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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 30 SETTEMBRE 2016
PORTI
IL TRAGICO GIOCO DELLA BOLLA DEI PORTI E DEL TRASPORTO
MARITTIMO
È abbastanza ovvio che le navi non sono porti.
Peraltro, tutti e due sono affetti da un grave eccesso di
capacità.
Com'è potuto accadere e qual è la cura?
In primo luogo, il settore del trasporto marittimo e dei porti
ha sovrastimato la domanda.
La cosa non sorprende, dal momento che essi hanno ingaggiato gli
stessi consulenti per perorare la causa di ulteriori estensioni di
navi e porti (consulenti che hanno un interesse perché ciò
avvenga, ma questo è un problema che sarà esaminato in
un'altra occasione).
Ciò che sorprende di più è la loro
insistenza nell'andare avanti con l'aggiunta di capacità
quando era chiaro al resto del mondo che l'economia globale era in
crisi.
Le mega-portacontainer sono state costruite dopo l'inizio della
crisi finanziaria.
Anche le espansioni dei mega-porti in Europa settentrionale -
giusto per limitarsi ad un'area - sono avvenute dopo la crisi
economico-finanziaria del 2008: fra gli altri, il Maasvlakte 2 di
Rotterdam, lo JadeWeser Port, il London Gateway.
In secondo luogo, i settori sia dello shipping che dei porti
hanno ignorato il fatto che i concorrenti stavano effettuando
investimenti, creando un serio dilemma del prigioniero.
Quello che potrebbe avere senso per un singolo soggetto,
certamente non sarebbe ragionevole se fatto da tutti i soggetti.
Una mente più cinica lo chiamerebbe un attacco
premeditato.
Una cosa è costituire una riserva strategica di capacità:
questo, per essere pronti per i bei tempi, considerando che si
potrebbe essere in ritardo per trarne pienamente vantaggio se si
comincia a farlo quando i tempi sono migliori.
Ma il gioco strategico più perfido è quello di
creare un eccesso di capacità per spingere i concorrenti
fuori dal mercato.
Dove il trasporto marittimo ha le Triple E, il settore portuale
ha il Maasvlakte 2: entrambi sono all'avanguardia, tutti e due hanno
realizzato una dose fatale di eccesso di capacità che
danneggia i concorrenti.
Una terza ragione è rappresentata dai finanziamenti e dai
soldi facili.
Questo è più ovvio per i porti che ottengono
mutui, garanzie e persino apertamente sovvenzioni per espandersi ed
essere collegati agli hinterland.
Ma anche lo shipping ottiene la sua quota di denaro dei
contribuenti, sotto forma di trattamenti fiscali favorevoli,
esenzioni da pagamenti relativi alla previdenza sociale ed altri
supporti.
In alcuni paesi, il denaro pubblico è stato utilizzato
per realizzare generosi programmi di finanziamento delle navi che
hanno creato direttamente una bolla navale.
Il risultato è la rovina del capitale.
Le navi non vengono usate, i porti non vengono usati, e così
tanti saluti ai vantaggiosi ritorni sugli investimenti.
I costi di opportunità correlati alla bolla portuale sono
probabilmente più alti di quelli per le navi, dal momento che
essi non solo si riferiscono al patrimonio delle infrastrutture
portuali, ma anche allo spazio, uno dei beni più
scarseggianti nelle città, che sono ancora i posti in cui la
maggior parte degli scali sono situati. Le navi vengono bloccate - e
pertanto messe da parte per il momento - o demolite.
L'equivalente portuale delle navi bloccate sono i terminal vuoti
e la loro versione della demolizione è lo sviluppo del fronte
del porto.
Quale che sia la forma, quali che siano le specifiche, si
raccoglie quello che si è seminato: la morte per eccesso di
capacità.
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