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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXIV - Numero 31 DICEMBRE 2016
TRASPORTI ED AMBIENTE
LA INTERNATIONAL CHAMBER OF SHIPPING ATTACCA IL PIANO DELLO
SCAMBIO DI EMISSIONI DELL'UNIONE EUROPEA
La ICS (International Chamber Of Shipping), un'associazione di
categoria degli armatori di tutto il mondo, ha affermato che la
proposta della Commissione per l'Ambiente del Parlamento Europeo
finalizzata ad integrare il trasporto marittimo internazionale nel
sistema di scambio dell'anidride carbonica dell'Unione Europea
radicalizzerà ed impedirà le attuali discussioni in
ordine alle ulteriori misure per la riduzione della CO2 in atto
presso l'IMO (International Maritime Organization).
Simon Bennett, direttore politiche e relazioni esterne della
ICS, ha dichiarato che i paesi esterni all'Unione Europea saranno
delusi ed assai preoccupati da un voto favorevole della Commissione.
"In assenza di un sistema analogo operativo ai sensi delle
regole dell'IMO, si dovrebbe tener conto delle emissioni di CO2 nei
porti dell'Unione Europea e nel corso dei viaggi da e per i
medesimi" ha affermato il Parlamento in un comunicato stampa.
I membri del Parlamento hanno dichiarato di "proporre
l'istituzione di un fondo per compensare le emissioni marittime,
migliorare l'efficienza energetica, agevolare gli investimenti in
tecnologie innovative e ridurre le emissioni di CO2 derivanti dal
settore.
I proventi delle gare per la concessione di licenze nel settore
dell'aviazione sarebbero utilizzati per le iniziative sul clima
nell'Unione Europea e nei paesi terzi".
Bennett ha dichiarato che l'iniziativa fa seguito all'adozione
da parte dell'IMO di un esaustivo piano di azione solo poche
settimane fa.
"Speriamo che i governi dell'Unione Europea e la
Commissione Europea comprenderanno e riconosceranno che le minacce
ai propri partner commerciali non serviranno allo sviluppo di una
soluzione a livello globale, che sia loro sia il settore del
trasporto marittimo desiderano e di cui hanno bisogno" ha
detto.
Inoltre, Bennett sostiene che l'ICS "confida che gli stati
membri dell'IMO, la maggior parte dei quali sono paesi in via di
sviluppo, adotteranno nel 2018 la strategia di riduzione della CO2
che includerà ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 e lo
sviluppo di un meccanismo di adeguamento.
Ma le minacce di un'azione unilaterale da parte dell'Unione
Europea non saranno di nessun aiuto per questo complesso processo".
L'ICS ha dichiarato che lo scambio di emissioni non è
appropriato per il trasporto marittimo internazionale, essendo esso
costituito per lo più da piccole-medie imprese che
normalmente effettuano operazioni con meno di 10 navi.
Lo scambio di emissioni è stato principalmente sviluppato
a detta dell'ICS per settori quali la produzione di elettricità
e la produzione di cemento ed acciaio.
Bennett afferma che lo ETS (il sistema di scambio di emissioni
dell'Unione Europea) "è stato un assoluto fallimento.
La sua applicazione unilaterale al trasporto marittimo globale
creerebbe una distorsione del mercato, generando nel contempo
dispute con la Cina ed altri paesi asiatici, come avvenne quando
l'Unione Europea tentò senza successo di imporre il proprio
ETS all'aviazione internazionale".
L'ICS sostiene che la sua posizione è "che se gli
stati membri dell'IMO dovessero decidere di applicare una misura
basata sul mercato per la riduzione della CO2 al trasporto marittimo
internazionale, la preferenza del settore sarebbe per un'imposta sul
carburante a livello mondiale".
Inoltre, l'ICS afferma che il settore marittimo accetta
completamente la responsabilità in ordine alla riduzione
della propria CO2, partendo dalla riduzione del 10% già
conseguita dal settore nel corso dell'ultimo periodo quinquennale
per il quale sono disponibili i dati dell'IMO (2007-2012).
Tuttavia, l'ICS asserisce che se l'IMO dovesse decidere di
sviluppare un'imposta sul carburante, ciò richiederebbe il
pieno supporto dei paesi in via di sviluppo, che sono preoccupati
riguardo al potenziale impatto sui traffici e sullo sviluppo
economico.
