rapporto, non è nettamente in
un senso o nell'altro.
I fattori maggiormente costosi per i porti sono il pescaggio e
la lunghezza delle navi.
Le gru a cavaliere con gli sbracci più lunghi non sono
certo a buon mercato, ma di solito sono molto più semplici da
mettere in funzione rispetto a nuovi ormeggi o ad acque più
profonde.
Non è una coincidenza, quindi, il fatto che le navi da
18.000 TEU in cantiere non siano più lunghe dei 400 metri
delle loro controparti da 15.000 e 16.000 TEU già in
servizio.
Ed è probabile che per la maggior parte degli scali
portuali la varietà di carico significherà che le navi
da 18.000 TEU dovranno effettuare operazioni con pescaggio di non
più di 14-15 metri.
Molto dipende dal peso medio dei carichi e da dove nella
rotazione dei porti saranno localizzati particolari scali.
Sebbene un pescaggio di 14-15 metri sia profondo, persino porti
come Amburgo ed Anversa, che dispongono di un notevole pescaggio e
di limitazioni alla marea in ragione dei loro lunghi corsi d'acqua
fluviali, hanno ancora molto in gioco nella partita delle grandi
navi.
Amburgo, ad esempio, ha già ospitato scali da parte della
classe CMA CGM Marco Polo da 16.000 TEU, mentre Anversa ha
accolto le navi della classe E della Maersk da 15.500 TEU, così
come ha ospitato le navi da 14.000 TEU della MSC.
Certamente, non si tratta di scali tranquilli e flessibili come
accade ad esempio per quelli quasi senza limitazioni al Maasvlakte
di Rotterdam, ma nemmeno sono fuori dal gioco a causa delle
dimensioni.
Tuttavia, le navi da 18.000 TEU stanno diventando più
larghe, di modo che lo sbraccio delle gru è più
critico.
Le navi Triple E da 18.000 TEU ad esempio contengono in
larghezza 23 box, laddove la classe E della Maersk ne contiene 22 e
la CMA CGM Marco Polo 21.
La maggior parte dei porti più importanti situati sulla
rotta Asia-Europa, compresi quelli lontani dalle grandi città
nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e nel subcontinente indiano,
hanno già impiegato grandi gru a cavaliere o hanno intrapreso
passi per farlo, ma solo a livelli diversi.
Anche nel caso peggiore, se un terminal ancora dispone solamente
di uno sbraccio per 20 contenitori, le navi possono essere stivate
di conseguenza, oppure possono essere girate per accostarle alla
banchina dall'altro lato.
In termini puramente fisici, le implicazioni presentate dalle
navi da 18.000 TEU che effettuano operazioni fra l'Asia e l'Europa,
perciò, non saranno diverse da quelle delle grosse navi
odierne.
I porti potranno accoglierle senza problemi oppure i vettori
potranno cercare di eludere le limitazioni.
È improbabile che qualcuno dei principali porti della
tratta Asia-Europa possano ritrovarsi fuori dai giochi semplicemente
per ragioni di capacità fisica.
Tuttavia, le navi da 18.000 TEU presentano altre implicazioni e
non solo in relazione ai porti della direttrice Asia-Europa.
Le navi sempre più grandi metteranno a dura prova la
capacità operativa dei porti, data la richiesta di
lavorazioni più rapide al fine di mantenere i tempi di
produzione.
Il fatto che le navi non stiano diventando più lunghe
rende le cose ancora più difficili perché il semplice
impiego di più gru in proporzione non costituisce un'opzione.
Inoltre, la lavorazione di tali navi non riguarda solo le
prestazioni sulle banchine.
Anche il piazzale ed il retroterra devono essere in grado di
tenersi al passo, capacità intermodale compresa.
Allo stesso tempo, le navi sempre più grandi continuano
altresì ad esercitare pressioni per la costituzione di altre
alleanze e l'avvio di altre collaborazioni al fine di riuscire a
riempirle e, di conseguenza, i porti devono far fronte alla sfida
costituita da una maggiore concentrazione dei volumi.
Infine, ma non da ultimo, ci saranno maggiori sovrapposizioni di
naviglio.
L'impiego delle navi da 18.000 TEU sulla rotta Asia-Europa
significa che un numero maggiore di navi più grandi sarà
ricollocato nelle rotte est-ovest, nei traffici nord-sud ed in
quelli interregionali.
Sono questi i settori in cui è più probabile che
il problema della crescita dimensionale delle navi sarà
avvertito più vivamente dai porti.
L'opinione di Lloydsloadinglist
È improbabile che l'iniziativa della CSCL di seguire la
Maersk Line lungo la strada dei 18.000 TEU sia l'ultima del suo
genere, dal momento che la maggior parte dei vettori sarà
costretta a seguirne l'esempio.
I principali porti, pertanto, dovranno attrezzarsi
conformemente, e non solo per il tragitto bordo-costa.
L'efficienza del varco terminalistico sarà importante
tanto quanto il riuscire ad evitare gli intasamenti, per cui sarà
necessario un uso maggiore dei collegamenti intermodali con la
banchina.
Anche gli altri porti dovranno attrezzarsi per ricevere le navi
da 10.000 TEU che potrebbero essere ribaltate dalla direttrice di
traffico Asia-Europa.
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