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Il ministro dei Trasporti e della Navigazione, Tiziano Treu, insieme con i ministri dei Lavori pubblici, Enrico Micheli, e dell'Ambiente, Edo Ronchi, ha presentato oggi il nuovo Piano Generale dei Trasporti, a conclusione della prima fase dei lavori svolti dal gruppo di esperti composto da personalità accademiche italiane e straniere (Francia, Germania ed Inghilterra), e dai tecnici dei tre dicasteri.
Si tratta, come ha ricordato lo stesso Treu, di una bozza e non della "Bibbia dei Trasporti": il documento è stato predisposto anche con il contributo delle associazioni di categoria, delle parti sociali e degli operatori economici, ed è stato inviato al Parlamento per il necessario esame preliminare. Il primo dibattito a Montecitorio è previsto per la prossima settimana.
Le linee di sviluppo dei sistemi di trasporto italiani, tracciate dal documento, non passano più per un semplice potenziamento delle infrastrutture: "mentre il precedente piano del 1986 - sottolinea una nota del ministero - puntava in particolare alla realizzazione di nuove opere pubbliche, il nuovo piano considera queste ultime soltanto un aspetto del problema complessivo della mobilità di merci e passeggeri. Si punta soprattutto ad interventi per aumentare l'efficienza del settore, concentrando l'attenzione sui processi di privatizzazione e liberalizzazione dei mercati. Da settore protetto i trasporti dovranno divenire un mercato aperto e concorrenziale, con clienti - e non più soltanto utenti - che pagano prezzi di mercato in cambio di un servizio che dovrà essere di qualità".
La strategia del piano è basata sull'ottimizzazione e l'integrazione delle risorse: "per gli obiettivi di carattere economico - spiega il ministero - si promuove l'integrazione delle reti stradale, ferroviaria, marittima ed aerea ai fini della creazione di un sistema integrato nazionale per il trasporto di uomini e merci, che assicuri collegamenti coordinati ed efficienti tra le grandi aree nazionali ed europee.. Non più dunque opere pubbliche e investimenti decisi in base a logiche aziendali, settoriali o di interesse locale, ma una visione unitaria e strategica della spesa pubblica e privata, nel quadro delle compatibilità finanziarie decise dal Parlamento".
Il piano prevede che il sistema debba essere sostenuto da una rete logistica - oggi a livelli precari - adeguata agli standard europei, per accrescere l'efficienza, contribuire alla maggior competitività dell'apparato produttivo nazionale, riequilibrare la scelta tra le diverse modalità di trasporto, oggi abnormemente sbilanciata a favore della via stradale, contribuire al decongestionamento dei punti critici di traffico e quindi anche alla maggior sicurezza e alla riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico.
Per quanto riguarda la mobilità nelle aree urbane, il piano prevede anche un cambiamento dell'atteggiamento dello Stato, con il passaggio dall'attuale finanziamento alle singole infrastrutture, al finanziamento di sistemi integrati e complessivi della mobilità di uomini e merci.
Il ministero ricorda inoltre che in tema di sicurezza e ambiente l'Italia ha vincolanti impegni in sede internazionale: "per abbattere le emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera e per ridurre del 40 per cento in un decennio in numero degli incidenti è necessario un impegno globale e articolato che permetta di intervenire in tutte le fasi: dalla progettazione alla costruzione e alla manutenzione delle opere pubbliche; nella immissione di nuove tecnologie innovative per i dispositivi di sicurezza, il controllo, la prevenzione, le politiche tariffarie; forte rigore nell'applicazione delle norme di legge; incentivi al rinnovamento industriale e del parco mezzi circolante; manovre fiscali e tariffarie selettive onde incentivare e disincentivare l'uso dei mezzi in funzione di flussi di traffico ottimizzati". Il ministero prevede che per perseguire questi obiettivi si renda necessaria la predisposizione di un Piano nazionale per la sicurezza con una dotazione di 2.500 miliardi di lire l'anno.
Oltre alla promozione dell'innovazione tecnologica, lo sviluppo del settore trasportistico italiano dovrà essere accompagnato, secondo il ministero, da "un cambiamento complessivo delle strutture di mercato e degli strumenti di regolazione e finanziamento pubblico, a seguito anche degli indirizzi europei di eliminazione degli ostacoli alla concorrenza. Privatizzazioni e liberalizzazione devono essere realizzati nel modo più funzionale possibile agli interessi nazionali, con nuove regole laddove l'abolizione dei monopoli pubblici rischi di favorire rendite per nuovi operatori privati senza benefici in termini di servizio. Si pone poi un forte accento sull'esigenza di un effettivi miglioramento della qualità dei servizi per correggere le attuali scelte individuali e orientare all'uso dei servizi di trasporto collettivo, le cui tariffe dovranno gradualmente essere rapportate sia ai costi sia ai livelli qualitativi offerti. Una qualità derivante dal comfort, dall'assistenza, dalla certezza degli spostamenti, dalla completezza intermodale e dal flusso di informazioni, coerentemente con le direttive già fissate con la Carte dei servizi". |
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