"Anche se le misure basate sul mercato fossero ritenute
necessarie per conseguire gli obiettivi che l'IMO stabilisce per il
settore, minacciare i partner non appartenenti all'Unione Europea di
azioni unilaterali non li aiuterebbe a superare le loro legittime
preoccupazioni" dichiara Bennett.
"Il solo forum nel quale dovrebbe svolgersi questo
dibattito è quello dell'IMO".
L'ICS ha detto di "stare lavorando a stretto contatto con
la ECSA (European Community Shipowners' Associations) al fine di
persuadere la sessione plenaria del Parlamento Europeo, così
come gli stati membri dell'Unione Europea, a respingere il rapporto
della Commissione per l'Ambiente del Parlamento medesimo.
Ci si aspetta che la sessione plenaria del Parlamento Europeo
voti il rapporto della commissione all'inizio del 2017".
Bryan Wood-Thomas, vice presidente della politica ambientale del
WSC (World Shipping Council), la principale associazione di
categoria del settore della navigazione di linea, ha dichiarato che
i particolari del piano europeo non dovrebbero essere definiti per
un po' di tempo.
"Potrebbero adottare qualcosa, ma non è chiaro di
che cosa si tratti esattamente ma non scatterà fino al 2021"
afferma.
"La normativa sarà messa ai voti in sessione
plenaria a febbraio" ha dichiarato il Parlamento Europeo in un
comunicato stampa.
"Il Parlamento, il Consiglio e la Commissione daranno
quindi il via alle trattative a tre".
Wood-Thomas ha detto che se l'IMO dovesse intraprendere qualche
iniziativa globale accattabile dal Parlamento Europeo, allora la
proposta espressa il 15 dicembre potrebbe non essere portata avanti.
Tuttavia, ha detto, "se il Parlamento Europeo e gli organi
legislativi dovessero davvero metterla in atto, riteniamo che quello
che probabilmente faranno sarà realizzare una struttura
tecnica nell'ambito della quale si possa partecipare al sistema di
scambio delle emissioni, ma la renderebbero così onerosa da
fare in modo che naturalmente si finisca per scegliere la loro
seconda opzione, la quale consiste nel versare soldi in un fondo".
Una complicazione, ha detto, consiste nel fatto che ci sono
indicazioni secondo cui il sistema proposto potrebbe includere le
emissioni che non sono davvero limitate all'Europa.
Oltre a comprendere le navi attive nei traffici della sola
Europa, secondo Wood-Thomas esistono indicazioni per cui potrebbero
esservi incluse le emissioni dell'ultimo viaggio di una nave in
Europa e del suo primo viaggio in uscita dall'Europa.
Quella infatti potrebbe essere una tratta molto breve: un rapido
salto attraverso il Mediterraneo da Marsiglia a Tangeri o, in
seguito alla Brexit, attraverso il Mare del Nord da Rotterdam a
Londra.
Oppure potrebbe essere una tratta molto lunga, che si estende da
Rotterdam per tornare sino a Singapore o Shanghai.
Wood-Thomas sostiene che realizzare un sistema per lo scambio
delle emissioni su scala globale potrebbe essere molto difficile.
Anche se l'ICS ha suggerito una tassa sul carburante, a suo dire
"occorre una serie di meccanismi o azioni che realmente
comportino riduzioni delle emissioni nella flotta mondiale.
Se si raccoglie denaro, si emette un assegno e lo si invia al di
fuori del settore, non si realizza nulla".
Inoltre, Wood-Thomas afferma che il settore già presenta
un forte incentivo a ridurre l'uso del carburante, e quindi le
emissioni di carbonio, a causa delle enormi perdite in cui stanno
incorrendo la maggior parte degli armatori.
Quell'incentivo diventerà terribilmente più forte
nel 2020 quando il quantitativo consentito di zolfo nel carburante
che le navi utilizzano globalmente sarà ridotto dal 3,5% allo
0,5%.
Il limite dello zolfo nel carburante è già
inferiore in alcune Aree di Controllo delle Emissioni, come quella
lungo la linea costiera degli Stati Uniti e del Canada.
Ci si aspetta che ciò comporti un sensibile incremento
dei costi del carburante.
Il WSC ha dichiarato che "il costo di questo limite globale
è stimato dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico) fra i 5 ed i 30 miliardi di costi aggiuntivi di
carburante".
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